Lifestyle
July 25 2017
Un divertente meme che compare spesso sui social network recita “Sii la persona che gli Angela vorrebbero tu fossi”, Piero e Alberto Angela, infatti, sono per gli appassionati dei loro libri e programmi televisivi molto più di due semplici divulgatori: padre e figlio rappresentano ormai una diffusione del sapere positiva e alla portata di tutti, fatta non solo di nozioni ma anche di correttezza umana e savoir-faire.
Non stupisce allora di ritrovare tra le pagine di Il mio lungo viaggio, la prima autobiografia di Piero Angela scritta alla soglia dei novant’anni e appena uscita per Mondadori, il ritratto di un uomo retto e pacato, pronto a farsi sorprendere dalla vita e attento ai rapporti umani e lavorativi.
Piero Angela in precedenza ha sempre pubblicato libri di divulgazione scientifica, ma in questo racconto personale, che nella prefazione dedica esplicitamente al suo pubblico, decide di cambiare stile e con un tono intimo e confidenziale ripercorrere le sue esperienze di vita, fin dalla primissima infanzia.
Tutti, infatti, conosciamo il Piero Angela di Super Quark e dei visionari viaggi nel corpo umano e nella preistoria. Un presentatore che ha ideato un modo nuovo e avvincente per raccontare le sfide della scienza attraverso la televisione.
Proprio per questo motivo le pagine più interessanti di Il mio lungo viaggio sono a mio parere quelle dedicate all’infanzia e alla giovinezza di Angela, dallo spaccato di un mondo ormai tramontato, fatto di razionamenti alimentari e professioni scomparse, a un’interessante fotografia della Rai degli anni ‘50 e ‘60.
Piero Angela cresce a Torino negli anni in cui infuria il secondo conflitto mondiale e vive sulla sua pelle la barbarie della guerra quando la clinica psichiatrica in provincia diretta da suo padre diventa un rifugio per alcuni ebrei che, fingendosi pazienti, cercano di sfuggire alle deportazioni.
Il ritratto che Piero Angela fa del padre, Carlo Angela, è quello di professionista serio e di lucido coraggio. La sua strenua protezione degli ebrei durante le persecuzioni fasciste – protezione per la quale rischia consapevolmente più di una volta la vita – gli è valsa l’onore del titolo di Giusto tra le Nazioni nel Giardino dei Giusti a Gerusalemme.
Al racconto della guerra e dell’orrore delle persecuzioni fasciste, rimaste vivamente impresse nella memoria di Piero Angela, segue quello dei primi anni in Rai. Angela, che studiava ingegneria e suonava musica jazz capita in televisione un po’ per caso e si trova a lavorare come presentatore free lance.
Senza lesinare critiche ai meccanismi di raccomandazione a cui ha assistito, Angela racconta una televisione che ci sembra antica, vissuta prima in Italia e poi come inviato da Parigi e da Bruxelles.
La storia raccontata da Piero Angela è sempre una storia intima, anche quando tocca aspetti che possono interessare il lettore per la loro valenza storica e sociale: una giostra di personaggi e ricordi che rivela la profonda umanità e la rettitudine d’altri tempi di un grandissimo divulgatore.
Il mio lungo viaggio è uno sguardo sul passato che si trasforma in sguardo sul futuro, sulle possibilità e le sfide che le giovani generazioni si troveranno davanti: Piero Angela, che di futuri improbabili ne ha vissuti parecchi, consegna il suo lascito con la serenità di chi ha vissuto un secolo di problemi ma anche di scoperte straordinarie.
Piero Angela
Mondadori, 2017
224 pp., 19 euro