Lifestyle
October 19 2016
Mancano 6 giorni all’inizio dell’attesissima stagione Nba 2016/2017, che prenderà il via a Cleveland il prossimo 25 ottobre. Eppure già da un paio di settimane girano in rete i video di highlights – l’ultimo, incredibile, della chase down di LeBron James contro Washington - come fossimo già in regular season. Trattasi invece della temibile Preseason Nba che in una lega nella quale ancora tiene banco la polemica sull’eccessivo numero di partite (82, più 4 serie di playoff per chi si gioca il titolo), allunga la stagione di ulteriori 7-8 match, che si svolgono in circa tre settimane costringendo alcune squadre a giocare anche per due giorni consecutivi.
Parliamo comunque di amichevoli dove gli allenatori centellinano le proprie stelle con minutaggi prestabiliti per lasciare il palcoscenico agli ultimi uomini della panchina che lì si giocano il loro spazio o addirittura la loro permanenza in squadra. Tutto giusto, o quasi, se non fosse che la Preseason ha tagliato ulteriormente i training camp, quella che in Italia si chiama preparazione, ritiro per i calciofili. Stando alle parole del loro coach Mike Malone, i Denver Nuggets non si sono allenati per più di cinque giorni! Poco per preparare fisico e mente alle 82 e più partite a venire.
Per non parlare del rischio infortuni – non si diceva, a tal proposito, che proprio le troppe partite di regular season ne erano la causa principale? – che per quanto possa essere ridotto al minino da un approccio soft alle partite non puoi mai essere del tutto escluso. Un’evenienza che non può essere compensata dalla possibilità per i tifosi di vedere i loro idoli in campo qualche settimana prima. Anche perché il contesto, con palazzetti spesso di secondo piano e pieni per metà – per il biglietto comunque si paga.. – non è neanche lontanamente vicino a quello scintillante di una partita di stagione regolare.
Insomma è davvero difficile spiegare la Preseason Nba; anche perché la gran parte dei giocatori pare essere d’accordo sul fatto che di partite-allenamento ce ne siano già troppe durante l'infinita regular season che costringe inevitabilmente atleti, e staff, a centellinare gli sforzi. C’è però anche chi, come l’ala dei Blazers Meyers Leonard, ha pochi dubbi sulla faccenda: “Sono pagato milioni per giocare a pallacanestro. Non vedo perché non dovrei giocare tutte le volte che me lo chiedono”.