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August 17 2024
Energica, solare e bella, Pilar Fogliati è l’attrice italiana del momento, di cristallina verve brillante. La sua Ansia domina al botteghino (è lei, nel doppiaggio, la voce della nuova emozione del cartoon PixarInside out 2). Nell’anno in corso l’abbiamo già vista assoluta protagonista della riuscita e divertente commedia Romeo è Giulietta di Giovanni Veronesi (in cui ha partecipato allo script) e figlia di un Elio Germano torbido e invecchiato in Confidenza di Daniele Luchetti.
Ma, dopo la serie tv Odio il Natale, è stato soprattuttoRomantiche, il suo debutto alla regia e alla sceneggiatura nel 2023, ad aver svelato le sue plurime doti comiche, da attrice che si fa in quattro: un po’ come Verdone in Un sacco bello, infatti, Pilar ha sciorinato i suoi personaggi, quattro facce diverse di giovani donne che vogliono farsi spazio nel mondo, fragili, scanzonate e irresistibili.
Ora Pilar Fogliati torna al cinema in Finché notte non ci separi di Riccardo Antonaroli, dal 29 agosto nelle sale con 01 Distribution, dopo la presentazione in anteprima al Taormina Film Fest. Commedia su una prima notte di matrimonio turbolenta, si ispira al film israeliano Honeymood di TalyaLavie (2020), apprezzato al Tribeca e al BFI London Film Festival. Lì la coppia già in crisi, dopo il fatidico sì, si imbarcava in un’odissea scombinata per le strade di Gerusalemme. Ora i due sposi, stanchissimi dopo la festa con amici e parenti, un po’ per gioco, un po’ per litigio, si disperdono per le strade di una Roma notturna così diversa da quella caotica e luminosa che siamo abituati a vedere. Il la che li fa bisticciare? Uno strano regalo ricevuto dallo sposo da parte della sua ex.
Il novello marito è Filippo Scicchitano, l’attore lanciato da Scialla! (Stai sereno). La sposa in abito nuziale e sneakers è lei, Pilar Fogliati, 31 anni e un talento che abbiamo scoperto da poco ma che entusiasma. Porta con sé una genuinità fresca e ironica pronta a far conquiste.
«È stato bello indossare l’abito da sposa ma dicono che porti sfiga», commenta lei con simpatia. «Se non mi sposerò mai, quindi, non è perché sono una trentenne in crisi esistenziale ma perché ho già indossato un abito nuziale. In verità non sono superstiziosa ed ero eccitata all’idea di averlo addosso. Poi avere le scarpe da ginnastica sotto mi divertiva molto».
A far scattare l’agitato girovagare per Roma dei due novelli coniugi è la gelosia provocatoria e giocosa di Eleonora, l’appassionata sposa interpretata da Pilar. A chi chiede all’attrice romana se anche lei nella vita è gelosa, Pilar risponde: «Sono una gelosa della peggior specie. Di quelle che fanno finta di non esserlo, che fanno le sportive e dicono “Bella ragazza”. Cerco comunque di autoplacarmi e di tenere il sentimento a bada. La cosa bella di Finché notte non ci separi è che mostra come la gelosia possa avere una sua dignità. Qui alla fine è un pretesto, parte da una mancanza interiore, e viene raccontata in maniera molto tenera. C’è una sorta di mistero interessante nel film: sembra che Eleonora sia mossa più che dalla gelosia da un bisogno di smuovere le acque e di avere altre otto ore di tempo per realizzare quanto ha appena fatto».
Nel cast ci sono anche Valeria Bilello nei panni di una strana nottambula in giro per Roma, Francesco Pannofino è un tassista romano ma sfegatatamente juventino, Lucia Ocone e Giorgio Tirabassi sono i genitori dello sposo, alquanto invadenti…
«L’intromissione altrui è qualcosa che può essere applicato a milioni di campi», riflette Pilar Fogliati. «A volte probabilmente i primi responsabili siamo noi stessi che diamo alle persone il permesso di dirci cosa fare. A volte mi stupisco di me. Ad esempio, nell’attività di scrolling che faccio sul telefono, mi sembra di avere esempi e consigli da seguire. Magari mi dico: “No, la vita vera è questa”, perché ho visto un video che dice che la vita va vissuta e penso “Basta, mollo tutto e apro un chiringuito”. Poi il giorno dopo leggo che è bene mangiare in quel modo e mi dico “Devo mangiare così”. Siamo sovrastimolati. Abbiamo voglia di sentire mille opinioni che però mettono un po' in crisi».
Film di appena 85 minuti, con la dote rara dell’essenzialità, Finché notte non ci separi ha regista e attori protagonisti trentenni. E inquadra infatti proprio la generazione dei Millennials, digitali ma nati analogici, laureati ma spesso disoccupati, sognatori ma precari, nella costante attesa di qualcosa. Su questo e altro abbiamo intervistato Pilar Fogliati.
Pilar, cosa ti è piaciuto di Eleonora, il tuo personaggio in Finché notte non ci separi? Cosa condividi con lei?
«Di Eleonora mi è piaciuto il fatto che ha un enorme conflitto dentro di sé. È come se pensasse che non può avere tutto dalla vita. Sta in quel bivio - ed è un bivio in cui mi sono trovata anch'io e in cui credo si trovino molte persone, specialmente a 30 anni - in cui pensi che c'è la vita del sogno o c'è la vita giusta, quella che andrebbe vissuta. È una bella tematica. E lei, in maniera molto appassionata e imprevedibile, va in crisi e sbatte la testa un po' ovunque. È anche molto romantica in questo».
Il film sembra anche un omaggio a una Roma che raramente si vede, notturna e silenziosa. Il tuo rapporto con la Città eterna?
«Io sono molto innamorata di Roma. Sono una di quelle che ne parla bene. Ne parli bene, secondo me, proprio quando hai l'opportunità di lavorare a degli orari in cui non trovi tutte le persone in giro. È più facile amarla quando hai la fortuna, come in questo film, di girare di notte ad agosto: Roma la senti veramente tua, ti sembra di non averla mai vista. Si illumina in un modo diverso, ti stupisce. Ho un bellissimo rapporto con Roma e il cinema ti dà l'opportunità di entrare in luoghi in cui a volte ti chiedi “ma veramente si può girare qua?”. E ti senti fortunata a esserci».
La comicità è il tuo forte. Quali i tuoi modelli di riferimento e… a quando un drammone?
«Ma io sono molto drammatica dentro. Se non sei drammatica dentro forse non riesci a essere comica fuori. Un drammone? Assolutamente sì! Non vedo l'ora di fare un drammone con un bel piantone in primo piano», scherza Pilar. «Però sì, la comicità mi piace tantissimo, soprattutto quando posso partecipare anche alla scrittura: mi fa sentire più creativa, come se avessi qualcosa in più da dire. In generale, la maschera è un approccio della recitazione che mi piace. Mi piace questo allontanarmi tantissimo da me. Per unire queste due componenti, chi riesce a fare drammone e comicità insieme è l'inimitabile e citatissima Monica Vitti».