«Raisi un assassino ed ora per l'Iran c'è una possibilità di cambiare»

La morte del presidente dell'Iran Ebrahim Raisi, deceduto in un tragico incidente in elicottero, insieme al ministro degli Esteri Hossein Amir-Abdollahian e altre personalità politiche e religiose, ha suscitato una serie di reazioni contrastanti all'interno del paese e a livello internazionale. Mentre alcuni cittadini iraniani festeggiano la notizia, vista come la fine di un regime politico oppressivo altri riflettono con cautela sulla complessa situazione geopolitica che caratterizza la regione per la guerra in corso a Gaza e il rischio di escalation di violenza con Israele, uniti alla tensione interna derivante dalle proteste iniziate nel settembre 2022. Reazioni che riflettono le profonde divisioni interne ed esterne che caratterizzano il paese.

A descrivere cosa sta succedendo in queste ore in Iran uno studente iraniano che ha preferito restare anonimo per ovvie ragioni di sicurezza.

Cosa sta succedendo in Iran dopo la morte del presidente?
«Dopo la notizia della morte del presidente Raisi avvenuta il 18 Maggio alle 13 (ora locale) le persone stanno festeggiando e il governo ha già dispiegato molte forze di polizia lungo le strade per contrastare eventuali proteste. La speranza che abbiamo tutti è di manifestare liberamente senza essere colpiti da migliaia di proiettili sparati dai militari dell’ IRGC (Corpo delle guardie della rivoluzione islamica) incaricato di difendere la Repubblica dalle minacce interne ed esterne. Le proteste sono composte da persone normali e non da militari e se qualcuno inizia a sparare sulla folla con un fucile AK 47 ci sarà una strage e l’idea che qualcuno possa aprire il fuoco su una folla disarmata è spaventosa e inaccettabile».

Come ha reagito il governo iraniano ai festeggiamenti per la morte del presidente?

«La morte di Raisi ha rappresentato per molti iraniani un momento di gioia e speranza, un'opportunità per avviare un cambiamento significativo nel Paese. Ma lo Stato sembra determinato a reprimere qualsiasi manifestazione. La maggioranza dei cittadini iraniani è stanca del governo islamico e aspira a un sistema democratico in grado di garantire una migliore qualità di vita e un'economia stabile.Questa profonda insoddisfazione verso il governo attuale è il riflesso di anni di difficoltà economiche, repressione politica e restrizioni delle libertà civili. Molti cittadini iraniani vedono nella morte di Raisi come l'inizio di un nuovo capitolo, caratterizzato da un governo più rispettoso dei diritti umani. Tuttavia, le autorità iraniane sembrano determinate a mantenere salda la loro presa sul potere, utilizzando la forza e la repressione per sopprimere qualsiasi forma di dissenso».

Cosa ne pensi di Raisi?

«Raisi, è stato un assassino. Quando rivestiva il ruolo di capo della giustizia è stato responsabile della morte migliaia di persone, soprattutto alla luce della sua presunta partecipazione all’uccisione di prigionieri politici nel 1988. Nonostante le controversie, Raisi è stato eletto con una significativa percentuale di voti, almeno secondo quanto riportato dal ministero dell'Interno lo scorso 19 giugno. Ma la sua elezione non ha mai convinto nessuno e in molti dubitano del risultato. Questi dubbi hanno alimentato il dissenso e l’insoddisfazione tra la popolazione, che continua a lottare per una vera rappresentanza democratica e per le vittime delle violazioni dei diritti umani. Il Paese continua a confrontarsi con le sfide di un sistema politico fortemente polarizzato e caratterizzato da un’ampia disuguaglianza e repressione».

Pensi che si voterà tra 50 giorni?

«A prendere il posto di Raisi al momento sarà il vicepresidente Mohammed Mokbel che assumerà temporaneamente la guida del paese, come previsto dalla Costituzione, e dovrà organizzare le prossime elezioni “obbligatoriamente” entro 50 giorni ma non sono sicuro, che questo avverrà, ma noi tutti speriamo in un cambiamento. Gli iraniani continuano a lottare per i loro diritti e a cercare un futuro in cui possano vivere liberi dalla paura e dall'oppressione. La morte di Raisi potrebbe essere solo l'inizio di un lungo e difficile cammino verso la libertà e la democrazia in Iran».

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