Musica
July 22 2020
Abbiamo messo in fila, in ordine rigorosamente cronologico, 20 brani dei Pink Floyd che hanno lasciato il segno nella storia del rock. Li abbiamo scelti tra gli album dell'era Waters, ma anche dai dischi usciti dopo la sua separazione dal gruppo. Senza dimenticare Syd Barrett...
Brano semisconosciuto ma intensissimo e potente. Dalla colonna sonora del film More.
L'inizio di tutto: le visioni psichedeliche folgoranti dell'era Syd Barrett,
Il brano d'apertura del secondo album, A Saucerful of secrets. Capolavoro.
Uno special trip lungo quasi nove minuti. Da Ummagumma.
Da Atom Heart Mother: quattro minuti e mezzo intensamente acustici. Catartica.
Uno dei pezzi più "tirati" della loro discografia, una cavalcata strumentale dirompente
Suite indimenticabile: un viaggio psichedelico reso immortale dalle immagini catturate durante il concerto a Pompei.
A un passo dall'assoluto. Più che una canzone, un mondo popolato da tutti gli ingredienti dell'alchimia floydiana.
Gli ultimi eccezionali minuti di The Dark side of the Moon. La fotografia di uno stato di grazia irripetibile.
L'epico brano dedicato al compagno di viaggio che si è perso: Syd Barrett. La chitarra di Gilmour è storia del rock.
Non è la versione diventata un classico, ma quella pubblicata solo qualche anno fa con il violino del maestro Stephane Grappelli.
Da Animals. L'incrocio tra le tastiere di Wright e la chitarra di Gilmour produce un vero e proprio wall of sound. Al resto ci pensa Roger Waters.
Più che un singolo, un inno. Tecnicamente un ottimo pezzo funk rock, emozionalmente un classico senza tempo.
Magia in musica. Non c'è una singola nota fuori posto, niente che non sia emozionante. Il punto più alto della tracklist di The Wall.
Da The final cut, l'ultimo atto della band con Roger Waters. L'incubo della guerra tradotto in suoni e note. Potentissimo.
Il primo brano dell'era post Waters. Il meglio che si potesse fare senza uno dei pilastri del gruppo. Brilla la chitarra di Gilmour.
Arte visionaria e incendiaria al tempo stesso. Impossibile prescindere dalla versione eseguita nello storica esibizione a Pompei.
La più bella canzone dei Pink Floyd senza Waters arriva alla fine di The Division Bell. Un assaggio di grande bellezza per rimpiangere quello che avrebbero potuto regalarci se fossero rimasti in quattro.
Da The dark side of the moon. Forse, la performance vocale senza parole più famosa di sempre. Un classico all'interno di un disco irripetibile.