Politica
September 17 2021
Basta, davvero. Basta. La lettera che ieri Silvio Berlusconi ha inviato ai giudici impegnati nel processo cosiddetto Ruby-Ter in cui di fatto annuncia di sottrarsi alle perizie mediche e psichiatriche richieste dai pm ritenendole (a ragione) offensive per la sua persona e la sua storia, ci racconta ancora una volta la triste ed imbarazzante situazione della nostra Giustizia.
Uno dei tre poteri che regolano il nostro Paese e che sta attraversando forse il periodo più complicato della sua storia, di sicuro quello a più scarsa credibilità agli occhi dei cittadini.
Gli scandali nel Cdm sono ormai all'ordine del giorno, la loggia Ungheria, le azioni di Davigo, Greco (procuratore capo di Milano) contro Davigo e Davigo contro l'ex amico all'epoca di Mani Pulite, sono solo l'ultimo capitolo di un libro le cui pagine sono ormai innumerevoli.
Una Giustizia che, se chiedete in giro, fa paura alla gente. Paura. Perché quando finisci nelle sue maglie sai quando entri, non quando esci. E soprattutto non sai come ne esci.
In tutto questo disastro totale è chiaro come uno dei principali problemi per molti magistrati sparsi in varie procure del Paese sia far la guerra a Silvio Berlusconi. Un politico evidentemente perseguitato dal momento cui ha deciso di scendere in politica. Cosa che oggi tutti, compresi alcuni avversari della sinistra per molti anni negazionismi, condividono: un perseguitato.
Ma ieri davvero si è toccato il fondo. Stiamo parlando di un 84enne che ha lasciato, piaccia o no, un segno indelebile negli ultimi 50 anni di questo paese nel mondo politico, imprenditoriale, sportivo. Se Berlusconi si merita oggi una perizia psichiatrica, signori, prendiamo il numero come per le vaccinazioni e mettiamoci tutti in fila.
È evidente che Berlusconi a questo, ennesimo, processo non voglia partecipare. Arrivare a tanto per screditarlo e basta (il processo infatti proseguirà senza di lui, fino alla sentenza. Mica sparisce nel nulla) però è davvero troppo.
Ovviamente per qualcuno, sempre quelli, sempre di meno, tutto questo è giusto e sacrosanto perché «la giustizia è uguale per tutti».
Ma dove? Ma quando?
Le cronache di questa settimana ci hanno raccontato la vicenda di un marocchino che 11 anni fa investì ed uccise 8 ciclisti viaggiando sotto effetto di droghe e senza patente. Bene la giustizia per questo pluriomicida è stata forse fin troppo tenera dato che due giorni fa lo stesso si è schiantato contro un albero mentre guidava la sua auto uccidendo la persona che viaggiava accanto a lui. I controlli hanno dimostrato che anche questa volta il marocchino era alla guida sotto l'effetto di sostanze stupefacenti.
Lasciate in pace Berlusconi, condannatelo se avete le prove, assolvetelo se non le avete. Ma i problemi della giustizia sono lontani da Arcore, molto lontani. E sarebbe anche ora di risolverli.