30 anni di Pulp Fiction: come Tarantino ha cambiato per sempre il cinema

Un mix di azione, violenza, humour e lunghissimi dialoghi iperrealistici che c’entrano ben poco con la trama ma che caratterizzano perfettamente i personaggi… L’opera seconda di Quentin Tarantino usciva nei cinema 30 anni fa: il 14 ottobre negli Stati Uniti, il 28 in quelli italiani. In pochi allora scommettevano su questa storia, che vedeva come protagonisti un ex divo sul viale del tramonto e una giovane promessa di Hollywood lontana dai canoni tipici delle star. Quentin Tarantino all'epoca aveva 31 anni, aveva già esordito due anni prima con Le iene, generando interesse per lo stile originale di regia e sceneggiatura, ma fu Pulp fiction a consacrare quello che sarebbe diventato il marchio di fabbrica del regista: quello stile unico e inimitabile che caratterizza tutti i suoi film e che oggi viene definito stile 'tarantiniano'.

Originariamente pensato come un'antologia insieme all’amico e collaboratore Roger Avary, Pulp Fiction si è poi evoluto in un'epopea divertente, violenta e, soprattutto, non lineare. Oltre a rilanciare la carriera di John Travolta, a consacrare Samuel L. Jackson a star del cinema e a dare vita a un'industria di imitazioni tutt'ora fiorente, il film si è guadagnato la Palma d'Oro del Festival di Cannes del 1994, sette nomination agli Oscar e una vittoria (per la sceneggiatura di Tarantino e Avary), mentre il suo successo commerciale (213 milioni di dollari a fronte di un budget di 8,5 milioni) ha cambiato per sempre l'economia del cinema indipendente. Da allora, nulla è stato più come prima.

Il cast

Tarantino scelse con estrema cura i suoi attori: degli 8 milioni di dollari messi a disposizione dalla Miramax in fase di pre-produzione, ben cinque servirono per il cast che aveva in mente. Il regista aveva scritto appositamente per Tim Roth e Amanda Plummer i ruoli di Zucchino e Coniglietta, la coppia che si prepara alla rapina alla tavola calda; Harvey Keitel fu selezionato per interpretare Mr. Wolf, colui che risolve i problemi in cui si cacciano i due killer Jules Winnfield e Vincent Vega.

Per il ruolo di Jules, Tarantino aveva pensato già in fase di scrittura a Samuel L. Jackson che accettò subito il ruolo. In quegli anni l’attore era stato protagonista di Fa' la cosa giusta, aveva recitato in Quei bravi ragazzi e Jurassic Park, ma fu proprio il ruolo in Pulp fiction a valergli la prima nomination all'Oscar e a dare inizio alla stretta collaborazione con Quentin Tarantino. Anche Uma Thurman, già conosciuta per La grande promessa e Le relazioni pericolose, divenne una star grazie all'iconico ruolo di Mia Wallace, la moglie del capo dei killer. La sua performance le valse una candidatura agli Oscar e consolidò la sua collaborazione con Tarantino, che continuò con il celebre ruolo della Sposa nei due Kill Bill. Bruce Willis, invece, era già una star grazie ai primi due Die hard. Si propose per il film dopo essere rimasto colpito da Le Iene e incuriosito dallo stile di Tarantino: a lui fu assegnato il ruolo del pugile Dutch Coolidge, che vince un incontro che doveva perdere, complicandosi così la vita.

Tuttavia, l’emblema dell'abilità di Tarantino nello scegliere e dirigere si evince dalla decisione di includere nel cast John Travolta, che con Pulp fiction ha vissuto un nuovo lancio di carriera: l'interpretazione di Vincent Vega dimostrò l’estrema versatilità dell’attore, un talento che non si esaurisce con i musical e che gli valse una seconda candidatura agli Oscar dopo 17 anni da La febbre del sabato sera. "Tarantino mi permise di essere molto libero nella mia interpretazione: la fiducia è stato il suo regalo più grande", raccontò Travolta nel 2019 alla Festa del cinema di Roma.

Le scene cult

Tarantino non vinse l'Oscar alla regia e, a distanza di trent'anni, non è ancora mai riuscito a conquistarlo, ma indubbiamente Pulp fiction ha definito uno stile registico che, attraverso le sue scene iconiche, è oggi considerato tra i più riconoscibili, amati e imitati.

Basta pensare alla scena dell'overdose di Mia Wallace e di quella siringa di adrenalina iniettatale nel cuore da Vincent Vega. La controversa scena è stata girata al contrario: nella realtà, Travolta non pugnala al petto la sua co-star con l’adrenalina ma estrae con veemenza l’ago in modo da non rischiare di infilzare sul serio la Thurman. La scena fu poi invertita in un secondo momento.

Oppure si pensi alla celebre scena del twist senza scarpe, sulle note di You never can tell, brano di Chuck Berry che ormai non è più possibile dissociare da questo film. Ma non tutti sanno che la scena cult in cui Vincent Vega e Mia Wallace partecipano alla gara di ballo del Jack Rabbit Slim, ha rischiato di non essere mai girata. «Non ti aspetterai che io balli con John f * cking Travolta?!» è stata la risposta della Thurman a Tarantino. L’attrice era infatti terrorizzata dall’idea di ballare con l’icona de La Febbre del Sabato Sera e di Grease.

O ancora, il monologo biblico pronunciato da Jules (Samuel L. Jackson),Ezechiele 25:17, che in realtà non è una citazione che deriva dal testo sacro, ma Tarantino lo aveva estrapolato dal film di arti marziali Karate Kiba.

I premi

Oltre alle tre nomination per Travolta, Thurman e Jackson (rispettivamente come miglior attore protagonista e come miglior attrice e attore non protagonisti), Pulp fiction ricevette altre quattro candidature ai premi Oscar: miglior montaggio, miglior film, miglior regia e miglior sceneggiatura originale. Quest'ultima fu l'unica a trasformarsi in una statuetta nella notte del 27 marzo 1995. D'altronde la sceneggiatura di Tarantino, scritta con Roger Avary, è uno degli elementi più innovativi e rivoluzionari del film: a partire dalla scelta di non raccontare gli eventi in ordine cronologico, ma circolare, fino ai lunghi dialoghi entrati a far parte della storia del cinema, come l'indimenticabile conversazione tra Samuel L. Jackson e John Travolta sul massaggio ai piedi fatto alla moglie del loro capo, o quella sulle caratteristiche della vita in Europa (per scrivere la parte sul ritorno di Vincent dai Paesi Bassi, Tarantino visse qualche settimana ad Amsterdam). Insieme alle decine e decine di premi (tra cui anche due David di Donatello), si è aggiunto anche il celebre riconoscimento dell'American Film Institute, il quale lo ha inserito nella classifica dei migliori cento film statunitensi di tutti i tempi.

Piccola curiosità

È noto che Tarantino abbia un debole per il linguaggio scurrile, tanto da aver inserito nella sceneggiatura di Pulp Fiction ben 265 volte la parola “f**k”.

Ma il cult del 1994 non è il più ricco di imprecazioni: solo due anni prima la stessa parolaccia era apparsa 269 volte in Le Iene.

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