News
July 21 2017
Il governo polacco sta progressivamente erodendo la natura liberale dello Stato. Il processo avviene attraverso la rimozione dei pesi e contrappesi che limitano e mantengono la divisione dei poteri.
Il governo di Varsavia è nelle mani del Partito del Diritto e Giustizia (Pis) di Jaroslaw Kaczynski.
In questo percorso verso la trasformazione illiberale della Polonia, un passaggio decisivo è l’approvazione - da parte del Parlamento di Varsavia, dove il Pis ha un’ampia maggioranza - di tre provvedimenti di legge che mettono il potere giudiziario sotto il controllo dell'esecutivo, attualmente guidato dalla premier Beata Szydlo.
Il primo provvedimento è un emendamento alla legge sul Consiglio nazionale della magistratura (Krs), organo costituzionale di autogoverno dei giudici che nomina e decide le promozioni dei giudici. La nuova legge assegna al governo (e non ai giudici stessi) il potere di nomina di 22 dei 25 membri del Consiglio.
La seconda legge approvata dal Parlamento permette al partito di governo di rimuovere 83 giudici responsabili dei tribunali di appello più importanti del paese. Il provvedimento introduce infatti un "obbligo di pensionamento", applicabile indipendentemente dall’età del giudice, con le eccezioni che possono essere decise in maniera arbitraria dal ministero della giustizia, la cui decisione è inappellabile. Le nuove nomine sarebbero invece decise dal nuovo Consiglio nazionale della magistratura, "bonificato" dalla prima delle due leggi e ora asservito al governo.
La terza legge, che dovrebbe essere approvata dalle due camere fra il 20 e il 21 luglio, impone le dimissioni immediate ai componenti della Corte suprema (equivalente di una Corte costituzionale) e assegna al ministro della giustizia la decisione di chi mantenere in carica.
A quel punto la composizione della Corte potrà essere effettuata dal governo. Infatti, in base all'altro provvedimento, quello sul Consiglio nazionale della magistratura, sarà quest'ultimo - di fatto controllato dal governo - a nominare i nuovi giudici della Corte suprema.
La nuova legge sulla Corte suprema, stabilisce inoltre che il presidente della Corte suprema, terminerà l'incarico al compimento del 65° anno di età. Che è esattamente quello che succederà all'attuale presidente - inviso al govenro per la sua indipendenza - in novembre del 2017.
Nel giro di poche settimane, la Polonia potrebbe avere un apparato giudiziario dipendente dal governo questo. Verrebbe in questo modo cancellata la separazione dei poteri esecutivo e giudiziario, da secoli un principio fondante degli stati liberali.
Ora il presidente della Repubblica, Andrzej Duda, esponente dello stesso Partito del Diritto e della Giustizia e il vero stratega dietro la svolta autoritaria della Polonia, deve controfirmare i provvedimenti.
Małgorzata Gersdorf, presidente della Corte Suprema polacca ha commentato le nuove leggi sottolineando come pongano di fatto il potere giudiziario al servizio del potere esecutivo; ha anche ricordato come la riduzione dei sei anni di permanenza in carica del presidente della Corte (riduzione prevista dalla terza legge della quale abbiamo parlato sopra) sia anticostituzionale.
La legislazione di questi giorni che riduce il controllo e il contrappesi al potere del governo e sottomette il potere giudiziario all'esecutivo, è stato precedeuta alla fine del 2016 dal decreto che sottomette all'esecutivo la tv pubblica polacca.
Nel Parlamento il Pis dispone della maggioranza assoluta. Alle elezioni del 2015 però ha ottenuto solo il 37,5% del voto popolare.
In Polonia in queste settimane si sono svolte manifestazioni contro le leggi che riducono l'autonomia della magistratura. Adam Michnik, storico dissidente durante il comunismo e uno dei leader di Solidarnosc, ha pubblicato un appello per la difesa della democrazia sul suo quotidiano Gazeta Wyborcza.
Intanto la sterzata illiberale del governo del Pis viene sostenuta dai media della destra nazionalista e dai sostenitori sui social media.
In particolare è stata presa di mira una reporter della tv privata Polsat, Dorota Bavolek, corrispondente da Bruxelles, colpevole, secondo gli estremisti filogovernativi, di aver pressato il portavoce della Commissione europea spingendolo a pronunciarsi sulle nuove leggi anti-magistratura. Sono fioccate accuse di tradimento, minacce di morte e insulti di ogni tipo alla giornalista.
Il prossimo anno in Polonia si terranno le elezioni amministrative e nel Partito di governo sia i sondaggi sia la vittoria risicata nelle politiche del 2015 suscitano notevoli preoccupazioni.
In questo quadro, l'indipendenza della magistratura, che in questi mesi si era più volte dimostrata autonoma rispetto all'esecutivo, era una garanzia per le opposizioni.
In particolare nel clima di tensione e intolleranza nazionalista instaurato nel paese, che ha sfruttato ad arte anche la presunta minaccia dei migranti.
(Questo articolo è stato pubblicato il 17 luglio 2017 e aggiornato il 21 luglio)