Quali sono le parole più usate dai grandi scrittori?

Lo stile personale di uno scrittore, grande o piccolo che sia, è determinato anche dalla scelta di precise parole o modi di dire e dalla loro più o meno frequenza. È questo l'oggetto di ricerca del libro Nabokov's Favorite Word Is Mauve (edito da Simon & Schuster) di Ben Blatt, giornalista e scrittore statunitense che ha utilizzato i big data per scoprire, appunto, le abitudini linguistiche di alcuni dei più grandi esponenti della letteratura contemporanea, analizzando migliaia di opere digitalizzate.

La "malva" di Nabokov
Della sua ricerca ne ha parlato personalmente sul Guardian, facendo emergere alcuni aspetti che non solo appaiono utili per gli studiosi di letteratura, ma che possono incuriosire un po' tutti gli amanti della lettura. Si scopre così, partendo dallo stesso titolo del volume, che Vladimir Nabokov, il creatore di Lolita, amava particolarmente la parola “malva”, spesso con una funzione sinestetica. Nei suoi lavori si trova, stima Blatt, 44 volte più spesso della media delle altre opere prese in esame.

Genere di appartenenza
Ci sono poi scelte che appaiono ovviamente dettate dal genere di appartenenza dello scrittore o riconducibili alla “voce” che l'autore vuole dare alle sue opere: due o tre parole ricorrenti sono più che sufficienti a descrivere lo stile. Esempi perfetti sono Agata Christie con i suoi innumerevoli “alibi” o “indagine”, Charles Dickens con “ricongiungere” e “cuore”, Tolkien e i suoi “elfi” e “maghi” o John Updike con i decisi “coglione” e “fottuto”.

Cliché e modi di dire
Oltre alle singole parole, Blatt ha voluto dare un'occhiata anche ai cliché. Il campione dei modi di dire sembra essere James Patterson, con una media di 160 cliché ogni 100mila parole, ossia circa il doppio di J.K. Rowling o Gillian Flynn. La sua espressione preferita sembra essere “che ci crediate o no”. Jane Austen ha infarcito le proprie pagine di “con tutto il cuore”; Donna Tartt è affezionata a “troppo bello per essere vero”; Salman Rushdie predilige “l'ultima goccia”; Dan Brown ama “chiudere il cerchio”.

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