Economia
August 12 2015
da Las Vegas
Tra Roma e Las Vegas ci sono diciotto ore di viaggio, l’intervallo sospeso di un oceano, due mezzi continenti e, per qualcuno, più di vent’anni di storia. Il tempo di un’impresa dal basso, anzi quasi da zero: quella di una società partita con un solo contratto e un unico cliente, la vecchia Lottomatica che gestiva e ancora gestisce il lotto per conto dello Stato, arrivata a essere la numero uno al mondo nel settore dei giochi. Con un vistoso campus (foto sotto) proprio qui, affacciato sul tempio universale del divertimento, 500 mila macchine accese soltanto negli Stati Uniti e una presenza in 100 Paesi con ogni tipologia di offerta, dai gratta e vinci fino alle applicazioni per i dispositivi mobili.
È la storia in controtendenza di un’eccellenza italiana non predata da golosità e capitali stranieri, ma capace d’imporsi all’estero con l’abilità di concedere il bis: era già accaduto nel 2006, quando Lottomatica comprava Gtech nel Rhode Island, sulla costa opposta rispetto al Nevada, trasformandosi nel leader globale delle lotterie dopo esserlo diventato lungo lo Stivale; succede di nuovo, con l’acquisizione completata pochi mesi fa di International Game Technology, colosso a stelle e strisce negli apparecchi da intrattenimento: un’operazione dal valore di oltre 6 miliardi di dollari, tra le più sostanziose in tempi recenti nel nostro Paese, che ha portato alla nascita di Igt Plc e all’uscita dalla Borsa di Milano per l’approdo nel listino di Wall Street, ma con una maggioranza rimasta tricolore: il 51,8 per cento delle azioni è in mano al gruppo De Agostini.
A dispetto del settore di riferimento, non c’entrano il caso e i colpi di fortuna: «Piuttosto servono una visione di lungo periodo, la capacità finanziaria e, ovviamente, la giusta dose di coraggio» dice senza scivolare sulla buccia dell’enfasi Marco Sala, da 12 anni nella società, già amministratore delegato di Gtech e oggi alla guida di Igt. «Ci muoviamo» aggiunge «in un mercato che, a livello mondiale, ha margini di crescita: valeva in tutto 350 miliardi di euro a fine 2014, dovrebbe sfiorare i 400 nel 2018. Dipende dal fatto che gli Stati guardano con favore sempre maggiore al sistema del gioco regolamentato per sottrarlo all’illegalità, proteggere i consumatori e, in parallelo, aumentare le entrate per l’erario. Noi riteniamo di essere i loro interlocutori naturali: alla luce del nostro know how, ci possiamo sedere di fronte a ogni governo e fornirgli strumenti e contenuti per qualsiasi pacchetto di servizi decida di mettere in campo. Sia direttamente, come operatore, sia affidandosi a noi per la fornitura di tecnologia e servizi».
Panorama incontra Marco Sala proprio nella sede di Las Vegas, città in cui l’impronta di Igt è visibile ovunque: nei casinò aperti senza sosta, inclusi i più glamour come il Wynn (foto sopra) e l’Encore, persino all’aeroporto dove tutte le slot che accolgono e congedano i visitatori esibiscono il marchio dell’azienda. Ma non è una dimostrazione di forza, l’attenzione non stringe troppo sul presente: in una grande sala di questo campus elegante e futuristico circondato da rocce e palme, ballano le luci delle gaming machine in sviluppo o che stanno per sbarcare sul mercato.
Le scopriamo in anteprima: hanno tablet sensibili al tocco al posto dei pulsanti, videocamere invisibili che scrutano e inseguono lo sguardo degli utenti per offrire un’immersione totale nelle animazioni sullo schermo; levette per guidare auto o astronavi virtuali e premiare con un bonus in denaro o punti fedeltà i più abili; angoli di display che spalancano le porte a servizi su misura: l’acquisto di un biglietto per uno spettacolo o la prenotazione di un tavolo in un ristorante della struttura in cui sono installate; la possibilità di ordinare da bere o chiedere a un valletto di preparare l’auto lasciata nel parcheggio per ridurre la noia dell’attesa. «Investire in tecnologia è fondamentale» commenta Sala «ed è per questo che destiniamo alla ricerca e allo sviluppo circa 300 milioni di dollari l’anno. Il nostro obiettivo è generare valore aggiunto e soddisfare i consumatori esistenti garantendo loro occasioni inedite di intrattenimento, oltre ad attrarne di nuovi che si trovano a loro agio su altre piattaforme».
