Politica
June 26 2021
Se davvero la nazionale di calcio stasera rifiuterà di inginocchiarsi, in ossequio alla nuova moda politicamente corretta (chiamiamola con il suo nome: moda), probabilmente assisteremo al primo vero gesto di indipendenza nazionale da molti anni a questa parte. Ed è al contempo spassoso e ridicolo che questo gesto sovranista debba avvenire su un campo da calcio. Per questo ci auguriamo che gli azzurri, sottoposti in queste ore a pressioni assurde, non sbaglino questo gol.
E' bene che gli inginocchiatoi restino fuori dai campi di calcio. Se proprio dobbiamo inginocchiarci, lo facciamo di fronte a una mamma che dopo aver accompagnato i figli a scuola di calcio, trova il tempo di lavorare. Ci inginocchiamo di fronte a una coppia giovane che trova comunque il coraggio di mettere al mondo dei figli. Ci inginocchiamo davanti al padre di un figlio disabile, che soffre di un male di cui non importa niente a nessuno, rapper compresi. Ci inginocchiamo di fronte a chi fa due lavori per mettere insieme il pranzo e la cena. O di fronte all'imprenditore onesto che tira la cinghia pur di non licenziare i suoi dipendenti. Ci inginocchiamo di fronte alla cassiera che chiede un aumento di stipendio, e non si sente certo rappresentata dal salotto buono delle attrici che per una posa in più portano avanti battaglie ideologiche. E poi ovviamente ci inginocchiamo dinanzi a tutte le discriminazioni, anche quelle che opprimono le minoranze, gli stranieri, gli immigrati, gli omosessuali. Certo.
Ma non ci inginocchiamo sotto ricatto. Non ci inginocchiamo perché una cricca lobbistica ha deciso che il rito è obbligatorio. Quello di genuflettersi quando dicono loro e come dicono loro, per gli interessi che decidono loro. Dividendo i buoni – che si inchinano – dai cattivi – che non si inchinano. Mettendo nel mazzo dei razzisti tutti quelli che non sventolano la loro bandiera ideologica, che vede stampato sul vessillo del black lives matter tutto ciò che a loro conviene politicamente. Non ci si genuflette per fare un favore a questi qua. In ossequio al loro potere intellettuale, mediatico e politico.
Ecco, ripetiamolo: la genuflessione dovrebbe essere un gesto ardimentoso, non dettato dalla paura del giudizio. Non ci si inchina per moda, per moralismo, per conformismo, per timore di venire bollati come razzisti. No: se il gioco è questo, si resta con la schiena dritta. E chi si arrende, e si fa trascinare dal fiume dell'ipocrisia, oltre a rinunciare alle proprie rotule, rinuncia anche al cervello, e anche a qualche altra parte del corpo egualmente importante che qui per eleganza chiameremo coraggio. Per il resto, il ginocchio è mio e me lo gestisco io. Speriamo che gli azzurri resistano all'attacco ideologico, e diano una ginocchiata al conformismo. Speriamo insomma che ragionino con la testa, e non solo con i piedi.