Calcio
August 08 2020
Andrea Pirlo è il nuovo allenatore della Juventus. Prende il posto di Maurizio Sarri, condannato dal fallimento europeo e da una stagione piena di contraddizioni e vuota di slanci.
Le valutazioni complessive annunciate da Andrea Agnelli nell'immediato post gara contro il Lione sono durate lo spazio di una giornata, poi è arrivato l'annuncio che ha una doppia valenza. La prima è il messaggio mandato dentro e fuori il gruppo di lavoro: la sconfitta di Champions League va metabolizzata in fretta perché la prossima stagione incombe e bisogna guardare avanti, non indietro. Tempo non ce n'è per arrovellarsi in processi.
Ma al tempo stesso Agnelli gioca l'all-in della sua presidenza nel momento più difficile. Non aveva scelto in prima persona Sarri, fidandosi delle pressioni di Nedved e Paratici e i fatti si sono incaricati di dire che si è trattato di fiducia mal riposta.
Ora, con il club che ha necessità di far partire un nuovo corso, ringiovanire e rivoluzionare la rosa, trarre il meglio dagli ultimi lampi di Cristiano Ronaldo e non spendere cifre eccessive per la propria guida, il numero uno bianconero ha voluto mettere la sua impronta.
Pirlo è una scelta di Agnelli. L'investitura era stata chiara già il 30 luglio scorso nel giorno della presentazione da tecnico dell'Under 23 juventina anche se il percorso di crescita immaginato prima di arrivare alla panchina più prestigiosa prevedeva degli step che, invece, vengono completamente saltati. C'è un parallelo evidente con l'inizio dell'era recente juventina perché anche Antonio Conte nel 2011 era stato una scelta di Agnelli e anche in quel caso aveva sorpreso gli osservatori esterni.
Questa va oltre. E' una scommessa nel vero senso della parola, senza rete, perché Pirlo deve mostrare tutto e non ha alle spalle nulla se non la sua straordinaria carriera da calciatore. E' un novizio assoluto in panchina, non come Guardiola e Zidane ovvero i percorsi interni che possono richiamare a lui ma che - a sua differenza - avevano alle spalle qualche esperienza minore.
E' una scommessa perché segna il rilancio finale dopo che il piano di riorganizzazione societaria seguito all'addio di Marotta si è mostrato non pienamente funzionale. La Juventus ha smentito le voci su un possibile strappo con Fabio Paratici, responsabile dell'area tecnica che per Sarri si è battuto. Resta e farà il mercato, ma nel giorno della svolta in prima linea si è messo il numero uno. Sull'ok ha pesato anche la difficoltà ad arrivare agli altri candidati: Zidane e Simone Inzaghi sotto contratto (il francese anche costosissimo), Pochettino dalle richieste troppo alte.
Sarri, licenziato dopo il Lione, potrà costare oltre 20 milioni lordi nelle prossime due stagioni e nessuno si può permettere di buttare via soldi senza logica. Nemmeno la Juventus che tra due settimane ripartirà a caccia del decimo scudetto di fila e della Champions League.