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February 19 2013
In quale paese è meglio nascere per avere le migliori possibilità di un futuro roseo? La domanda se l’era posta nel 1988 The Economist, che ha voluto ripetere l’inchiesta 25 anni dopo, incrociando gli stessi 11 dati statistici: quattro riferiti all’economia (pil, prospettive di crescita del pil, inflazione, costo della vita), quattro a fattori sociopolitici (diritti umani, aspettativa di vita, alfabetizzazione, percentuale della popolazione con il massimo grado di istruzione) e tre indici decisamente più empirici: il numero di lettori dell’Economist (testata sofisticata) per milione di abitanti, l’«indice di rozzezza culturale» della nazione e un divertente «indicatore di sbadiglio», ossia quanto la vita in quel paese sia noiosa.
I risultati? Sorprendenti: oggi sono le piccole economie a dominare la top ten, dove la metà dei posti è appannaggio europeo (unica nazione dell’Ue, i Paesi Bassi). Brillano i paesi scandinavi, mentre sprofondano gli Stati Uniti e tutti i primi sette classificati del 1988. L’Italia, che al tempo del governo Goria era quarta, oggi è ventunesima.