Ecco che all’inizio del 2016, per cominciare in via sperimentale all’Mgm, storico hotel della Strip e casa delle illusioni svolazzanti di David Copperfield, gli ospiti potranno giocare e incassare crediti anche in camera, dal bar, dalla piscina. Come? Tramite una app ad hoc scaricabile sul loro smartphone. Igt, inoltre, ha già superato i due milioni di utenti con «DoubleDown»: blackjack, poker e slot machine in trasferta su Facebook, telefonini e tavolette. Non si vince l’ombra di un centesimo, però il titolo rende centinaia di milioni di biglietti verdi perché gli utenti spendono per comprare pacchetti di gettoni di bit, un po’ come succede con i bonus per superare i livelli impossibili di «Candy Crush Saga» e altri titoli analoghi per il mondo mobile. «È la dimostrazione che il contenuto ha un valore enorme. Che l’intrattenimento basta a sé stesso. Ed è un volano per la domanda. Noi mettiamo insieme uno dei migliori portafogli di contenuti al mondo assieme allo stato dell’arte della tecnologia».
Una combinazione sviluppata interamente in casa: a Reno, sempre in Nevada, per le gaming machine e il digitale: la cittadina faceva concorrenza a Las Vegas, oggi i suoi casinò sono fané, ma ospita laboratori di pura avanguardia per il settore (foto sopra); Providence, in Rhode Island, è il fulcro delle innovazioni legate alle lotterie, mentre una fabbrica in Florida provvede a stampare i biglietti ubbidendo ai più elevati standard di sicurezza. «Sono i nostri motori, i cuori operativi che pulsano assieme a Roma, all’Italia, dove vogliamo mantenere la posizione che abbiamo consolidato nel tempo».
Il nostro Paese, tra l’altro, è il punto di riferimento per l’offerta globale delle scommesse sportive e pesa per il 38 per cento sul fatturato del gruppo. «È un mercato maturo» ammette Sala «in cui c’è stato probabilmente un eccesso nella distribuzione delle slot machine: noi siamo più che disponibili a fare un passo indietro, a ridurre questa offerta, ma servono regole chiare. Al più presto e senza ulteriori rinvii. Parlo di norme di livello statale che armonizzino le decisioni contraddittorie, a tratti punitive che alcune amministrazioni locali stanno prendendo». Secondo il ceo di Igt, il proibizionismo non è la soluzione. E non perché ragiona da parte in causa: «Con una virata troppo restrittiva emergono le alternative illecite, capaci di rispondere a una domanda che comunque esiste. Senza proteggere a dovere i consumatori».
Solo nel 2014 tutto il comparto legale ha portato nelle casse del fisco italiano 8 miliardi di euro, destinati, visto il trend di questi mesi, a diventare circa 9 miliardi alla fine del 2015. Come minimo. «Risorse» chiosa il ceo «che in parte potrebbero essere destinate alle amministrazioni, anche quelle locali, per il finanziamento di servizi essenziali, come avviene in altre nazioni europee o negli Usa. Certo, siamo consapevoli delle implicazioni del nostro mestiere e non ce ne sottraiamo. Sentiamo di avere una responsabilità sociale». Che si è tradotta in Italia, dal 2007 al 2014, in investimenti per oltre 11 milioni di euro in campagne per prevenire il gioco minorile e problematico, dare supporto psicologico a chi soffre di ludopatie e sostenere iniziative del medesimo tenore.
«Siamo consapevoli delle implicazioni del nostro mestiere e non ce ne sottraiamo. Sentiamo di avere una responsabilità sociale»
Una delle sfide all’orizzonte è invece la gara per aggiudicarsi per altri nove anni il rinnovo della concessione del lotto: scade a giugno del 2016, però l’asta è vicina. «Ci teniamo, mi sembra evidente. Il nostro obiettivo prioritario è continuare a servire al meglio lo Stato, non a caso la costola italiana di Igt si chiama sempre Lottomatica: il lotto è il nome e il cuore del nostro portafoglio locale». Così com’è stato il punto di partenza, quasi un quarto di secolo fa, per la scalata appena conclusa al trono mondiale dei giochi. Una vetta che non è un traguardo, ma il trampolino verso nuovi mercati di un settore in salute. «È la prova» dice Sala, aprendo finalmente uno spiraglio all’orgoglio «che c’è ancora spazio per scrivere una straordinaria storia italiana».