Quello che ci si aspetta dal capo della Chiesa

Il Grillo si prende la libertà e consiglia: nella nostra confusa realtà, oltre che di temi ambientali, il magistero più alto parli alle anime.

Scusate, ma non ci riesco. Non riesco a entusiasmarmi per il viaggio del Papa nel Sud Est asiatico. Non riesco a entusiasmarmi per il suo omaggio all’Indonesia, il Paese con il maggior numero di musulmani del mondo. Non riesco a entusiasmarmi per i silenzi sulla libertà di culto negata. Non riesco a entusiasmarmi per il dialogo interreligioso con chi il dialogo non sa che cosa sia. E non riesco nemmeno a entusiasmarmi per i discorsi che puntano esclusivamente sugli aspetti sociali o sui problemi dell’ambiente, dimenticando, come ha scritto Paolo Del Debbio su Panorama e sul quotidiano La Verità, «la vera crisi in atto: quella del cristianesimo». Mai come oggi si sente il bisogno di qualcuno che riempia il vuoto della società parlando di Dio. E mai come oggi chi dovrebbe parlarne si occupa di altro.

Per carità, il Papa è il Papa e nessuno può pretendere di insegnargli alcunché. Ma non si possono neanche chiudere gli occhi davanti alla realtà: secondo una recente ricerca condotta dall’Università di Milano insieme con la rivista il Regno, un italiano su due non crede più. E solo il 18 per cento va a messa la domenica. Una decina di anni fa uno studio Gfk Eurisko rivelava che solo un italiano su tre ha letto la Bibbia (probabilmente ne ha letto qualche pagina), il 26 per cento pensa che sia scritta da Mosè, il 20 per cento da Gesù. Solo il 3 per cento dei cristiani praticanti sapeva elencare i dieci comandamenti, il 50 per cento non sapeva nemmeno da chi fossero dettati. A ripetere una simile ricerca oggi scopriremmo come minimo che i Getsemani sono un gruppo rock e l’arca di Noè un programma di Licia Colò. Trovando magari qualcuno che si domanda come mai Davide abbia dovuto usare una fionda per distruggere una caramella Golia.

Ma il problema non è tanto l’ignoranza, quanto quello che l’ignoranza produce. Cioè il vuoto. Non sapere nulla si traduce nel non credere a nulla. E non credere a nulla, significa credere a tutto. Così abbiamo i fenomeni delle sette, dei santoni, dei guru, dei cialtroni che s’improvvisano maestri di pensiero e guide spirituali. Quest’estate un ragazzo è morto mentre partecipava a un rito sciamanico. Il caso di cronaca ha sollevato il velo su un sottobosco di raduni, ovviamente tutti a pagamento (e in nero), dove presunti guaritori propinano strambe cerimonie e sostanze allucinogene a masse crescenti di adepti. Un modo per riempire il vuoto, ovviamente. Qualche tempo fa a Milano ha fatto impressione il palazzetto pieno, cinquemila persone che avevano pagato 900 euro a testa per farsi insegnare meditazione dal «guru ignorante».

A volte, però, il vuoto non si riempie nemmeno di cialtronate come questa. A volte il vuoto rimane vuoto. E il vuoto è la vera tragedia del nostro tempo. L’assenza di senso, di valori, di significati della vita. Rimaniamo tutti annichiliti di fronte a gesti assurdi, come quello del diciassettenne di Paderno Dugnano che senza nessun motivo, stermina la famiglia. Naturalmente non mi permetto di dare spiegazioni o arrivare a conclusioni di nessun genere, ma non si può fare a meno di notare, dentro tutti i discorsi di questo ragazzo, l’enormità del vuoto che pesa su di lui. Ed è lo stesso vuoto che pesa su tanti ragazzi cui oggi siamo in grado di dare tutto, tranne l’essenziale. Tranne la ragione per cui stare al mondo. Perciò colpisce che, di fronte a questa vera emergenza, chi dovrebbe dare una risposta forte parli di ecologia, gas serra, combustibili fossili e acidificazione dei mari come ha fatto una delle ultime esortazioni apostoliche del Papa. O si occupi di raccogliere firme contro l’autonomia differenziata, come è successo in una parrocchia di Napoli. O finanzi, con i soldi dei fedeli, una barca per andare a prendere immigrati da portare in Italia, come fa la Cei.

Stupisce che si seguano gli insegnamenti di Luca Casarini, già no global, già mangiapreti e responsabile dell’Osteria allo Sbirro Morto, e oggi proclamato nuovo padre della Chiesa. Gli insegnamenti di Casarini, per altro, li abbiamo conosciuti bene: con i soldi degli immigrati brindiamo a champagne, diceva appena concluso l’accordo con un importante armatore. Possibile che sia questa la risposta all’emergenza che scuote la nostra società? La Chiesa fa la Chiesa, e nessuno vuole insegnare niente. Ma chi osserva la realtà non può nascondere la testa sotto la sabbia. Non può far finta di nulla. Non può non vedere che dai drammi di ogni giorno emerge un immenso vuoto, una domanda di senso e di significato che non sarà mai soddisfatta da Casarini e Greta Thunberg, dal dialogo interreligioso o dal referendum sull’autonomia. Un vuoto che ha bisogno di essere riempito da una speranza più grande persino dell’abbassamento del livello di CO2. Nessuno mette in discussione la raccolta differenziata dei rifiuti o l’energia pulita, sia chiaro. Ma è chiaro che nessuna di queste cose basta a dare un senso all’esistenza. Possibile che nessuno se ne accorga? Nemmeno quelli che dovrebbero farlo per vocazione?

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