Economia
September 16 2015
Che il prezzo del greggio possa continuare a scendere nei prossimi mesi sotto la soglia dei 40 dollari, non è difficile immaginarlo dopo la cancellazione delle sanzioni all'Iran.
Ma che possa addirittura collassare fino a 20 dollari al barile, per ora a dirlo è solo Goldman Sachs. Essendo comunque una delle più importanti banche d'affari al mondo, l'avvertimento, forse, va preso in seria considerazione.
La squadra di analisti ed economisti specializzata nelle materie prime nei giorni scorsi ha tagliato le previsioni sulla media dei prezzi nel 2016 da 57 a 45 dollari al barile, aggiungendo però che il rischio di un ulteriore scivolone è reale.
I motivi? Possono essere almeno cinque.
Opec e Cina
Primo: l'Opec. L’organizzazione dei paesi produttori, secondo gli analisti della banca d’affari americana, nel 2016 estrarrà ancora più petrolio per effetto dell’aumento della produzione in Arabia Saudita, Iraq e Iran. Tagliare la produzione, per questi tre paesi, potrebbe compromettere il giro d'affari sul lungo periodo.
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Secondo: la resistenza mostrata dai produttori non Opec a prezzi più bassi del previsto. Il costo della produzione, sottolineano gli analisti, è in calo a livello globale grazie a una maggiore efficienza nelle tecniche di estrazione e anche al forte calo delle altre materie prime.
Terzo: la Cina. La crescita della domanda globale di petrolio rallenterà il prossimo anno soprattutto a causa dell'andamento dell'economia del Dragone, che è il più grande consumatore di materie prime al mondo. La frenata del Pil cinese, inoltre, avrà effetti anche sulle economie di quei paesi che si basano molto sulle esportazioni di commodities.
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C’è poi un altro motivo per credere in una nuova discesa dei prezzi prima che venga ripristinato l'equilibrio sul mercato del petrolio.
Il crollo dello scorso anno, quando il prezzo al barile da 100 dollari in pochi mesi è sceso sotto i 60 dollari, ha contribuito a sostenere la domanda negli scorsi mesi. Ma secondo Goldman Sachs questo fattore svanirà il prossimo anno.
In ultimo, lo shale oil, il petrolio estratto da rocce argillose con la tecnica del fracking negli Stati Uniti.
Washington si prepara a votare un provvedimento, chiesto con forza dalla lobby dei petrolieri, che potrebbe togliere il divieto alle esportazioni di petrolio americano, stabilito 40 anni fa durante la crisi energetica a metà degli anni '70, anche se la Casa Binaca ancora non si è espressa in merito.
Se dovesse andare in porto, potrebbe creare un ulteriore scossone al mercato globale del greggio abbassando ancora di più i prezzi.