Lifestyle
October 11 2013
“Le ragazze oggi hanno una scarsa opinione di se e del proprio corpo: in un’età critica come l’adolescenza questa visione distorta della bellezza può provocare davvero moltissimi danni. A cominciare dai disturbi dell’alimentazione”. A parlare è Mauro Grimoldi, presidente dell’ordine degli psicologi della Lombardia che quotidianamente si confronta con ragazzine che si sentono giudicate per il loro aspetto fisico.
A quale problema ci troviamo di fronte?
“Le ragazze oggi si trovano a confrontarsi con modelli che, il più delle volte, non rispecchiano la realtà e si sentono costantemente messe sotto pressione: mentre i maschi, se costretti ad affrontare una difficoltà hanno la tendenza ad esternare la loro rabbia e la loro negatività, le femmine, soprattutto in un’età difficile come l’adolescenza e la pre-adolescenza, credono di poter risolvere da sole i loro problemi che in questo modo diventano sempre più grandi fino ad esplodere non solo nelle loro mani, ma su tutta la famiglia”.
Ma esiste un modo per andare incontro a queste problematicità senza sconvolgere gli equilibri già fragili del nucleo famigliare?
“Purtroppo nel momento in cui si inizia a parlare di questo tipo di argomento in casa significa che il problema esiste già. Il mio consiglio è quindi quello di rivolgersi all’esterno per trovare supporto psicologico e aiuto. Se il disturbo è infatti conclamato, difficilmente i genitori, seppur con tutto l’amore che possano avere per i figli, riuscirebbero ad affrontare la situazione in modo obiettivo”.
Quale avvertimento si sente di dare a un genitore che si trova a combattere con i disturbi alimentari della figlia?
“Mi rendo conto che è più difficile a dirsi che a farsi, ma il miglior modo per non opprimere ancor di più una ragazza che riversa i suoi problemi sul cibo, è proprio quello di non considerare il cibo come un problema. Mi spiego: per l’adolescente il nutrimento è il mezzo attraverso il quale combattere le sue battaglie e sa di essere ascoltata solo in merito a ciò. La ragazzina, almeno inizialmente, si serve del cibo per far valere le sue posizioni e solo ignorando l’argomento e non dandogli troppa importanza i genitori riescono a recuperare una situazione che sta sfuggendo di mano”.
Secondo lei è possibile imputare delle colpe alle istituzioni e alle scuole in modo particolare?
“Le frustrazioni del periodo adolescenziale, come un cattivo voto o uno sguardo sfuggente possono essere interpretate come giudizi impietosi. Ecco la ragione per cui è necessaria un’attrezzatura sociale e istituzionale minima per affiancare i ragazzi in un periodo particolare della vita. La prevenzione in questo senso è fondamentale. Ed è necessario portarla in classe e che a farlo sia un soggetto, al di fuori di casa e scuola, che non abbia altro ruolo se non quello di offrire un ascolto rispettoso”.
Proprio con la supervisione di Mauro Grimoldi parte l’iniziativa, patrocinata dal Comune di Milano e realizzata da Dove, ‘Progetto autostima’: tra il mese di novembre e gennaio 2014 in dieci scuole secondarie del capoluogo lombardo ragazzi e ragazze tra i12 e i 14 anni saranno coinvolti in un percorso di quattro incontri. In ciascuna aula saranno presenti due psicologi oltre a un conduttore e a un recorder che annoterà le fasi salienti per la successiva rielaborazione.
“Questo progetto autostima che ho fortemente voluto”, spiega Angelo Trocchia, presidente di Unilever Italia, “ha come ambizioso obiettivo quello di riuscire a incoraggiare soprattutto le ragazze ad avere la giusta consapevolezza di se stessi e un sano ed equilibrato rapporto con il proprio corpo”.
“Per perseguire questo scopo e ottenere cambiamenti su larga scala Unilever è convinta che sia fondamentale la collaborazione tra pubblico e privato e che queste sinergie si trasformino in interventi concreti che possano migliorare lo stile di vita dei nostri consumatori”, conclude Trocchia.
In quest’ottica, durante il mese di novembre una campagna di affissioni è stata prevista nelle principali stazioni della metropolitana e per le strade della città per sensibilizzare i milanesi nei confronti di questa tematica.
Così che nessuna ragazza abbandoni il suo sport preferito e appenda le scarpette al chiodo perché insoddisfatta del proprio corpo.