Tecnologia
September 17 2018
Facebook e le fake news. Si creda o no al fatto che diffondere informazioni false sia un pericolo per la democrazia (non è l'unico pericolo ma la disinformazione di massa è un bel problema per le società aperte e liberali che hanno anche - non solo - nelle opinioni pubbliche e nella società civile un indispensabile contrappeso alle maggioranze), e che Facebook sia stato e sia ancora un formidabile distributore di bufale dannose; ecco, comunque, la pensiate, dovete anche sapere che nel frattempo, il network di Zuckerbeg sta facendo alcune cose importanti per redimersi.
Dobbiamo dargliene atto. I risultati cominciano a vedersi e non sono solo un'impressione.
Uno studio pubblicato da tre ricercatori della Stanford University e della New York University ha misurato questo progresso.
I risultati, in sintesi, dicono che l'interazione sulle storie postate su Facebook prodotte dai 570 siti web identificati come creatori di fake news si è ridotta in maniera notevole a partire dall'inizio del 2017, in sostanza dopo le elezioni presidenziali Usa.
Nel momento di massima capacità di coinvolgimento dei siti produttori di fake news (ultimo trimestre 2016) si registravano 200 milioni di interazioni, in luglio 2018 erano scese a 70 milioni (che sono sempre tante, troppe, in effetti).
Il dato è rilevante perché nello stesso periodo invece, su Twitter le interazioni sui post in arrivo dai medesimi siti sono state abbastanza stabili, fra i quattro e i sei milioni.
I ricercatori non hanno d'altra parte riscontrato un simile cambiamento nel coinvolgimento degli utenti sui due social network, per i post provenienti da altri siti (non tossici) di attualità, cultura o economia.
In sostanza prima e dopo le elezioni i rapporti di interazione con le storie fra Facebook e Twitter sono cambiati solo in relazione ai contenuti di fake news. Buon segno dunque per Facebook, pessimo invece per Twitter. Anche se, la dimensione assoluta di Facebook rende la creatura di Zuckerbeg molto più pericolosa per l'equilibrio democratico.
Il miglioramento nelle prestazioni del social network più popolare contro le fake news è frutto di investimenti in moderatori in carne e ossa, e nell'impiego di software di intelligenza artificiale per intercettare le attività di disinformazione. Insomma qualche spiraglio si vede.