Tecnologia
November 01 2024
Il romanzo si intitola Tom Swift and His Electric Rifle. Fu scritto nel 1911 negli Stati Uniti e racconta le avventure di un intrepido giovane scienziato che inventa un fucile elettrico capace di sparare fulmini di elettroni contro i nemici. Un’idea affascinante, che solo molti anni dopo, nel 1974, si concretizzò in qualcosa di simile grazie al lavoro di un ricercatore della Nasa, Jack Cover. Questi chiamò il nuovo strumento «Taser», utilizzando proprio le iniziali del titolo del libro aggiungendo una «a» che richiama la parola laser. Sviluppato per offrire alle forze dell’ordine un’arma non letale, in grado di fermare un aggressore senza ferirlo, il taser non spara fulmini come nel romanzo ma lancia due dardi collegati al dispositivo tramite fili elettrici, che quando raggiungono il soggetto producono una scarica ad alta tensione e bassa intensità di corrente e lo immobilizzano. Un prodotto che, nonostante una partenza accidentata e le accuse da parte dell’Onu e di Amnesty International di essere uno strumento di tortura, ha riscosso un grande successo. A produrlo in una condizione di sostanziale monopolio è la Axon Enterprise (ex Taser International), società americana nata nel 1993 in Arizona per supportare le forze dell’ordine e gli operatori di emergenza e guidata dal co-fondatore Rick Smith. Oggi questa azienda fattura più di 1,5 miliardi di dollari, dà lavoro a 3.300 persone e fornisce i suoi prodotti a oltre 200 mila operatori delle forze dell’ordine in più di 100 Paesi, Italia compresa. Il gruppo ha riportato guadagni record nel terzo trimestre, con ricavi superiori del 35 per cento rispetto a un anno prima. Una robusta crescita dovuta all’arrivo di nuovi prodotti e al cambiamento nel mix di ricavi, con software e servizi che rappresentano il 39 per cento del fatturato. Non stupisce che le sue azioni, quotate al Nasdaq, abbiano messo a segno una performance spettacolare, guadagnando il 700 per cento negli ultimi cinque anni e il 74 per cento dall’inizio del 2024.
«In Italia» racconta Luca Mascelloni, country manager di Axon nel nostro Paese, «abbiamo tra i principali clienti il ministero degli Interni, le polizie locali di 30 città e l’Agenzia regionale emergenza urgenza della Lombardia». Attualmente agenti di Polizia, Carabinieri, Guardia di finanza e vigili hanno in dotazione circa ottomila taser, destinati a diventare 12 mila nei prossimi mesi. Fino a oggi, riferisce il manager della Axon, la Polizia di Stato ha utilizzato lo strumento in 770 azioni, comprese le sole estrazioni e l’uso del warning arc, il segnale acustico di avvertimento.Tuttavia il taser rappresenta ormai solo un settore nell’attività della Axon, e pesa per poco più di un terzo sul suo giro d’affari globale. La società è proiettata infatti in un mondo supertecnologico e iperconnesso, dove l’interazione tra bodycam, sistemi di sorveglianza, droni e intelligenza artificiale permette alle forze dell’ordine, ai Vigili del fuoco e anche agli operatori medici di emergenza, di intervenire più rapidamente per acchiappare un criminale, recuperare una persona scomparsa o salvare una vita. E di perdere meno tempo in ufficio a scrivere rapporti.Il tutto ruota intorno agli occhi elettronici di migliaia di telecamere che inviano video e suoni a centrali operative dotate di potenti computer. Uno scenario che richiama la serie televisiva Person of Interest. Ma dietro alle suggestioni distopiche c’è una più prosaica ricerca di tecnologie avanzate che garantiscano l’incolumità degli agenti o degli operatori sanitari e che facciano guadagnare secondi preziosi.
Tra i prodotti che la Axon ha affiancato da tempo al taser si trovano per esempio le bodycam, le telecamere portatili appese al giubbotto dei poliziotti (in Italia ce ne sono in uso diverse migliaia, anche per il personale di primo soccorso visti i frequenti episodi di aggressione di cui sono vittime). Le ultime versioni si attivano automaticamente, senza l’intervento dell’agente, quando avvertono il rumore di uno sparo o quando viene estratto il taser. «Nella Axon Body 4» spiega Mascelloni «è presente un sistema avanzato di comunicazione bidirezionale, che permette al personale sul campo di dialogare costantemente con la centrale operativa. Le bodycam sono utili anche per gli infermieri delle autoambulanze che possono inviare le immagini del paziente all’ospedale e farsi consigliare da uno specialista». Nel portafoglio della Axon ci sono anche droni e robot che consentono di esaminare a distanza ambienti pericolosi: «Con le soluzioni Sky Hero le forze di pronto intervento possono utilizzare questi strumenti quasi indistruttibili per esplorare edifici, stanza per stanza, ed eventualmente distrarre con luci e suoni violenti i soggetti pericolosi». Ci sono inoltre droni collegati via cavo a mezzi mobili che restano in volo per giorni interi, magari alla ricerca di una persona scomparsa.Ma è con il software che la lotta agli incidenti e al crimine si fa più sofisticata: Axon Evidence è, per esempio, una piattaforma cloud per la gestione, archiviazione e condivisione delle prove digitali raccolte tramite dispositivi come videocamere e droni; Draft One è invece un software basato sull’intelligenza artificiale che automatizza la stesura di rapporti di Polizia: «Analizzando i video delle bodycam il software è in grado di realizzare una bozza di rapporto su quanto è successo, e così gli agenti abbattono i tempi necessari a descrivere i dettagli dell’azione». La tecnologia della società Dedrone, acquisita da Axon all’inizio di ottobre, permette poi di scoprire se ci sono dei droni non autorizzati in avvicinamento verso una zona della città, magari uno stadio affollato, e individuare perfino la posizione del loro pilota. Un passo ulteriore è rappresentato da Fusus: si tratta di una piattaforma capace di integrare tecnologie diverse di numerosi strumenti di sicurezza, come telecamere pubbliche e private, bodycam, droni, lettori di targhe e sistemi di rilevazione colpi di arma da fuoco, rendendoli disponibili sui monitor di una centrale operativa o anche sugli smartphone degli agenti sul campo. «È un sistema che offriamo anche a clienti privati, come grandi catene, banche, industrie con vari siti da monitorare» aggiunge Mascelloni. Come nei film, Fusus è in grado di aiutare gli investigatori a guadagnare tempo riconoscendo in autonomia l’individuo sospetto dopo aver esaminato centinaia di video provenienti da fonti diverse, come negozi o ristoranti se i proprietari ne hanno dato l’autorizzazione.
Ovviamente queste tecnologie pongono una serie di interrogativi etici: quanto è elevato il rischio di violare la privacy di cittadini onesti o addirittura di mettere nelle mani di un regime autoritario un potere immenso? Axon risponde con queste parole: la società «è fortemente impegnata a promuovere un utilizzo etico delle proprie tecnologie, assicurando che siano rispettose dei diritti umani e utilizzate in modo trasparente e responsabile. L’azienda collabora con istituzioni governative e organizzazioni non governative per garantire che i suoi prodotti siano impiegati nel rispetto delle leggi e delle migliori pratiche globali». Per esempio, come precisa Mascelloni, il gruppo ha deciso di non usare strumenti per il riconoscimento facciale, che evidentemente avvicinerebbero sempre di più i suoi sistemi allo scenario inquietante di Person of interest.