Buon compleanno Pikachu: i primi 25 anni dei Pokémon

Ci sono piccoli mostri che non fanno nessuna paura, anzi ispirano una tenerezza irresistibile. Da un quarto di secolo svolazzano, rotolano, si agitano, combattono, producono versi buffi. Dal 1996 monopolizzano gli schermi di più generazioni, resistendo all’evanescenza di qualsiasi altra moda.

Incantano, in un’ipnosi generale, bambini e ragazzi. Persino i più adulti, scossi dal loro entusiasta, travolgente stupore infantile, devono riconoscerne il magnetismo assoluto.

I Pokémon sono tra le icone pop più longeve, solide e redditizie di questo secolo e della coda del precedente: i videogame che li accendono hanno venduto oltre 380 milioni di copie in tutto il pianeta; l’enorme galassia di gadget che li vede protagonisti, ha prodotto incassi per più di 100 miliardi di dollari. Mentre Pikachu, il capobanda giallognolo, o meglio la creaturina più apprezzata diventata un’icona alla pari di Super Mario, si trova ovunque: si è insinuato in peluche, giocattoli, costumi, pigiami, tazze, più qualsiasi altro improbabile gadget gli avidi strateghi del marketing siano riusciti a concepire. È tra gli indiscussi oggetti del desiderio anche di questo Natale.

Lo stesso, in parte, è capitato ai suoi compagni d’avventura, in origine 151, oggi 898. Un’enormità per un trionfo di vendite, fantasia, multimedialità: i Pokémon hanno invaso con la loro irruenza cartoni e serie animate (sono trasmessi in 176 Paesi e una trentina di lingue), hanno colonizzato locandine e scene di film. L’ultimo, Detective Pikachu, ha incassato 436 milioni di dollari, diventando il titolo tratto da un videogame più redditizio della storia della settima arte.

Per non parlare dei giochi di carte collezionabili: ne sono stati comprati 34 miliardi di pezzi. O di Pokémon Go, l’avventura per smartphone uscita nel 2016 e scaricata oltre un miliardo di volte, da utenti di ogni età.

«Piacciono tanto perché incorporano il fascino di cuccioli che crescono, evolvono nella misura in cui ci si prende cura di loro. Un po’ come si faceva con il tamagotchi» spiega a Panorama Viola Nicolucci, psicologa e psicoterapeuta, autrice del libro Game hero. Viaggio nelle storie dei videogiocatori (Ledizioni, 2021). «Nei più grandi» aggiunge «evocano una nostalgia, danno la possibilità di sperimentare nel tempo la medesima eredità videoludica. Per i più piccoli, hanno un ruolo educativo, in quanto insegnano valori come l’amicizia, la cura, la perseveranza».

Sono approvati dai genitori, per la loro innocenza. Anche quando combattono, lo fanno tra sberleffi e sorrisi. Non c’è sangue, né ferite, al massimo chi perde si dissolve, ma ricompare in altre battaglie in una resurrezione perenne. L’antitesi della violenza, della logica dell’annientamento, tipica di tanti sparatutto: «La lotta diventa un confronto tra abilità, una questione di decisioni e scelte». E un’occasione per fare amicizia, vista la possibilità di interagire online con appassionati da tutto il mondo.

Ci sono le premesse perché il fenomeno raggiunga il mezzo secolo e oltre. Gli ultimi due titoli della serie da poco pubblicati dalla Nintendo, Pokémon Diamante Lucente e Pokémon Perla Splendente, riedizioni aggiornate di due successi del 2006, hanno venduto 6 milioni di copie nella prima settimana dal lancio e polverizzato le scorte.

L’attesa è già alle stelle per il 28 gennaio, quando sulla console Switch arriverà Leggende Pokémon: Arceus, che trasporterà questi chiassosi eroi nel passato. Intanto, le celebrazioni per il venticinquesimo compleanno si sono svolte in grande stile, confermando la trasversalità e l’appeal di Pikachu. È finito su una collezione di capi firmata Levi’s, tra jeans, magliette, top e indossabili dintorni. Lo stesso ha fatto di recente il marchio di sneaker Converse, allungando l’elenco dei brand della moda, compresi Adidas e Uniqlo, che hanno proposto collezioni con la vivacità di queste creature.

Il celebre gioielliere francese Baccarat ha forgiato una serie di cristalli in tema, incluso un Pikachu gigante in edizione limitata, dal peso di oltre 8 chili. I circa 23 mila euro richiesti per ognuno dei 25 esemplari disponibili, non ha impedito che andassero sold-out in un baleno. Le Poste italiane hanno creato alcune cartoline speciali dedicate ai Pokémon, mentre popstar internazionali, da Katy Perry a J Balvin e Post Malone, hanno partecipato con loro brani all’album celebrativo dei 25 anni della saga. Il cantante Ed Sheeran è andato oltre: ha racchiuso un suo concerto dentro Pokémon Go, disponibile a sorpresa per gli utenti del titolo.

Togekiss, Eevee, Flaaffy e tutta l’allegra brigata di mostriciattoli variopinti dai nomi improbabili, sono nati dalla mente di un programmatore di videogiochi giapponese, Satoshi Tajiri, con un’esagerata passione infantile per gli insetti: «Erano strani e misteriosi, si muovevano in modo divertente. Mi affascinavano» ha spiegato in un’intervista alla rivista americana Time.

I Pokémon ossequiano e riproducono questa sfarfallante poliedricità di un mondo periferico, spesso invisibile, senz’altro bizzarro. Si sviluppano lungo un equilibrio sospeso tra la curiosità e l’indecifrabile, l’avventuroso e il giocoso. Sono buoni senza essere buonisti; consolatori, entusiasti e luminescenti in un presente spento. Potrebbero sembrare datati, non sono mai stati così contemporanei.

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