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May 08 2014
Una frase buttata lì, in mezzo a tanto miele e ai progetti per il Mondiale che incombe. Cesare Prandelli dovrà consegnare entro il 13 maggio la sta dei 30 azzurri da cui poi scegliere i 23 che voleranno in Brasile. Sono ore di grandi pensieri e dubbi, soprattutto in attacco dove la stagione strepitosa di Immobile e Destro (e le difficoltà di Balotelli) hanno mischiato le carte. Chi sale sull'aereo per Rio de Janeiro? "Nessuno può essere sicuro, nemmeno Balotelli" dice il ct, ma è quasi pretattica. Il milanista ci sarà e con lui anche Cassano. Poi il buio. Ed è proprio in questo clima che la frase buttata lì su Pepito Rossi suona quasi come una sentenza.
Cosa dice Prandelli? A domanda sulle chance di Pepito Rossi risponde così: "Giuseppe merita tutto il nostro affetto, sono felice per il gol e lo aspetterò fino all'ultimo però sapete che avevo detto che avrei voluto vederlo in quattro-cinque partite...". L'intervista al Corriere dello Sport va considerata una specie di confessione pre-convocazioni e, dunque, sono parole che vanno pesate. Prandelli è stato il primo a garantire a Rossi che lo avrebbe atteso fino all'ultimo quando, lo scorso 5 gennaio, un intervento di Rinaudo lo ha costretto ai box. Pepito si è aggrappato anche a quello per tornare in tempo.
Ora sono passati quattro mesi (pochi considerando la storia medica del ginocchio dell'attaccante), Rossi è tornato in campo e si è candidato apertamente per una maglia azzurra. Ci sarebbe tutto per chiamarlo e chiudere il cerchio. In fondo da qui al debutto in Brasile passeranno ancora 5 settimane e c'è tempo per rifinire la condizione atletica. Invece il ct sembra frenare. "Avevo detto che avrei voluto vederlo in quattro-cinque partite..." spiega. Non potrà farlo. Rossi ha rimesso piede in campo per 19' nella sfortunata finale di Coppa Italia contro il Napoli e poi ne ha giocati altri 25 contro il Sassuolo segnando quasi subito e sfiorando anche la doppietta.
Ad andare bene potrà mettere nelle gambe altri 180 minuti se Montella decidesse di dargli la maglia titolare contro Livorno e Torino. Cronometro alla mano non ci siamo. Si arriva a tre partite (scarse) al massimo. Ma Prandelli è dubbioso. Si può fare a meno di un giocatore che nel mezzo campionato che ha disputato ha segnato 15 gol (uno ogni 94'), che a differenza di altri è irreprensibile anche fuori dal campo e che sarebbe un modello di comportamento in uno spogliatoio già sufficientemente problematico? Si può tradire quella promessa per imbarcare verso il Brasile un altro attaccante? In fondo Rossi era la prima scelta del ct. Lui e Balotelli.
Serve uno scatto e un po' di coraggio. Prandelli porti Pepito in Brasile e se anche non sarà una garanzia al cento per cento per tenuta fisica poco importa. Può essere decisivo anche entrando in corsa, giocando meno, ritagliandosi (senza alzare la voce) uno spazio diverso. In fondo è un discorso simile a quello che riguarda Cassano. A meno che il ballottaggio non sia proprio tra Rossi e Cassano con un solo posto a disposizione. Prandelli ci pensa e riflette. Il passato, però, suggerisce coraggio. Se Pepito andrà al Mondiale, sarà dopo aver giocato al massimo tre partite.
Proprio come Paolo Rossi (poi Pablito) nel 1982. Fine squalifica per il Totonero nel mese di aprile, dopo due anni di inattività, primi passi in campo il 2 maggio 1982 a Udine (vittoria della Juventus per 5-1 e gol di testa di Rossi al minuto 49) e tre sole presenze prima della chiamata di Bearzot. Che non ebbe dubbi, scommise e vinse. Anche allora Pablito non dava certezze e, infatti, il suo girone eliminatorio a Vigo fu un calvario con contestazioni annesse. Poi Rossi esplose facendoci vincere il Mondiale. Stesso nome, assonanza nel soprannome e stesso numero di partite. Davvero Prandelli non vuole provarci?
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