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(Ansa)
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La pioggia non basta: per scongiurare la siccità serve il "Piano Laghetti"

Piove, tanto, tantissimo. Come non si vedeva da tempo. E nevica, al punto che molti impianti di risalita restano chiusi per la troppa neve. Ma le temperature, ormai miti, troppo per la stagione in cui ci troviamo, rovinano tutto. Sciolgono in fretta la neve e asciugano ancor più rapidamente la terra.

Ah, non ci sono più le mezze stagioni. Il detto popolare per eccellenza, che sembrava essere stato cancellato da tempo, torna invece alla ribalta in un anno in cui secondo ANBI ci siamo trovati davanti al febbraio più mite di sempre e ci avviamo verso un marzo che sembra seguire la stessa rotta.

Urge quindi una valutazione tecnica. A fronte di eventi precipitosi intensi come quelli degli scorsi giorni - e che dovrebbero interessare nuovamente la penisola - e piogge sempre più repentine con scariche d'acqua notevolmente superiori al normale, si rende necessario porsi una domanda: ma tutta quest'acqua, perché viene sprecata?

A oggi, infatti, quel che cade non viene raccolto. Tradotto: nei mesi estivi in cui le piogge sono storicamente e nettamente inferiori torniamo a parlare di siccità.

Ed è qui che entra in gioco il "Piano Laghetti". Un progetto presentato per la prima volta nel 2021 proprio da ANBI e che mira alla creazione di diecimila invasi per la raccolta dell'acqua da riutilizzare in caso di siccità, una delle sfide più pressanti del nostro tempo. Un nemico silenzioso che minaccia agricoltura, risorse idriche e persino la fornitura di acqua potabile nelle nostre comunità. Nato come una risposta preventiva alla crescente carenza di acqua, il Piano Laghetti è stato concepito quando già si percepivano segnali premonitori di una siccità imminente. Il 2022 ha confermato i timori, con una primavera segnata da un'acuta penuria idrica. L'obiettivo del piano è chiaro: sfruttare al meglio le risorse idriche, riducendo la dispersione e garantendo una gestione efficiente delle acque. Le basi del Piano risiedono negli investimenti limitati dell'Italia nelle infrastrutture idrauliche. Mentre il nostro paese riesce a trattenere solo l'11% dell'acqua che cade annualmente, nazioni come la Spagna registrano una percentuale tre volte superiore. Questa discrepanza sottolinea l'urgenza di agire e il potenziale inutilizzato delle nostre risorse idriche. Il cuore del Piano Laghetti prevede la realizzazione di 4.000 invasi consortili, gestiti dai consorzi di bonifica, e 6.000 invasi promossi dalle aziende agricole. Questi 10.000 piccoli bacini artificiali, con un impatto ambientale limitato, fungeranno da riserve d'acqua durante i periodi di scarsità. Ma le loro potenzialità non si fermano qui: potranno anche ospitare pannelli solari galleggianti, contribuendo così alla produzione di energia pulita. Tuttavia, nonostante l'entusiasmo e gli investimenti disponibili, il Piano Laghetti si scontra con ostacoli burocratici e amministrativi. La complessa rete di competenze tra ministeri, regioni e enti locali ha rallentato l'attuazione dei progetti, impedendo di tradurre le idee in azioni concrete.

Guardiamo ai numeri dell'ultimo osservatorio di ANBI. Secondo il rapporto settimanale stilato dall'Osservatorio, il clima degli ultimi anni in Europa ha registrato una lunga fase di aridità, iniziando già da giugno (e addirittura da maggio nel biennio 2021-2022) fino a fine ottobre. Le temperature costantemente superiori ai 30 gradi e la quasi totale assenza di piogge caratterizzano questo periodo, mentre i mesi rimanenti presentano un'instabilità atmosferica moderata, con piogge sporadiche talvolta violente e temperature piuttosto miti. Questi mesi sono accompagnati da una stagione umida, caratterizzata da temperature primaverili e dall'arrivo di cicloni, talvolta di intensità simile a uragani mediterranei.

“È’ questa fotografia a testimoniare la necessità di adattare i territori alla nuova fase climatica, dotandoli delle necessarie infrastrutture per calmierare l’estremizzazione degli eventi atmosferici, dall’alluvione alla siccità. Servono investimenti nella programmazione idrica per garantire produzione e redditività all’agricoltura” ribadisce Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi diGestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) tornando a riferirsi proprio al Piano Laghetti e alla creazione di bacini ad hoc per scongiurare la siccità.

