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March 27 2017
Mentre Matteo Renzi vola nelle preferenze degli iscritti che stanno votando presso i loro circoli in vista delle primarie Pd del 30 aprile (Renzi è intorno al 68%, Andrea Orlando tra il 27 e il 30% mentre Emiliano sfiora il 2%), quasi tutti i politici e gli amministratori locali della galassia dem hanno ormai ufficializzato con chi sono schierati.
Matteo Renzi
Il segretario uscente ha l'appoggio incondizionato di gran parte dell'attuale governo a cominciare dal premier Paolo Gentiloni, tra i cosiddetti renziani della primissima ora, scelto dall'ex presidente del Consiglio prima come ministro degli Esteri e poi per succedergli a Palazzo Chigi in seguito alle dimissioni post referendarie.
Maurizio Martina, ministro dell'Agricoltura, è il vice che Renzi ha voluto al suo fianco per la campagna congressuale. E se appare scontato il sostegno del fedelissimo Luca Lottie prevedibile quello di un altro renziano come Graziano Delrio, ma anche di Marianna Madia, Roberta Pinotti e Valeria Fedeli, un grande peso (per la forza dei numeri che ha sia nei gruppi parlamentari che dentro il partito) ce l'ha la scelta del ministro della Cultura Dario Franceschini. Anche un nome in forte ascesa come quello del ministro dell'Interno Marco Minniti appoggerà Renzi e altrettanti molti sottosegretari a cominciare dalla pasionaria Teresa Bellanova, nuova testimonial femminile del renzismo dopo Maria Elena Boschi (finita un po' in ombra).
Per quanto riguarda i governatori dem, la stragrande maggioranza (dall'emiliano Stefano Bonaccini al campano Vincenzo De Luca) tifa per l'ex segretario, con l'eccezione, di peso (soprattutto in logica romana) di quello del Lazio Nicola Zingaretti che ha deciso di seguire Andrea Orlando. Non hanno ancora ufficializzato la loro posizione né l'ex primo segretario del Pd Walter Veltroni (che pure in una delle ultime assemblee nazionali aveva tenuto un discorso a sostegno della linea renziana) né Arturo Parisi, uno dei padri dell'Ulivo finora sempre schierato con Matteo Renzi. Nessun dubbio invece sul sostegno dell'ex sindaco di Torino Piero Fassino.
Andrea Orlando
L'ultimo in ordine di tempo a schierarsi con il ministro della Giustizia è l'ex premier Enrico Letta. Ospite della trasmissione di Rai3 “In mezz'ora”, il direttore della scuola francese di affari internazionali Sciences Po ha dichiarato di voler dare ancora una chance al partito, pur rinunciando a scendere in campo in prima persona, sostenendo Orlando. "Credo che Orlando voglia unire il Pd che è un campo largo, non è un comitato elettorale di un capo" ha anche aggiunto rifilando una stilettata al suo successore a Palazzo Chigi.
Ma sono soprattutto gli ex Ds del Pd ad essersi ritrovati insieme intorno alla candidatura del Guardasigilli. Pur appartenendo ad aree diverse del partito, sia Gianni Cuperlo (già candidato contro Renzi alle primarie del 2013 quando finì 68 a 18 per l'ex segretario) che l'ex ministro del Lavoro Cesare Damiano sono tra gli ideatori e principali sponsor della candidatura di Orlando. Dell'attuale compagine di governo, schierata in massa con Renzi, ha invece optato per il collega ministro la responsabile dei Rapporti con il Parlamento, nominata da Paolo Gentiloni, Anna Finocchiaro.
Tra i governatori dem c'è il laziale Nicola Zingaretti. Un nome di peso visto che la piazza romana, in particolare, non è mai stata particolarmente a favore del fiorentino e che l'influenza di Zingaretti, come di Goffredo Bettini, l'europarlamentare considerato per anni in deus ex machina della politica capitolina, è qui molto forte soprattutto tra i militanti.
Orlando può contare anche sui prodiani guidati dalla vicepresidente del Pd Sandra Zampa, storica portavoce di Romano Prodi. Il professore non ha ancora ufficializzato la sua scelta ma c'è chi scommette che la sua scelta ricadrà sul Guardasigilli. Altrettanto è previsto che faccia un altro nome da novanta della sinistra italiana: Giorgio Napolitano. La stima dell'ex presidente della Repubblica nei confronti del giovane ministro è infatti nota da tempo.
Michele Emiliano
I risultati che stanno arrivando dai circoli non stanno certo premiando la figura del governatore della Puglia Michele Emiliano. Lui ha già messo in conto di arrivare ultimo in questa prima fase e di volersela giocare tutta nella seconda quando a votare saranno chiamati tutti i simpatizzanti e gli elettori del Pd anche non iscritti. Inoltre c'è da dire che i circoli del Sud non si sono ancora finora espressi ed è probabile che le sue quotazioni risalgano. La soglia obbligatoria è quella del 5% su base nazionale. Qualora Emiliano non la raggiungesse, la sua corsa infatti finirebbe prima e a sfidarsi il 30 aprile nelle primarie aperte sarebbero solo Renzi e Orlando. Il governatore sconta da una parte il fatto di essere molto poco conosciuto al Nord, dall'altra l'altalena “vado, resto” dei giorni drammatici della scissione quando inizialmente sembrava determinato a seguire D'Alema, Bersani e gli altri verso l'uscita dal Pd per fermarsi alla fine un attimo prima e fare dietrofront giunto sulla soglia.
I parlamentari che oggi si stanno spendendo per lui sono in tutto una decina. Tra i più attivi i pugliesi Francesco Boccia e Dario Ginefra, il deputato di origini marocchine Khalid Chaouki e il romano Umberto Marroni. Tra i senatori Emiliano può contare sul siciliano Giuseppe Lumia. Ecco perché per potersi giocarsi la sua partita in queste primarie Pd, il magistrato in aspettativa sarà probabilmente costretto a dover pescare soprattutto fuori dal Pd.