Dal Mondo
May 21 2021
Il governo cinese ha preso proprio male la provocazione americana avvenuta il 18 maggio scorso, quando il cacciatorpediniere Uss Curtis Wilbur (marche DDG-54) è transitato nello stretto di Taiwan attirando le proteste dei militari di Pechino. Non è la prima volta che accade, la Uss John McCain (DDG-56) aveva effettuato l'ultimo transito da quelle parti il 7 aprile, ovvero una settimana giorni dopo che i funzionari cinesi avessero annunciato che la nave Liaoning della Repubblica Popolare e le sue scorte avrebbero condotto esercitazioni militari guardacaso proprio vicino all'isola di Taiwan.
Secondo una dichiarazione del portavoce della settima flotta Usa, il transito sarebbe avvenuto in conformità con il diritto internazionale e commentata dalla Marina militare statunitense con le parole: «Il transito della nave attraverso lo stretto di Taiwan dimostra l'impegno degli Stati Uniti per un mare Indo-Pacifico libero e aperto. Le forze armate degli Usa continueranno a volare, navigare e operare ovunque il diritto internazionale lo consenta». Le navi da guerra battenti la bandiera a stelle e strisce hanno mantenuto un ritmo costante di transiti mensili attraverso lo stretto tra Taiwan e la Cina continentale, e il passaggio della Curtis Wilbur è il quinto dall'inizio dell'amministrazione Biden. Le forze militari cinesi hanno quindi ribadito che il transito del 18 maggio è stato un «invio di segnali sbagliati alle forze d'indipendenza di Taiwan», fatto deliberatamente per interrompere la fase di dialogo in corso e per sabotare la situazione locale mettendo in pericolo la pace e la stabilità della regione.
In realtà non appena il cacciatorpediniere Curtis Wilbur ha messo la prua nel canale è stato immediatamente agganciato dai radar cinesi e seguito da navi militari di Pechino per tutta la durata dell'attraversamento. Da Washington emerge invece chiaramente la convinzione che i cinesi vogliano annettersi completamente Taiwan entro i prossimi anni. In una relazione informativa presso il Senato Usa, l'ex comandante delle forze americane nella regione Indo-Pacifica, l'ammiraglio da poco in pensione Phil Davidson, ha dichiarato: «Taiwan è chiaramente una delle loro ambizioni e penso che la minaccia si manifesterà nei prossimi sei anni. Temo che stiano accelerando le loro ambizioni di soppiantare il nostro ruolo di leadership nel mantenimento dell'ordine internazionale basato su regole liberali e hanno da tempo affermato di volerlo fare entro il 2050. Sono preoccupato che trasferiscano la stessa idea su un obiettivo più vicino a noi».
Varata nel 1991, la Uss Curtis Wilbur è di stanza in Giappone presso la base di Yokosuka, è lunga 154 metri e larga 20, possiede un armamento composto da missili da crociera e antinave, siluri anti sommergibile, cannoni leggeri e una piazzola per due elicotteri armati, oltre che apparati per la guerra elettronica. Dopo aver superato lo stretto il cacciatorpediniere ha fatto rotta per 210°, ovvero sta raggiungendo le isole Paracel (Paracelso) che la Cina in parte amministra dal 1974, ovvero dall'occupazione di quelle più a ovest dell'arcipelago da parte dell'Esercito di liberazione cinese. Anche questa nuova destinazione della Curtis Wilbur suona provocatoria a Pechino: le isole sono tuttora rivendicate sia da Taiwan sia dal Vietnam. Curioso e rassicurante il motto presente nel suo emblema: «Potere giudizioso per la patria», che almeno un po' stride con il soprannome dato alla nave dalla Marina Usa, «Martello d'acciaio della Repubblica». Lo scenario del Mar cinese meridionale resta quindi potenzialmente molto caldo.