Economia
October 14 2013
Nel porno, si sa, vi fanno vedere tutto tranne i numeri (di bilancio). E se le sexy star e le principali case di produzione hanno raggiunto oggi forse il massimo storico della propria celebrità grazie alla diffusione praticamente illimitata in rete di fotografie, clip e addirittura interi film, proprio per questo i loro conti economici stanno conoscendo tutt'altra fortuna. Difficile fare una stima che abbracci il settore a livello mondiale. L'ipotesi di un mercato che al suo apice, nel 2006, valeva 20 miliardi di dollari non è mai stata confermata.
Ma considerando che le due capitali del porno sono storicamente Los Angeles e Budapest, e che la prima dispone di una quota di mercato nettamente superiore alla seconda (la quale, per inciso, per colpa della crisi ha visto molte produzioni spostarsi a Est: in Russia strutture e ingaggi costano ancora meno che in Ungheria), conoscere il fatturato dell'industria americana può dare un'idea dell'ampiezza del business. Secondo uno studio di Top Ten Reviews, società specializzata nella Web research, il fatturato generato da vendite e noleggio di Dvd, abbonamenti Internet, pay-per-view via cavo, servizi telefonici, locali a luci e rosse e infine riviste (prima tra tutte Penthouse, fallita proprio il mese scorso), sarebbe stato nel 2005 di 12,62 miliardi di dollari e nel 2006 di 13,33 miliardi di dollari. La stima è stata confermata anche da Paul Fishbein, president of the Adult Video News Media Network. Un'economia più che florida, considerato che nel 2001 Forbes aveva calcolato che i ricavi del porno americano non superavano i 3,9 miliardi di dollari. Da lì, il declino. Stando infatti a quanto sostiene la Free Speech Coalition (associazione non profit a tutela del settore), il mercato a partire dal 2007 si sarebbe contratto a livello globale del 50%.
Il dato è contenuto in un report che un'altra società americana, Covenant Eyes, attiva nel filtraggio dei contenuti on line, stila annualmente (l'edizione 2013 è disponibile in fondo all'articolo), e che fornisce una serie di proiezioni piuttosto interessanti. Innanzitutto il numero di ricerche in tema di pornografia effettuate sui principali motori on line: nel momento in cui si scrive il contatore segna 1.731.945.799 ricerche. Andate a controllare, e vedrete di quanto il valore sia aumentato nel lasso di tempo intercorso. Il “guaio” è che, sempre secondo il rapporto di Covenant Eyes, nove utenti su dieci usano Internet per accedere a materiale pornografico gratuito e non per sottoscrivere abbonamenti su siti specializzati (che comunque rappresentano ancora il 69% dei contenuti pay-per-view presenti in Rete). È una lenta agonia ciò che aspetta i professionisti dell'hard? Forse la possibilità di riscossa arriverà dal cellulare. Attualmente una ricerca su cinque effettuata sul servizio mobile di Google riguarda proprio il materiale pornografico, e il 24% dei possessori di smartphone, stando a quando dichiarato dal report, ammette di avere sulla memory card del telefonino un po' di roba piccante. È facendo leva su questo nuovo trend che la porn industry cercherà il rilancio, tanto è vero che secondo Juniper Research, a livello globale, il fatturato dell'hard su mobile si aggirerà nel 2015 intorno ai 2,8 miliardi di dollari, con un miliardo di abbonamenti ai siti specializzati. Qualcuno starà già obiettando che il display dello smartphone è troppo piccolo per godere a pieno di questo tipo di contenuti. Ma mettetevi il cuore in pace: almeno in questo caso, pare proprio che le dimensioni non contino.