Secondo il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), il mese di febbraio ha concluso con anomalie termiche che hanno raggiunto fino a +7 gradi nella Mitteleuropa. In Italia, le anomalie termiche sono state di +3,64 gradi al Nord, +2,85 gradi al Centro e +2,56 gradi al Sud. Febbraio 2024 è stato il mese più caldo di sempre al Nord e al Centro, mentre al Sud si è classificato al secondo posto. L'inverno meteorologico, appena concluso (se mai è realmente iniziato), è stato il più caldo della storia italiana, con un'anomalia trimestrale di +2,16 gradi. Le precipitazioni dell'ultima decade del mese scorso sono riuscite, ma solo al Nord, a stabilizzare un bilancio idrico negativo, principalmente a causa della rapida fusione del già scarso manto nevoso, causata dalle elevate temperature. Ciò ha permesso il riempimento dei bacini settentrionali, ma ha anche reso necessario il rilascio di enormi quantità d'acqua, che inevitabilmente vanno disperse. È il caso dei due maggiori laghi italiani, il Lago Maggiore (+70 centimetri rispetto alla media) e il Lago di Garda (+90 centimetri, quando lo scorso anno si poteva raggiungere l'Isola dei Conigli a piedi...), costretti a scaricare il massimo delle portate. Anche il bacino romagnolo della diga di Ridracoli è in tracimazione controllata. Le condizioni dei laghi di Como (65,3% di riempimento) e d'Iseo (79,3%) sono invece buone. Al Sud, le piogge degli ultimi giorni, localmente anche violente, non sono sufficienti a colmare un grave deficit idrico consolidato in oltre 7 mesi di siccità. Preoccupante è la situazione della disponibilità idrica in Abruzzo: su tutta la regione, da inizio anno idrologico, è piovuto pochissimo e, per quanto riguarda il mese di febbraio, il deficit pluviale riguarda tutto il territorio regionale (-51%) con criticità più evidenti sulla fascia collinare litoranea, in particolare sulle province di Chieti e Pescara (entrambe intorno a -64% di pioggia); la situazione si ripercuote anche sulla disponibilità idrica nell’invaso di Penne, oggi ai minimi dal 2016. In Basilicata, questa settimana, l’aumento dei volumi invasati si attesta su quasi 23 milioni di metri cubi, ma lo scarto negativo rispetto all’anno scorso rimane enorme (-mln. mc.128).Anche in Puglia il buon andamento di questa settimana (+14,52 milioni di metri cubi) non riesce a colmare il gap con l’anno scorso (-mln mc 129,77). In Sicilia localmente continua a piovere molto: nel Messinese si registrano cumulate, che superano i 40millimetri (mm.76 a Cesarò Monte Soro) nelle 48 ore.Infine, in Sardegna, a Febbraio, sono confluiti nei bacini artificiali 67 milioni di metri cibi d’acqua, insufficienti a colmare il deficit accumulato in questi mesi: i volumi attualmente trattenuti sono, infatti, il53% della capacità totale, inferiori del 31% rispetto alla media del periodo (Fonte: Autorità di BacinoRegionale della Sardegna).

“A leggere i dati di questa settimana – commenta Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – si preannuncia un’estate difficile per il Sud Italia. Sarebbe, però, un errore considerare superata l’allerta siccità, presente fino a pochi giorni fa anche in altre zone del Paese: non cambiando sostanzialmente la situazione infrastrutturale, resta infatti marcata la fragilità idrica di alcuni territori dipendenti quasi esclusivamente da un andamento meteo, di cui la crisi climatica accentua gli estremi: pur essendo migliorata la disponibilità d’acqua, persistendo temperature largamente superiori alla norma, basteranno, come già accaduto, settimane prive di piogge significative per riproporre condizioni di sofferenza idrica.In quei momenti rimpiangeremo l’enorme ricchezza, che stiamo lasciando defluire inutilizzata in mare”.

Burocrazia e lentezza di costruzione a parte, sembra sempre più necessario arrivare a un programma che porti a un'azione mirata e rapida di realizzazione del Piano proposto da ANBI. Se oggi il Piano Laghetti fosse stato attivo nella sua totalità, il livello di piogge e la raccolta dell'acqua proveniente dal rapido scioglimento delle nevi avrebbe creato una riserva idrica sufficiente a non temere nuovamente la siccità estiva. Con buona pace dell'agricoltura, delle aziende e di tutte le parti coinvolte che, per un anno, avrebbero potuto tirare un sospiro di sollievo con l'arrivo dei mesi estivi.

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