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Carlo, l’uomo che non riesce a farsi re

di Erica Orsini - da Londra

Adesso che i giornali non fanno altro che pubblicare inquietanti ricostruzioni della faccetta del nascituro, figuriamoci se qualcuno nel regno si preoccupa più di quando il principe di Galles verrà designato re. Al massimo uscirà qualche altro sondaggio per raccontare come la gente preferisca vedere suo figlio sul trono al posto suo. Il primogenito di Elisabetta II ne è ben consapevole, ma non significa che non gli bruci.

Dice: «Sono elettrizzato, ovviamente, all’idea di diventare nonno alla mia età». Aveva detto di sentirsi così anche in occasione dell’annuncio dell’imminente matrimonio di William e Kate, aggiungendo poi con pungente ironia quel «del resto hanno già fatto abbastanza pratica», diretta allusione ai periodi di convivenza che i due avevano sperimentato. Adesso è in arrivo il suo primo nipotino, o nipotina, qualcuno pensa già a un bel paio di gemelli. Chissà se Carlo è poi davvero così elettrizzato alla prospettiva di ritrovarsi uno o due marmocchi tra i piedi, per giunta futuri eredi al trono. In realtà la notizia della gravidanza della duchessa di Cambridge al principe ereditario più longevo della storia britannica deve essere apparsa come l’ennesimo colpo del destino.

Non bastava la promessa rinnovata da sua madre Elisabetta II, durante le celebrazioni del giubileo di diamante, di «dedicare la propria vita al suo paese». Non bastava quel matrimonio da cinema tra William e Kate, con lui perdutamente innamorato e lei radiosamente matura, algida e ipocrita al punto giusto, perfetta per farsi adorare dai sudditi di sua maestà quasi più dell’indimenticata Diana. Ora ci si mette anche la nascita dell’erede tanto desiderato. E Carlo, che erede lo è da troppo tempo, vede allontanarsi di nuovo quel trono rincorso da una vita.

«Chissà se sarò mai re» aveva ammesso tra le righe nel 2003, alla morte della regina madre, sua guida spirituale e madre elettiva. Un attimo di confusione subito ricacciato in un angolo dell’anima insieme alle lacrime sgorgate copiose per l’amatissima nonnina, forte come una roccia, che se n’era andata lasciandolo senza le telefonate quotidiane e la sua risata contagiosa. Il dubbio però gli è rimasto dentro.

«Carlo e Camilla fanno parte di quella generazione sandwich che tutti tendono a dimenticare» hanno scritto i giornali, fotografando l’immagine di questo principe ereditario cresciuto per diventare monarca che rischia di lasciare in eredità le cose portate a termine nel corso del suo lunghissimo apprendistato piuttosto che quelle maturate durante un regno che si preannuncia breve fin d’ora. È chiaro infatti che re Carlo non festeggerà mai il giubileo di diamante come ha fatto sua madre.

Dev’essere una ben triste prospettiva per lui. Privato di un’infanzia felice da due genitori troppo presi da se stessi, relegato nelle severe «boarding school» a formarsi un carattere forte, avviato per tradizione alla carriera militare, Carlo aveva perfino sposato quella che tutti gli avevano consigliato come la donna giusta. Giovane e impacciata, timida e senza esperienza, bella come una principessa delle favole, Diana gli era apparsa come la compagna che l’avrebbe portato direttamente sul trono del Regno Unito, sorvolando come da copione sui suoi tradimenti, celando al pubblico le sue debolezze, perdonandogli meschineria e mancanza di sensibilità. Nei pochi anni felici dell’unione con l’ex signorina Spencer, Carlo ha creduto davvero che la corona potesse essere sua. Peccato che Diana si sia rivelata molto più forte, determinata e indipendente di quanto lui pensasse.

Soprattutto, la «principessa del popolo» s’illudeva di essere stata sposata per amore. Quando si rese conto che così non era, ci mise un po’ a liberarsi dalla prigione dorata che la famiglia le aveva costruito attorno. «Non avrai mica creduto che sarei stato l’unico membro reale a non avere un’amante» le aveva sibilato Carlo un giorno, alludendo alla sua relazione mai interrotta con Camilla Parker Bowles che poi sarebbe diventata la sua seconda moglie. Ma Diana non accettò di fare la consorte di comodo, tormentata dai disturbi alimentari, depressa e infelice. A un certo punto buttò tutto all’aria, chiese il divorzio e lo ottenne, gettando definitivamente alle ortiche anche la corona di Carlo.

È da allora che, tra alterne fortune, l’immagine del principe viene collocata tra quelle degli eterni eredi al trono. Sembra avere sempre di fronte a sé la personalità vincente di qualcun altro che lo relega nell’ombra. Prima è stata sua madre a tarpargli le ali, ora è suo figlio William a oscurarlo, sebbene questi abbia dichiarato spesso di non volere bypassare il padre. «Give my father a break», concedete una tregua a mio padre, disse nel giugno 2003 in occasione del suo 21° compleanno, in un inatteso tributo alla figura paterna, teso a rimarcare la personalità di «uomo intelligente, colto e impegnato, troppo spesso frainteso dai suoi sudditi». «Ha fatto e fa un sacco di cose incredibili» spiegò William in un’intervista «vorrei solo che fossero più visibili per la gente perché lui ha vissuto momenti duri, li ha superati ed è ancora una persona positiva».

Nel 2008, quando Carlo compì 60 anni, William ribadì di volere fare il soldato e non il re, dichiarazione ripetuta nell’anno del suo matrimonio con Kate Middleton, ma poi parzialmente ritrattata nei fatti, sempre più impegnato com’è in incarichi di rappresentanza per conto della nonna Elisabetta. Nel frattempo Carlo continua a essere visto dall’opinione pubblica come un personaggio «troppo eccentrico per essere re, che parla con le piante e si dedica alla coltivazione dei prodotti biologici», e dai politici come una spina nel fianco, poco neutrale e con pericolose idee conservatrici o avanguardiste, a seconda che si tratti di affrontare temi architettonici o di medicina alternativa. E, sebbene figuri tuttora come il membro più impegnato dell’intera famiglia reale, le sue associazioni di beneficenza non bastano a fargli recuperare consensi.

Agli occhi della maggioranza continua a rappresentare l’Inghilterra dei pub di villaggio, contro la cui scomparsa si è a lungo battuto. Per il governo, a partire da quello laburista di Tony Blair, ha invece sempre costituito un fastidioso ingombro, pronto com’era a dire la sua in qualsiasi frangente senza mai rimanere al proprio posto. Dal punto di vista squisitamente estetico, poi, lui e Camilla non possono certo competere con la bellezza sfolgorante di suo figlio e sua nuora. «Essere eredi al trono non è un ruolo, è una condizione» ha scritto il commediografo inglese Alan Bennett nel suo libro La pazzia di re Giorgio. E nessuno lo sa meglio di Carlo. In molti si sono chiesti negli anni se questa benedetta corona lui l’abbia mai voluta. Un giorno a un giornalista che gli chiedeva se Camilla sarebbe mai potuta diventare regina, rispose con noncuranza: «Queen Camilla? Vedremo, non è vero cara?». Quel verbo, coniugato al futuro è diventato la colonna sonora della sua vita.

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