1 aprile 1748. Pompei rivede la luce

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La storia comincia quando l'ingegnere militare del genio Gioacchino de Alcubierre, direttore degli scavi di Ercolano per conto di Carlo III di Borbone, ebbe un'intuizione. 

Osservando il corso di un canale che scorreva nei pressi del fiume Sarno, si convinse di avere trovato il luogo dove sorgeva l'anticaStabiae. Del resto, prima di lui, altri studiosi dell'antichità si erano confusi. il nome di Pompei fu spesso associato ad una sola abitazione, quella di Pompeo Magno, mentre più genericamente l'area sconvolta dall'eruzione del 79 dc veniva indicata comeCivita.


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Dopo ripetuti sopralluoghi durante il mese di marzo del 1748, finalmente i primi reperti di Pompei vennero alla luce lunedì 1 aprile 1748. Si trattava di monete, dipinti, oggetti metallici ma anche dei resti di una taverna e di frammenti della strada romana antistante. Nella foto il re Carlo III di Borbone.


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Pianta del Teatro piccolo, detto anche Odeion ed in origine, prima che gli archeologi si rendessero conto di aver scoperto Pompei, chiamato "Stabiano".


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I primi scavi furono caratterizzati soprattutto da una pratica di "spoliazione", ossia i reperti venivano rimossi e portati presso il museo reale di Portici.

Tutto quello che non interessava, veniva riseppellito e spesso abbandonato.

Solamente 11 anni dopo, per volere di Maria Carolina (moglie di Ferdinando I di Borbone), gli scavi ripresero con intento sistematico. Fu allora che venne alla luce una prima parte consistente della struttura urbana di Pompei.


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Entro il novembre dello stesso 1748, riaffioravano i resti del maestoso anfiteatro, la prima grande struttura che indusse gli archeologi a convincersi di essere sul luogo dove sorgeva una città fiorente, e non solo un agglomerato di case isolate. Fu all'inizio del 1749 che ogni dubbio scomparve, quando fu trovata un'iscrizione che accennava ai "cittadini di Pompei"


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Sotto la dominazione napoleonica, con Gioacchino Murat gli scavi proseguirono e per la prima volta si decise l'impiego dei militari a protezione del sito, poichè oggetto di continui saccheggi. Fu sua moglie, appassionata di antichità classiche, a dare nuovamente impulso ai lavori arrivando ad impiegare fino a 400 uomini che reperì da due appaltatori privati.


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Dopo il 1860, sotto la guida dell'archeologo Giuseppe Fiorelli, nasce la Pompei "moderna". Fu proprio Fiorelli infatti ad intuire e applicare la tecnica dei "calchi", cioè il riempimento tramite colate di gesso delle impronte dei corpi lasciate dalle vittime dell'eruzione sul terreno coperto dalle ceneri. Nel 1887 nel suo "Scavi a Valle di Pompei " lo storico Ludovico Pepe descrive così la svolta scientifica del Fiorelli: "(questa intuizione) non fé' venire che al Fiorelli il mirabile pensiero di ricavarne le forme col getto dello gesso liquido, il cui risultato è di portarci come ad assistere all' agonia de' Pompeiani".


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Ritratto dell'archeologo e numismatico Giuseppe Fiorelli (1823-1896)


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Il Vesuvio seppellì Pompei, Ercolano, Oplonti e Stabia nel 79 dC.

La città sepolta entrò così nel mito :una sorta di Atlantide terrestre, di cui rimanevano tracce soltanto nei testi antichi. Il più famoso di tutti è laLettera a Tacitodi Plinio il Giovane, che assistette all'eruzione. Egli descrive la morte dello zio, Plinio il Vecchio, soffocato dai fumi mortali del vulcano.


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L'attività della montagna continuerà nei secoli. All'alba del 16 dicembre 1631 il vulcano si risveglia dopo 130 anni di quiescenza. Nel 1872 l'esplosione cancella i paesi di Massa e S.Sebastiano al Vesuvio.


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L'eruzione del 1906 fu la più violenta del XX secolo e fece 300 vittime tra la popolazione. Matilde Serao ne fu testimone e ci lasciò la sua drammatica testimonianza.


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Il Vesuvio si addormenterà dopo l'ultima eruzione, quella del 29 marzo 1944 durante l'occupazione Alleata.

Una delle ultime immagini della colonna di ceneri alta oltre 5000 metri è questa, scattata da una formazione di bombardieri B-25 Mitchell decollati proprio dal campo di aviazione di Napoli-Pompei, che sarà evacuato dopo che circa 90 aerei furono danneggiati irreparabilmente. 

Per la città addormentata, sarà l'ultima pioggia di ceneri e pomici.


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La storia di Pompei attraversa il mito che precedette la sua riscoperta, ispirò i grand tourists dell'800 e fu ricorrente nelle arti e nella letteratura a cavallo tra il XIX e il XX secolo. 

Il novecento portò con sè il cinema e Pompei fu uno dei primi argomenti nei kolossal degli anni '30. Del 1935 è infatti la pellicola "Last days of Pompeii". Nella foto, il bozzetto del fondale teatrale per la rappresentazione proprio dello spettacolo "gli ultimi giorni di Pompei".


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Locandina della versione cinematografica del 1959 di "Last Days of Pompei"


Una scena dell'eruzione del Vesuvio dal film del 2014 "Pompeii" di Paul W.S.Anderson


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Pink Floyd a Pompei

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Per tutta la prima metà dell'800 e sino all'Unità d'Italia, Pompei divenne una sorta di museo privato borbonico e fu meta degli intellettuali romantici durante il Grand Tour. Si ricordano, tra le più illustri, le visite di Alexandre Dumas e di Papa Pio IX.

Nella foto, l'affresco raffigurante Paquius Proculus e la moglie, una delle più famose opere ritrovate a Pompei.


I primi ritrovamenti archeologici di Pompei vengono alla luce lunedì 1 aprile 1748.

La storia per immagini degli scavi, delle opere e dei personaggi che nei secoli contribuiranno a restituire alla vista la città diventata mito, seppellita per più di 1600 anni da metri di cenere e detriti.

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