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November 22 2017
Il tribunale penale dell'Aja gli ha inflitto l’ergastolo. L’ex generale comandante delle forze serbo-bosniache, Ratko Mladic, conosciuto come il 'Boia di Srebrenica', è stato condannato per crimini contro l’umanità e genocidio compiuti nell’ex Jugoslavia (Tpi), in particolare nell’assedio di Sarajevo del ‘92 e nel massacro di Srebrenica, appunto, del ‘95.
In un lungo video mostrato dalla BBC Four si vede Mladic ordinare ad alcuni soldati di dividere i maschi adulti dagli adolescenti che poi saranno massacrati. Un bilancio che conterà 8.372 morti (ma altre stime raggiungono le 10mila vittime).
Nato a Božinovići nel 1943 in un villaggio a sud di Sarajevo, oggi versa in cattive condizioni di salute, ma i suoi occhi di ghiaccio non mascherano la lucidità e la mancanza di scrupoli che hanno legato il suo nome a violenze di ogni tipo.
Ex braccio armato del presidente serbo-bosniaco Radovan Karadzic, tra il 1992 e il 1995, aveva ordinato alle sue truppe di compiere numerosi massacri contro i civili, anche stuprando migliaia di donne musulmane.
Accusato il 24 luglio 1995 dal Tribunale Penale Internazionale per l'ex-Jugoslavia insieme a Radovan Karadzic di genocidio, crimini di guerra e crimini contro l'umanità e per aver attaccato la zona di sicurezza vicino a Srebrenica, per oltre 16 anni Mladic ha potuto godere della libertà protetto sia dalle forze di sicurezza serbe che da quelle serbo-bosniache vivendo tranquillamente allo scoperto vicino Serbia, andando allo stadio e frequentando senza problemi ristoranti e luoghi pubblici a Belgrado.
Poi nel 2011 la svolta: Mladic è una figura che vale cara per il suo Paese e la sua cattura diventa merce di scambio per portare la Serbia alla candidatura come Stato membro dell'Ue.
Città, da allora la popolazione musulmano-bosniaca è protetta da 850 caschi blu olandesi, nel ‘95 non ha le forze per opporsi all'avanzata di Mladic. Molte persone fuggono all'attacco rifugiandosi nei boschi, tantissimi, quando le forze serbo-bosniache entrano a Srebrenica, vengono giustiziati nelle piazze o portati via, uccisi nei boschi e sepolti in fosse comuni. A farne le spese saranno gli uomini fra i 14 e i 65 anni.
A oggi sono state identificate oltre 6mila salme di cui 5mila sono state sepolte nel memoriale del massacro a Potocari.
In Bosnia-Erzegovina (Republika Srpska a maggioranza serba e Federazione croato-musulmana) Ratko Mladic viene identificato nell’immaginario collettivo con due facce in contrapposizione: per la popolazione serba è un eroe leggendario che ha difeso strenuamente il suo popolo, per i bosniaci musulmani uno dei più feroci criminali di guerra di sempre.
Per una parte della popolazione, per i bosniaci, per i familiari delle vittime della guerra avvenuta in quel territorio Mladic è colui che ha ordinato il massacro di tutti i maschi adulti e adolescenti. In tutto, più di 8mila persone furono uccise, in quello che fu l’episodio più sanguinoso del conflitto nella ex Jugoslavia, durato dal 1992 al 1995. Senza contare tutte le donne musulmane stuprate dalle milizie di Mladic.
"Ratko Mladic resta una leggenda per il popolo serbo, un uomo che mise le sue capacità umane e professionali a difesa della libertà del popolo serbo, ovunque esso fosse", ha affermato il leader serbo-bosniaco Milorad Dodik. Sono tanti i serbi che continuano a considerare Mladic un autentico eroe. Nel suo paese natale di Bozinovic, in Bosnia, la via principale è intitolata a lui e in gran parte delle case sono in bella mostra foto e poster dell'ex generale. E in Serbia non è raro vedere in vendita in mercatini e stand per turisti magliette con il ritratto di Ratko Mladic con su la scritta 'Eroe Serbo'.