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Courtesy of Four Seasons
Viaggi

La nuova primavera di Praga

Ancóra Praga, ma tirando via l’àncora: esplorando la città da una lussuosa barca in legno, con il sussurro del motore elettrico sotto le note di Chopin, Beethoven o della Moldava che corre via veloce, carica d’acqua.

Abbandonarsi ai racconti di nostalgia di Stepán, capitano esperto ed elegante, deejay ma di musica classica, che conduce tra canali e mulini nel cuore del centro storico, nei passaggi stretti tra i pilastri dei ponti, compreso il Ponte Carlo, che dal basso non straripa di pedoni, rimane quel che era, un raccordo di quartieri, di fasti e intrighi d’epoche perdute.

Stepán, il capitano della barca del Four SeasonsVenus Hasanuzzaman Kamrul

L’emozione galleggiante, con bollicine di prosecco per un brindisi a ogni ora, è una delle esperienze di punta del Four Seasons Hotel di Praga, avamposto raffinato e tranquillo per attutire l’impatto quasi brutale con una città in perenne subbuglio: per strada le folle sono la regola, le file ai monumenti meno, perché chi non prenota in anticipo rimane fuori, rimandato al giorno successivo.

L’albergo, che dalle stanze e i ristoranti spia il castello e gli altri simboli locali, è uno dei possibili antidoti per dosare l’irruenza di una destinazione che vive una nuova primavera: «Sta raggiungendo il suo massimo splendore… trovando un equilibrio tra il preservare il passato e abbracciare il futuro» come scrive il New York Times, che poche settimane fa ha dedicato un lungo approfondimento al buono e all’inedito di una delle mete più attraenti della vecchia Europa.

Se il quartiere ebraico, l’orologio astronomico, la maestosa cattedrale di San Vito rimangono ovvietà obbligate, ci sono deviazioni plurime che arricchiscono un soggiorno con un pieno d’autenticità. Senza allontanarsi dalle tappe imprescindibili: proprio nei dintorni del complesso monumentale del castello, ecco il Nuovo Mondo, dedalo di vicoli e case colorate, che oggi ospitano caffè vezzosi, locande di poche stanze, la spa Beerland con trattamenti alla birra, l’orgoglio liquido nazionale.

Per gustarla all’asciutto, senza doversi immergere in una vasca di bollicine, si può andare da Bohemia Goose, tra le ultime aperture in città: una birreria con produzione autonoma e piatti che vedono l’anatra in tutte le salse (in senso letterale) come protagonista. Per una cucina più tipica, a partire dall’immancabile gulasch, da provare è il ristorante Kuchyn, subito fuori l’uscita del castello: potrebbe sembrare un trappolone per turisti, invece è delizioso.

Uno scorcio della città vecchia e del ponte CarloVenus Hasanuzzaman Kamrul

Di turisti quasi non se ne vedono passeggiando per Karlín, che nei fine settimana, dopo il tramonto, è il ritrovo preferito tra i giovani. Lo snodo principale resta il centro culturale Kasárna, un’austera caserma dal cortile generoso, trasformata in uno spazio polifunzionale dove andare per mescolarsi con la gente del posto.

Le nuove strutture praghesi sono ubique e griffate: ecco la casa danzante, palazzo ballerino con le linee curve tanto care all’archistar Frank Gehry, che ha collaborato al progetto; ecco i dintorni della stazione ferroviaria Masaryk, con i lavori in corso da parte dello studio di Zaha Hadid: tocchi avveniristici per edifici pieni di verde, sul tetto ma non solo. Un bosco verticale e orizzontale.

Il vero fermento è però concentrato a Holesovice, quartiere eclettico, multietnico, dal fascino meno sfacciato e perciò più profondo, raggiungibile con una lunga passeggiata o poche fermate di tram dal castello: nel Palazzo delle fiere, che accoglie alcune mostre della Galleria Nazionale, s’incontrano opere di Pablo Picasso e Antonio Canova, poi ci si ferma per una fetta di torta nel bistrot del museo, il Kolektor Cafe, frequentato da hipster e studenti in abiti vintage.

Al Dox, il centro per l’arte contemporanea, ci s’imbarca su Gulliver, un dirigibile in legno adagiato sui tetti; per un aperitivo con film in inglese si va da Bio Oko, cinema vecchio stile con tocchi d’eccentricità: in platea alcune poltrone sono sostituite da sdraio da spiaggia e c’è pure un pezzo d’automobile con i sedili sui quali accomodarsi. Una sorta di drive-in, ma indoor.

Ritornando nel centro storico, la biblioteca barocca del Clementinum è una festa per gli occhi e per i post su Instagram, così come i panorami a 360 gradi dalla torre di Petrín, copia in scala ridotta della Tour Eiffel. I biglietti per entrambi i monumenti sono inclusi nel Prague Visitor Pass, che garantisce l’ingresso gratuito alle principali attrazioni della città e ai mezzi pubblici. Con qualche bonus: per esempio, per la torre dà accesso all’ascensore. Significa evitare una scalata di quasi 300 gradini, risparmiando le forze per una lunga giornata di cammino.

Praga resta una città pedonale, quasi completamente risparmiata dalle bombe durante la Seconda Guerra Mondiale: gli ultimi arrivati architettonici sono innesti, non sostituzioni. Mantiene una lieve ansia da cambiamento da fin de siècle, mentre ha perso, o nascosto meglio, le concessioni al testosterone: dieci anni fa, sulla lunga e stretta Piazza San Venceslao, si affacciavano localini notturni che promettevano evasioni erotiche. Qui, oggi ci sono le grandi catene dello shopping internazionale. È il passo della globalizzazione, per ora relegata al centro storico. L’autenticità di Praga si rifugia nei dintorni: la nuova trasgressione è il piacere di cercarla.

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