Musica
December 08 2020
Una "prima" d'eccezione, ha detto il Sovrintendente, in un tempo eccezionale. Ma anche la prima volta, ripeto io, di una via espressiva che nessuno pretende definitiva e che però non cesserà con la pandemia. Perché se nasce in un tempo di tragedia ed evoca in moltissimi la forza di rinascita, l'emozione dell'assistervi, e suscita speranza, come il buon seme nel terreno fertile, comincia dal primo tocco a vivere d'un respiro suo nell'immaginazione di ciascuno e diventa così valore universale.
La Scala anche stavolta, come già nella sua storia, ha gettato lo sguardo e la sua luce di là dal buio; e l'ha fatto non con un'opera messa propriamente in scena, seppure senza pubblico, ma scorgendo una via espressiva nuova, appunto. Perché oggi, piaccia o no, nulla è come prima e nulla sarà più come noi lo conosciamo. E "...a riveder le stelle", una via espressiva nuova è stato nell'insieme. In attesa non passiva, scandita da tutto un ribollire di ideali e idee, che ogni bellezza del mondo anteCovid, costretta a sopirsi dal virus, si svegli sicura nel mondo del dopo.
È per questo, anzi, fosse anche solo per questo, che lo sforzo di non abbracciarli tutti stretti stretti, i protagonisti e chi ha svolto il suo compito in ogni ruolo ieri sera, è stato grande. Poi vengano pure bene, qua e là, i sopraccigli alzati, giusta occasione di riflessione, studio e crescita, che ogni critica di valore suggerisce. Ma nulla questi tolgono, però, al valore generale di quel che di profondo già da adesso muove, ovunque, ciò che l'altra sera, a Milano, è stato.
Grazie a Dominique Meyer, a Riccardo Chailly e a Davide Livermore, a Michele Gamba, Manuel Legris e Bruno Casoni, ai cantanti e ai ballerini solisti, all'orchestra e al coro e al balletto, agli attori e scrittori coinvolti, alle maestranze e ai tecnici di scena, costumi, scenografia digitale e luci, ai collaboratori alla sceneggiatura, alle maschere, ai soci fondatori, agli sponsor e alle case di moda che pur in un anno tanto tragico hanno confermato presenza e supporto, alla direzione generale, agli addetti della sovrintendenza, dell'amministrazione e dell'ufficio stampa. Grazie alla RAI e ai canali internazionali di diffusione. Ultimi, ma non ultimi, grazie ai colleghi consiglieri e al presidente del consiglio di amministrazione. E, infine, grazie a Milano, alla Lombardia, all'Italia, alla nostra Storia.