Televisione
September 20 2024
Nel 2019 Netflix ha investito un milione di dollari per ottenere l'accesso all’archivio di Prince (1958-2016), un tesoro contenente innumerevoli nastri audio e video, fotografie e documenti. L’obiettivo era produrre una serie di documentari sull'iconico artista, affidando il progetto al regista Ezra Edelman, celebre per il suo lavoro in ambito musicale e sportivo, meglio conosciuto per il documentario “OJ: Made in America”.
Edelman ha lavorato a lungo e in silenzio al monumentale documentario, realizzando un ritratto dell'artista di ben nove ore. Tuttavia, questo superava l'accordo iniziale, che prevedeva una serie della durata di sei ore. Questa discrepanza avrebbe consentito agli eredi di Prince di trattenere i diritti musicali, creando un ostacolo cruciale: un documentario su Prince senza la sua musica sarebbe infatti privo di grande impatto artistico e commerciale.
Ad ogni modo, secondo chi ha assistito alle proiezioni private, l’opera è straordinaria e offre un quadro completo del talento e della vulnerabilità di Prince. Tuttavia, il documentario è attualmente bloccato, e il suo futuro resta incerto.
La morte di Prince nel 2016 ha aperto la strada a una lunga battaglia legale, poiché l’artista non aveva lasciato testamento. Gli eredi – una sorella e alcuni fratellastri – si sono divisi: alcuni hanno venduto le loro quote a una società esterna, mentre altri, supportati dall'avvocato L. Londell McMillan, che in passato aveva rappresentato l’artista, hanno preferito gestire direttamente il proprio patrimonio. È proprio quest’ultimo gruppo che starebbe ostacolando l’uscita del documentario, sostenendo che il film mostri lati oscuri della vita di Prince, come episodi di violenza contro una fidanzata, accuse di antisemitismo riguardanti l’album The Rainbow Children, e la discrepanza tra la sua pubblica condanna delle droghe e la sua morte per overdose di fentanyl.
In una dichiarazione a USA TODAY, la Prince Legacy LLC, composta dai familiari del cantante, insieme alla casa editrice musicale Primary Wave Music, ha affermato che "Coloro che hanno la responsabilità di realizzare i desideri di Prince onoreranno la sua creatività e il suo genio. Stiamo lavorando per risolvere le questioni riguardanti il documentario in modo che la sua storia possa essere raccontata in un modo che sia fattualmente corretto e non travisi o sensazionalizzi la sua vita", si legge nella dichiarazione. "Non vediamo l'ora di continuare a condividere i doni di Prince e celebrare il suo impatto profondo e duraturo sul mondo".
Nel documentario vengono affrontate delicate testimonianze, tra cui quelle di alcune ex partner di Prince. Jill Jones, ad esempio, ha raccontato di un episodio del 1984, in cui una serata con il cantante si trasformò in atti di violenza fisica. Jones ha dichiarato di non aver denunciato l’accaduto perché il manager di Prince le disse che avrebbe potuto distruggere la sua carriera. Nonostante l’episodio, Jones afferma di aver continuato a provare amore per lui.
Anche Mayte Garcia, ex moglie di Prince, ha offerto una testimonianza significativa. I due si incontrarono quando Garcia aveva solo 16 anni e Prince 35. In una lettera che le scrisse una volta, mostrata nel documentario, Prince disse: "Una delle ragioni principali per cui ti amo e ti adoro è perché non hai una storia. E la cosa più bella è che non ne desideri una".
Si sposarono quando lei aveva 22 anni, e nella loro prima notte di nozze, Prince le dedicò due canzoni: "Friend, Lover, Sister, Mother/Wife" e "Let's Have a Baby".
La coppia in seguito perse tragicamente il loro bambino poco dopo la nascita, un evento che segnò profondamente il loro matrimonio. Garcia ricorda un episodio particolarmente freddo, avvenuto una settimana dopo la morte del figlio, quando Prince, trovandola in lacrime, le annunciò che avrebbero partecipato a un'intervista con Oprah. Il loro matrimonio non resistette a questi traumi, ma nel documentario Garcia non critica apertamente il cantante.
Alcuni ex collaboratori di Prince hanno ricordato la sua natura autoritaria. Lisa Coleman, membro della band The Revolution, ha raccontato che, quando la band chiedeva un aumento di stipendio, Prince rispondeva che, se lo amavano davvero, non avrebbero chiesto di più. Wendy Melvoin, altra componente della band, ha ricordato come Prince, in un periodo in cui divenne più religioso, le chiese di rinnegare la sua omosessualità come condizione per ricomporre la band. Questo comportamento sembra contrastare con l'immagine pubblica di Prince, celebrata per la libertà sessuale. Secondo il Times, si tratta di una delle parti del film che gli eredi di Prince hanno chiesto di modificare o rimuovere.
Il documentario esplora anche l’infanzia difficile di Prince. Cacciato di casa prima dalla madre, a 12 anni, e poi dal padre a 14, l’artista ha vissuto un’infanzia segnata da abusi, come raccontato dalla sorella Tyka Nelson all’interno del documentario.
Malgrado il successo raggiunto, il rapporto con i genitori rimase complicato, con il padre che in seguito cercò di attribuirsi meriti nel successo del figlio.
Dopo aver proiettato il film davanti agli eredi di Prince, il team di Edelman ha ricevuto una lista di 17 pagine di modifiche da apportare. Alcuni cambiamenti sono stati fatti, ma non sono stati comunque sufficienti a risolvere i dissidi.
Netflix, in seguito, ha confermato che i problemi con gli eredi del cantante sono stati una delle cause del blocco del documentario, ma non ha fornito ulteriori dettagli. "Questo progetto documentario si è dimostrato tanto complesso quanto Prince stesso", si legge nella dichiarazione. "Abbiamo studiato meticolosamente la vita di Prince e lavorato duramente per supportare la serie di Ezra. Ma ci sono ancora importanti problemi contrattuali che stanno ritardando l'uscita del documentario".
La morte dell’artista, avvenuta nel 2016 per un'overdose accidentale di fentanyl, ha lasciato dietro di sé non solo un’eredità musicale inestimabile, ma anche una serie di questioni irrisolte che continuano a ritardare la possibilità di raccontare liberamente la sua storia.