Economia
October 25 2024
Quando sentiamo parlare di private equity, di private debt o di private infrastructure pensiamo a una forma di investimento adatta ai fondi pensione, alle tesorerie delle grandi e ricche università americane e agli altri investitori istituzionali, magari al massimo a qualche privato particolarmente abbiente che attraverso il suo family office.
Ci mostrano che questa asset class è in grande espansione (si veda il grafico sottostante del Financial Times che mostra la crescita delle masse investite per esempio nel private equity), ma non ci basta.
Subito dopo infatti pensiamo alla complessità e all’illiquidità classica di questi strumenti, alla difficoltà nel capirne l’effettivo rendimento (IRR chi era costui?), alla non familiarità con nomi quali Partners Group, Hamilton Lane, Stepstone, Neuberger Berman, Ardian parlando di stranieri, che sono invece realtà solide e conosciute, che fanno questo mestiere piuttosto bene da qualche decina d’anni. O di altri nomi quali Obsidian Capital, 21 Invest, Praesidium, Wise Equity per parlare invece di players italici, probabilmente ancora meno noti al grande pubblico e agli investitori.
In realtà quello che è accaduto negli ultimi tre/quattro anni ha ampliato la platea di soggetti che possono investire in questa asset class andando a includere anche una fetta di clientela privata di fascia media e alta.
Qualcuno la definisce la “democratizzazione dei private markets”, termine che a me personalmente non piace, ma che dà comunque questa idea di maggiore apertura.
E ha reso molto più semplici le modalità di investimento, naturalmente per chi ha un profilo di rischio coerente e adeguato a questa asset class.
Come è avvenuto questo cambiamento?
Le iniziative nel campo dei private markets da parte di banche italiane iniziano a essere abbastanza numerose anche se non tutti i players si sono mossi.
Fra le proposte oggi presenti sul mercato ricordiamo l’iniziativa di Banca Patrimoni Sella & C. che in collaborazione con Amundi distribuirà in esclusiva per il nostro paese un ELTIF su private equity che permette di investire in tutte le aziende nelle quali il fondo Investindustrial VIII entrerà e che avrà un focus sul Sud Europa come da tradizione per la società della famiglia Bonomi.
Altra iniziativa degna di nota è quella di Pictet che ha da poco lanciato un ELTIF dedicato al private equity tematico con focus su environment (economia circolare, consumi sostenibili, controllo dell’inquinamento, tecnologie abilitanti e riduzione dei gas serra). Si tratterà di 20-25 co-investimenti attuati tramite i gestori partners dell’asset manager svizzero. Focus su Nord America ed Europa.
E infine la partnership fra Mediobanca e la svizzera Partners Group che permetterà ai Clienti della banca milanese di investire nella Global Value Sicav un fondo evergreen nato ben 17 anni fa che ha come sottostante oltre 500 investimenti ed è diversificato a livello mondiale.