Economia
May 21 2019
Bum! La più grossa l’ha sparata il Corriere della Sera: «Reddito di Cittadinanza e Quota 100 fanno lievitare la spesa di 133 miliardi». Bella cifra, ben lontana dai circa 40 miliardi accantonati dal governo per i due provvedimenti nel triennio 2019-2021. In realtà il titolo è un po’ forzato, perché l’articolo parla dell’aumento generalizzato delle spese del welfare di cui le due misure bandiera di Movimento 5 Stelle e Lega sono solo una parte. Ma se lo scopo era di tirare l’ennesima cannonata sui due provvedimenti, l’obiettivo è stato centrato. Del resto, l’analisi pubblicata sul Corriere fa parte di una lunga serie di annunci catastrofici o trionfalistici, a seconda della fonte, che hanno accompagnato la nascita e l’introduzione del reddito di cittadinanza e di Quota 100, cioè la possibilità di andare in pensione con 62 anni di età e 38 anni di contributi.
Qualche esempio? Nel dicembre 2017 Matteo Renzi aveva dichiarato che il reddito di cittadinanza sarebbe costato 84 miliardi. Il 15 aprile 2018 il presidente dell’Inps Tito Boeri stimava l’onere della misura in oltre 35-38 miliardi e sempre Boeri aveva indicato in 11-18 miliardi le uscite per la riforma delle pensioni del governo Conte. Il 12 gennaio 2018 gli economisti Massimo Baldini e Francesco Daveri su La Voce.info sostenevano che il reddito di cittadinanza avrebbe avuto un costo di 29 miliardi. Con il vicepremier Luigi Di Maio che ci metteva il suo, annunciando il 28 settembre 2018 dal balcone di Palazzo Chigi: «Abbiamo abolito la povertà». E così astrologando. In più una serie di articoli preannunciavano il caos nei Caf (i centri di assistenza fiscale), nei centri per l’impiego e all’Inps, travolti da centinaia di migliaia di richieste. Peccato che alla fine tutto questo allarme (ed entusiasmo) si stia rivelando esagerato: la macchina ha funzionato tutto sommato bene, senza il caos preannunciato dai giornali, mentre in base alle prime stime si può prevedere che le due misure costeranno molto meno del previsto e che lo Stato potrà risparmiare solo quest’anno una cifra vicina ai 5 miliardi rispetto ai miliardi stanziati. Quindi: meno poveri aboliti e più soldi che, speriamo, vadano dritti a tamponare il deficit pubblico.
Quota 100
Ma come si arriva a questo risparmio? Partiamo da Quota 100. Il governo ha stanziato per la misura 3,9 miliardi di euro per quest’anno, 8,3 per il 2020 e 8,7 miliardi di euro per l'anno 2021 per un totale di 20,9 miliardi: il provvedimento infatti ha una durata di tre anni. Ci si aspettava che avrebbero approfittato della possibilità di andare in pensione in anticipo circa 290 mila persone quest’anno, 327 mila il prossimo anno e 356 mila nel 2021 per un totale dunque di 973 mila lavoratori. Invece le 124 mila domande presentate per Quota 100 fino al 26 aprile sono inferiori alle attese e fanno pensare che la corsa alla pensione anticipata non ci sia affatto. La Cgil ha realizzato uno studio in cui, tenendo conto che il 18 per cento delle pratiche presentate entro aprile sono state respinte, è arrivata a concludere che Quota 100 coinvolgerà solo un terzo delle persone previste dal governo, 325mila nel triennio invece di 973mila. In pratica è stato sovrastimato il desiderio di tanti lavoratori over-60 di mettersi in panchina. Risultato finale? La Cgil prevede che Quota 100 più il blocco della speranza di vita (cioè un calcolo favorevole per l’età pensionabile introdotto dal governo) e Opzione donna (la possibilità per le donne di andare in pensione prima), costeranno nel 2019 poco più di 2,3 miliardi con un risparmio di 1,6 miliardi rispetto alle cifre stanziate. Nel 2020 si spenderanno 5,4 miliardi con un risparmio di quasi 3 miliardi e nel 2021 usciranno 6 miliardi con un ulteriore minore spesa di 2,6 miliardi. In totale, dunque, 13,7 miliardi di uscite contro i 20,9 miliardi messi a bilancio, con un risparmio nel triennio di circa 7,2 miliardi.
Reddito di cittadinanza
Per la misura sponsorizzata dai pentastellati il governo ha stanziato 7,1 miliardi per quest’anno (5,6 miliardi da versare ai richiedenti e 1,5 miliardi per potenziare i centri per l’impiego), 8 miliardi per il prossimo ano e 8,3 per il 2021. Però il numero delle richieste presentate si mantiene abbondantemente al di sotto rispetto sia alle previsioni del governo, cioè i 5 milioni di poveri assoluti stimati dall’Istat, sia alle stime riportate nella relazione tecnica che ha accompagnato il provvedimento. Al 30 aprile le domande per il reddito di cittadinanza, secondo quanto diffuso dall’Inps, sono state poco più di un milione. Di queste domande il presidente dell’Inps Pasquale Tridico ha sostenuto che circa il 75 per cento risulterebbero accolte (dunque circa 750 mila). E in media a ogni richiedente (o a ogni famiglia) verrà versato un reddito mensile di 500 euro. Dunque, 750 mila per 500 euro fa 375 milioni al mese. Per 12 mesi si arriva a 4,5 miliardi. Ma nel 2019 saranno pagati meno di 12 mesi, e quindi il costo totale dovrebbe essere sotto i 4 miliardi.
Inoltre, come ricorda il Centro studi Itinerari previdenziali, «per stessa ammissione dell’Istituto, la verifica e l’accettazione (o il diniego) delle domande sono essenzialmente avvenute sulla base delle autocertificazioni rilasciate dai richiedenti, nell’impossibilità da parte dell’Inps, in mancanza dell’Anagrafe generale dell’assistenza di cui da tempo si chiede la realizzazione , di accedere ad una parte rilevante delle informazioni detenute da altre amministrazioni, al fine di verificare la congruità delle affermazioni rilasciate dai richiedenti. È quindi altamente probabile che si formi un contenzioso di massa, dagli esiti incerti, a seguito delle verifiche successive sui beneficiari autorizzati». In altre parole, la platea dei beneficiari potrebbe essere ancora più ridotta.
Morale della favola: nel 2019 avremmo dovuto spendere 3,9 miliardi per Quota 100 e 7,1 miliardi per il reddito di cittadinanza per un totale di 11 miliardi. Probabilmente le uscite saranno invece di 2,3 miliardi per le pensioni anticipate e di 4 miliardi per il reddito, per un totale di 6,3 miliardi. Quindi la spesa complessiva si riduce, in base a queste ipotesi, di 4,7 miliardi. C’è da rallegrarsi? Scoprire che i poveri sono meno di quanto ci si aspettasse è una bella notizia, commenta Alberto Brambilla di Itinerari Previdenziali, e così pure per i richiedenti di Quota 100 che si sono concentrati tra i lavoratori «bloccati» della legge Fornero. Ma d’altra parte ciò significa che il presunto stimolo ai consumi sarà più debole di quanto auspicato. Così come sarà minore l’ipotetico ricambio generazionale tra pensionati e giovani lavoratori, che difficilmente verrà colmato con le nuove assunzioni promesse dall’esecutivo.