Economia
March 01 2013
Offrono un rendimento sicuro, sino al 7% lordo all'anno, e costano poco o nulla. Sono probabilmente queste le due caratteristiche che permettono ai Buoni fruttiferi postali (Bfp) di essere tra i prodotti d'investimento preferiti dai risparmiatori italiani, visto che rappresentano circa il 6-7% della ricchezza finanziaria delle famiglie, per un valore complessivo di oltre 200 miliardi di euro. I Bfp, per chi non li conoscesse ancora, sono strumenti del risparmio distribuiti in esclusiva dagli sportelli di Poste Italiane , che somigliano molto ai vecchi e cari titoli di stato, come i Bot, i Cct e i Btp.
Con i Buoni del Tesoro, infatti, i Bfp hanno molti punti in comune: hanno lo stesso profilo di rischio, essendo emessi dalla Cassa Depositi e Prestiti e garantiti dallo Stato; sono soggetti allo stesso prelievo fiscale sui rendimenti maurati, che è pari 12,5% ed è più basso di oltre 7 punti rispetto alla tassazione del 20% che grava invece sulle altre rendite finanziarie incassate in Italia con le azioni, le obbligazioni, i fondi comuni d'investimento o i depositi bancari.
NESSUN RISCHIO DI PREZZO.
Tra i Buoni del Tesoro e quelli postali, però, esiste una differenza, oggi tutt'altro che trascurabile. I titoli di stato sono infatti quotati sul mercato e hanno dei prezzi che oscillano quotidianamente, esponendo l'investitore al rischio di subire delle perdite quando vuole rivenderli prima della scadenza (soprattutto oggi che le quotazioni dei Btp sono orientate verso il basso, a causa dei timori sulla sostenibilità del nostro debito pubblico e per l'incertezza del dopo-elezioni). I Bfp, invece,non hanno alcun rischio di prezzo, poiché l'investitore ha diritto a farseli rimborsare in qualsiasi momento al loro valore nominale (più gli eventuali rendimenti già maturati). Il capitale è dunque sempre al sicuro, a meno che (facendo gli scongiuri) lo stato italiano non finisca addirittura in bancarotta.
ACQUISTO GRATUITO.
Non va dimenticato, infine, che l'acquisto dei buoni fruttiferi è completamente gratuito: non vi sono commissioni di negoziazione né di gestione sul capitale investito. L'unica voce di spesa che grava si questi prodotti, oltre al prelievo del 12,5% sui rendimenti, è l'imposta di bollo introdotta dal governo Monti. Si tratta di un balzello pari allo 0,1% del capitale investito, con un importo minimo di 34,2 euro all'anno. Sono però esenti dalla tassa tutti i prortafogli investiti nei buoni postali che non superano il valore di 5mila euro.
Attualmente, le categorie di buoni fruttiferi vendute presso gli sportelli di Poste Italiane sono in totale 9. Alcuni, come i Bfp7insieme hanno un meccanismo di funzionamento non proprio facilissimo da capire, almeno per un risparmiatore poco avezzo a trattare coi numeri e con i calcoli dei rendimenti. Chi cerca prodotti un po' più semplici deve probabilmente indirizzarsi su altre 4 categorie di buoni postali oggi esistenti. Per parcheggiare la liquidità nel breve periodo, ad esempio, ci sono i Bfp a 18 mesi che, attualmente, rendono però poco: fino all'1% circa su base annua (0,875% netto). Per attuare dei piani di risparmio nel lungo termine, invece, i prodotti più indicati sono probabilmente i buoni postali ordinari, quelli dedicati ai minorenni e in particolare quelli indicizzati all'inflazione, che offrono un rendimento crescente nel tempo (tra lo 0,5 e il 2% lordo su base annua), più una rivalutazione pari all'aumento dei prezzi al consumo (esclusi i tabacchi).
Infine, non vanno dimenticati i Bfp 3x4 fedeltà, che garantiscono un interesse fino al 7% lordo annuo (poco più del 6% netto) . Per ottenere dei rendimenti così alti, però, bisogna tenere nel portafoglio i buoni per un periodo molto lungo, compreso tra 10 a 12 anni. Chi decide di farseli rimborsare prima, cioè entro il nono anno, incassa invece ogni 12 mesi un rendimento tra il 2,5 e il 4% lordo (tra il 2 e il 3,5% netto).
BANCOPOSTA, STANGATA ALLO SPORTELLO