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March 26 2014
In attesa di una riforma costituzionale del titolo V che effettivamente abolisca le province, il decreto Delrio (leggilo qui ) - approvato stamane anche dalla Camera con 260 sì e 158 no dopo che il governo aveva posto la fiducia - mira a ridurne poteri e funzioni, cancellando i consigli elettivi e istituendo dieci città metropolitane presiedute dai rispettivi sindaci metropolitani e da consiglieri che non percepiranno indennità e doppio stipendio. Sarebbero circa tremila - con la riforma Delrio - i politici che smetteranno di ricevere una retribuzione. Le nuove province saranno presiedute dal sindaco del comune capoluogo, con un'assemblea dei sindaci che raggrupperà tutti i primi cittadini del circondario e un vero e proprio consiglio provinciale che sarà formato da 10 a 16 membri (a seconda della popolazione) scelti tra gli amministratori locali.
CHE COSA PREVEDE LA RIFORMA
La riforma prevede che fino al 31 dicembre 2014 ci sarà una fase di accompagnamento: per 9 mesi le giunte provinciali continueranno ancora a operare e dal 1 gennaio 2015 la riforma entrerà ufficialmente in vigore, liberando di conseguenza gli enti delle funzioni più rilevanti. I nuovi consigli provinciali saranno eletti e composti da Sindaci e Consiglieri Comunali con un sistema elettorale basato sul numero di abitanti dei Comuni da loro rappresentati. Questo privilegerà gli amministratori dei grandi comuni, portando quelli piccoli a unirsi. Il d.d.l. Delrio prevede inoltre la cancellazione delle giunte e l’elezione tra i Sindaci del presidente.
LE DIECI CITTA' METROPOLITANE
Anche le dieci città metropolitane (Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Roma, Napoli e Reggio dal 2016), che sostituiranno le province di maggiori dimensioni, subiranno la stessa sorte. Unica differenza riguarda il primo cittadino metropolitano, che sarà di diritto il Sindaco del comune capoluogo, senza bisogno di essere eletto. Province e città metropolitane svolgeranno funzioni diverse e modificheranno la distribuzione delle funzioni pubbliche: prossimità ai comuni, area vasta alle province e programmazione alle regioni.
IL VOTO IN PARLAMENTO
Contro il ddl Delrio hanno votato Fi, M5S, Lega, Sel e Fdi. A favore Pd, Nuovo Centrodestra, Scelta Civica e Popolari per l’italia. Contro hanno votato Fi, M5S, Lega, Sel e Fratelli d’Italia. Durante la votazione più volte il capogruppo di Fi Renato Brunetta ha urlato al golpe. Dopo il voto, dai banchi del Pd si è levato un applauso.