Economia
November 23 2024
La compensazione delle emissioni è parte della soluzione per un mondo a zero emissioni di CO2.
Chi sono gli attori del mercato dei carbon credits, quanto è grande, come evolverà?
Il mondo oggi emette 42 miliardi di tonnellate di CO2 all’anno e il 2024 segnerà l’ennesimo record in materia.
Da alcuni anni c’è un notevole sforzo in atto per ridurle attraverso comportamenti più virtuosi e anche attraverso obblighi per alcuni settori economici e quindi certe categorie di aziende. Infatti circa un quarto delle emissioni mondiali (10 miliardi di tonnellate) sono regolamentate da un qualche carbon market (il più longevo, ampio e virtuoso è l’ETS europeo) o sono soggette a carbon taxes. Parliamo quindi di meccanismi obbligatori che a oggi generano circa 100 miliardi di dollari di ricavi / anno.
Tutti noi ci auguriamo che questo processo prosegua e ci porti ad un abbattimento delle emissioni molto maggiore e soprattutto che coinvolga anche paesi che oggi stanno facendo molto poco in materia (USA, Cina, India, paesi del Golfo).
In ogni caso non arriveremo mai ad un mondo a emissioni zero visto che alcune attività economiche ne produrranno comunque, anche post ottimizzazione (pensate a un cementificio); ed è qui che entra in campo l’offsetting di emissioni di cui parliamo oggi.
Offsettare vuol dire compensare un’emissione di CO2 che abbiamo prodotto attraverso l’acquisto di un certificato (o carbon credit) che è stato generato da uno specifico progetto che può essere basato sulla riduzione / annullamento di emissioni (pensate a un parco eolico che produce energia pulita) oppure sulla rimozione di emissioni (esempio classico è la piantumazione di nuovi alberi che assorbono CO2).
Qui parliamo quindi di aziende, privati, investitori che volontariamente e senza nessun obbligo decidono appunto di compensare le emissioni prodotte; ad esempio quando compriamo un biglietto aereo ci viene ormai quasi sempre proposto.
Questo mercato è più piccolo (compensa circa 200 milioni di tonnellate di CO2 l’anno e cioè lo 0,5% di quelle emesse e nel 2024 varrà circa 1 miliardo di dollari di “ricavi”), è ancora poco standardizzato (ogni progetto che genera carbon credits tende a fare storia a sé) e le negoziazioni avvengono non su borse o piattaforme centralizzate, ma con trattative dirette o intermediate da brokers fra aziende interessate a comprare e project developers che hanno certificati da vendere.
Perché ve ne parliamo? Perché è un mercato che ha un potenziale molto elevato (stime parlano della possibilità che si moltiplichi per mille volte) e che sarà essenziale per arrivare davvero a un pianeta a zero emissioni, almeno come somma algebrica fra emissioni prodotte e compensazione.
Oggi il mercato soffre per via di comportamenti non corretti nella classificazione (esistono sia agenzie di rating che auditors che devono “certificare” i progetti) e nella vendita dei carbon credits che hanno portato ad alcuni scandali nel passato (quello di Verra il più noto). La standardizzazione è dunque fondamentale per poter arrivare a regole più chiare e sicure. Da questo punto di vista la COP29 in corso a Baku sembra aver prodotto un accordo importante in materia, anche se l’implementazione sarà come sempre la parte più complicata.
I progetti sono localizzati in prevalenza in paesi in via di sviluppo come ben vedete dalla raffigurazione di Sylvera.
Come può nella pratica un’azienda interessata ottenere dei carbon credits? Esistono quattro modalità differenti:
Non siamo di fronte a una strada semplice, ma sono convinto che l’offsetting sia parte della soluzione per un mondo “net-zero”.