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Polizze sanitarie individuali, in America sono in crisi, in Italia non decollano

«Deny, defend, debate» ovvero nega, difendi, deponi: c’erano queste tre parole incise sui proiettili che il 4 dicembre scorso hanno ucciso a New York Brian Thompson, il numero uno della compagnia di assicurazioni americana United Healthcare. La sua colpa? Per il killer Luigi Mangione far parte di un sistema che in tutti i modi cerca di non risarcire chi ha sostenuto spese mediche. Negando (deny), difendendosi (defend) e deponendo (debate), cioè trascinando i querelanti in tribunale per spingerli a rinunciare ai loro diritti in un estenuante iter giudiziario. L’omicidio ha riacceso l’attenzione della pubblica opinione sul sistema sanitario statunitense, in mano ai privati, gravato da costi eccessivi e da comportamenti scorretti da parte delle società (vedere box a pagina 38). Ma anche in Italia ci sono problemi simili? Intanto nel nostro Paese esiste la sanità pubblica che, a differenza degli Stati Uniti, copre a 360 gradi - ticket a parte - le esigenze dei cittadini. Con il risultato che da noi, semmai, c’è il problema della scarsa copertura assicurativa.

Infatti, di tutta la nostra spesa sanitaria, oltre 171 miliardi di euro nel 2022, il 75,9 per cento è a carico dello Stato, il 21,4 per cento è sborsato direttamente dai cittadini e solo il 2,7 per cento è intermediato da fondi sanitari e compagnie di assicurazione. Questo avviene nonostante un italiano su tre sia assicurato in forma collettiva (cioè con fondi di categoria che hanno finalità mutualistiche) o individuale. E di questi 20 milioni circa di assicurati nel 2022, circa 15 milioni sono coperti da polizze collettive, mentre solo cinque hanno scelto di proteggersi con un «ombrello» privato integrativo. Il premio pagato in media per ciascun assicurato è modesto (171 euro annui nel 2022 e 139 euro nel 2021). Visto che il sistema italiano è costruito in modo da offrire con la sanità pubblica una protezione universale e praticamente gratuita a cui si aggiunge uno scudo ulteriore con le polizze di categoria, perché un cittadino dovrebbe sottoscrivere una assicurazione individuale con una compagnia di assicurazione? Intanto questi prodotti vanno suddivisi in due grandi famiglie: quelli che intervengono in caso di infortunio e quelli che rimborsano le spese mediche.

Le prime offrono un indennizzo economico a favore dell’assicurato in caso di un incidente, se capitato durante il tempo libero o sul lavoro. Le seconde rimborsano invece eventuali spese mediche sostenute, anche dentistiche (ma a caro prezzo), in una percentuale che può arrivare fino al 100 per cento e possono prevedere assistenza 24 ore su 24 per 365 giorni all’anno e diarie per inabilità temporanee o per i giorni di ricovero. La gamma di prodotti offerti dalle compagnie è molto vasta e comprende anche le «Longterm care», cioè polizze che garantiscono una rendita a chi, con l’età, perde l’autosufficienza. Le polizze sanitarie sono utili perché consentono di superare i crescenti problemi che affliggono la sanità pubblica: permettono, per esempio, di accedere più rapidamente agli esami e alle visite di medici specialisti, o di venire ricoverati in cliniche private. Inoltre le assicurazioni ci coprono anche all’estero. E sono particolarmente indicate per i lavoratori autonomi che non possono contare sui fondi sanitari, per le casalinghe, per gli studenti e i bambini. Il costo di un’assicurazione sulla salute dipende da diversi fattori, tra cui l’età dell’assicurato, il suo stato di salute, il tipo di assistenza richiesta e il livello di franchigia selezionato. In generale, i premi per le polizze sanitaria possono variare da poche centinaia a diverse migliaia di euro all’anno. Sottoscrivere una polizza sanitaria richiede però una certa attenzione. Intanto occorre compilare il lungo e complesso questionario presentato dall’assicuratore in modo esatto, perché in caso di informazioni inesatte o incomplete la compagnia può rifiutare il pagamento dell’indennizzo.

Poi bisogna definire bene i confini entro cui si vuole stare, stabilendo la cifra massima di rimborso e di conseguenza il valore del premio annuo. Ricordando che ci sono delle esclusioni: per esempio non sono coperte tutte le situazioni di patologia che precedono la stipula del contratto così pure le conseguenze di infortuni avvenuti in precedenza di cui non si è fatta menzione al momento della firma. Il contratto assicurativo contro gli infortuni potrebbe escludere dalla copertura i danni che derivano da sport o attività particolarmente pericolosi.

Ancora, potrebbero non essere oggetto di garanzia gli incidenti provocati da alcuni fenomeni naturali, come i terremoti. Le polizze infortuni o malattia di regola prevedono dei limiti massimi di età: può accadere che non coprano chi abbia già compiuto i 70 o gli 80 anni. È facile che si creino dei problemi nel rapporto tra cliente e compagnia. All’Ivass, l’istituto che vigila sulle assicurazioni presieduto da Luigi Federico Signorini, risulta che nel primo semestre del 2024 le compagnie italiane ed estere che operano in Italia hanno ricevuto dai consumatori 62.330 reclami, di cui il 44,1 per cento in relazione all’Rc auto, il 41 per cento per gli altri rami danni, comprese le polizze sanitarie, e il 14,9 per il ramo vita. Come spiegano all’Ivass gran parte dei reclami deriva dalla difficoltà degli utenti a interpretare le polizze sanitarie, sia per quanto riguarda i contenuti delle garanzie sia per il ruolo svolto dai diversi soggetti coinvolti nella filiera assicurativa, come compagnie, provider di servizi e fondi sanitari. Questa confusione rende complicato comprendere le regole che disciplinano le loro interazioni e le tutele offerte, generando spesso aspettative errate.Un altro problema frequente riguarda la scarsa trasparenza dei contratti. I documenti utilizzano frequentemente un linguaggio tecnico e complesso, rendendo difficile per i consumatori capire cosa sia effettivamente coperto e quali siano i loro diritti. La situazione è ulteriormente aggravata dalla mancanza di dettagli chiari forniti prima della sottoscrizione, in particolare per le polizze collettive organizzate dai datori di lavoro, che hanno il compito di informare adeguatamente i propri dipendenti. Molti reclami riguardano poi difficoltà pratiche come l’apertura delle posizioni assicurative, il contatto con gli operatori per avere informazioni, i ritardi nell’ottenere risposte sullo stato delle pratiche. Altre lamentele si concentrano sul rifiuto di prestazioni da parte delle compagnie, a volte per motivi formali, come diagnosi che non vengono considerate pertinenti. Proprio su questi temi, di recente, l’Antitrust ha condannato due compagnie di assicurazione a versare multe per 3,5 milioni di euro. Resta comunque un problema di fondo: gli italiani sono poco abituati ad assicurarsi e con l’indebolimento del Sistema sanitario nazionale questo limite andrà superato.

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