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Salute

Quando l'anoressia colpisce lui

L’anoressia nervosa e la vigoressia sono i due principali disturbi della condotta alimentare maschile.

Con anoressia nervosa si intende un disturbo specifico caratterizzato dalla paura intensa di ingrassare e da un'alterata percezione della forma o delle dimensioni del corpo. Gli uomini anoressici mostrerebbero una tendenza all’abuso di alcol, risulterebbero essere più spesso celibi e avrebbero una preoccupazione particolare riguardo ai genitali e alla perdita di capelli. Nel caso di anoressia nervosa le cause originanti sono spesso riconducibili a problematiche relative all’attaccamento, ossia quel legame che si instaura tra bambino e caregiver nei primi anni di vita. Attraverso di esso il bambino imparerà a comportarsi e ad avere aspettative relazionali-affettive che si riproporranno costantemente nel corso della vita. Ad esempio, l’ambivalenza del legame di attaccamento fornirà un modello relazionale basato sul contrasto tra accettazione e rifiuto. Il bambino cercherà di trovare degli strumenti per avere la cura e l’attenzione del caregiver il quale invece risponderà alla stessa stimolazione in maniera sempre incoerente. Nel corso di vita l’anoressia nervosa e le sue manifestazioni estreme possono essere viste come quello strumento che consente, finalmente, di avere la cura e le attenzioni dei genitori che sono state sempre cercate.

Con il termine vigoressia si intende, invece, un disturbo caratterizzato dal bisogno di spingere il proprio corpo oltre i limiti personali, l’osservanza di un regime alimentare ad alto contenuto proteico; il ritiro sociale al fine di preservare il rispetto del proprio regime alimentare; l’utilizzo di sostanze steroidee per il miglioramento delle prestazioni fisiche e l’incessante senso di frustrazione dovuto all’insoddisfazione per i risultati raggiunti, considerati sempre insufficienti rispetto alle aspettative iniziali. Gli uomini che soffrono di vigoressia tenderebbero ad avere una qualità di vita più povera, a tentare più spesso il suicidio e ad abusare più frequentemente di sostanze. Nella vigoressia il maschio si vede sempre gracile anche dinanzi a un fisico possente e muscoloso. L’impulso verso la magrezza con l’assenza di tessuto adiposo tipico dell’anoressia nervosa viene qui sostituito dal desiderio di avere muscoli enormi. Il soggetto è preoccupato dall’idea che il proprio corpo non sia sufficientemente magro e muscoloso e il focus principale della preoccupazione si concentra sull’essere troppo piccoli o inadeguatamente muscolosi o ha una preoccupazione primaria solo su altri elementi dell’aspetto.

Una delle cause principali del disturbo è correlata al confronto sociale. L’individuo mostra la tendenza a valutare le proprie capacità e caratteristiche per mezzo del confronto tra persone. Il confronto sociale è quindi il processo di valutazione implicante la ricerca di informazioni e la formulazione di giudizi sul proprio sé messo a confronto con gli altri. Nel confronto “downward” compariamo noi stessi con individui che reputiamo essere meno fortunati di noi per qualche aspetto e tale confronto tenderebbe a favorire buon umore e sentimenti di valore personale. Nel confronto “upward” ci paragoniamo con persone che percepiamo essere socialmente migliori di noi e questo potrebbe portare a umore negativo andando a minacciare l’autovalutazione. Poiché questo processo condurrebbe la maggior parte delle persone a vedersi in difetto, il confronto “upward” avrebbe come conseguenza una valutazione negativa del proprio aspetto fisico che si rifletterebbe nel conseguente aumento del livello di insoddisfazione corporea. Alla base di questo meccanismo c’è l’autostima. Con autostima intendiamo il senso individuale del valore e apprezzamento di sé o il modo in cui la persona si valuta, si piace, si apprezza e si stima. Include aspetti cognitivi, comportamentali, valutativi e affettivi. È necessario però distinguere tra due aspetti: il valore che la persona assegna a sé stessa e il ruolo che svolge il bisogno di autostima. Il primo aspetto riguarda il Sé e l’oggetto che è sottoposto a un processo di autovalutazione (positiva o negativa); in questo caso l’autostima indica l’aspetto valutativo dell’atteggiamento verso sé stessi. Il secondo concerne la tendenza a ricercare le valutazioni positive e ad evitare quelle negative e ciò è strettamente correlato con i bias di conferma, ossia quella tendenza a rimanere nella propria comfort zone prestando attenzione solo agli elementi che vanno a confermare le proprie opinioni e ignorando quelli contrastanti. Le ricerche hanno evidenziato l’esistenza di una correlazione negativa tra insoddisfazione corporea e autostima indicando come l’autostima sia in grado di predire il livello di insoddisfazione corporea in adolescenti, sia di sesso maschile che femminile.

Elemento comune a entrambe le tipologie di disturbo è il dismorfismo corporeo, un’alterazione dell’immagine di sé dovuta ad una visione eccessiva e distorta di presunti difetti fisici. L’immagine corporea è un costrutto multidimensionale caratterizzato dalle percezioni e valutazioni dell’individuo relativamente al proprio aspetto fisico e incarnante l’immagine del proprio corpo nella propria mente. È essenziale individuare due elementi alla base dell’immagine corporea: la “body image evaluation” e il“body image investment". Il primo concerne la soddisfazione o l’insoddisfazione relativa al proprio aspetto ed è frutto di una congruenza o di una discrepanza tra percezione del proprio fisico e ideali estetici interiorizzati. L’investimento invece fa riferimento all’importanza psicologica che gli individui danno al proprio aspetto fisico e ciò può avvenire in due modi: il primo è la salienza motivazionale della propria apparenza, ossia l’importanza che la persona fornisce al prendersi cura di sé per fornire un aspetto migliore e aumentare così la propria attraenza; la seconda tipologia di investimento invece è la salienza dell’autovalutazione del proprio aspetto e riguarda il motivo per cui le persone giudicano il proprio aspetto come parte integrante del senso del sé o del proprio valore.

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