Economia
February 26 2021
Una corsa contro il tempo. È quella cui è chiamato il premier Mario Draghi al suo primo e fondamentale banco di prova politico economico a Palazzo Chigi ovvero convincere l'Unione Europea che i 207 miliardi di euro della Next Generation UE destinati alla ricostruzione dell'Italia post Covid siano degni di essere consegnati da Bruxelles a Roma. Proprio da dove ha fallito Conte, quindi, deve cominciare Draghi.
I tempi
I tempi sono strettissimi: entro il 30 aprile sul tavolo della Commissione deve arrivare il Piano Nazionale di Ripresa e resilienza, condicio sin equa non per accedere al pacchetto della Next Generation UE.
Il 12 gennaio l'esecutivo Conte aveva presentato una prima bozza frutto delle decisioni stiracchiate di un governo ormai agli sgoccioli dove le misure del rilancio italiano post Covid sembravano un collage di proposte e idee buttate lì più per accontentare i partiti che per far crescere il Paese.
Ora che Draghi ha sistemato (o cercato di farlo) le pedine degli equilibri politici della sua maggioranza ultimando le nomine delle nuove cariche pubbliche si può dedicare all'assiale questione della gestione del Recovery.
Cosa deve contenere il Pnrr
Il nome da ricordare è quello del Ministro dell'economia e finanza Daniele Franco, sarà infatti lui ad avere pieno mandato nella riscrittura del Pnrr che, così come era stato concepito, aveva scarse possibilità di passare dalle forche caudine di Bruxelles.
Il Piano nazionale, infatti, non è una sorta di dichiarazione di intenti che lo Stato membro deve fare a Bruxelles, quanto un autentico documento programmatico di politica ed economia che deve rispondere a parametri e paletti ordinati dall'UE e ritenuti imprescindibili per la concessione delle varie tranche di finanziamento. Nel Pnrr devono essere specificate dettagliatamente motivate e giustificate le misure e le riforme da adottare, i traguardi da conseguire, i costi da sostenere, il calendario da rispettare e l'impatto di tali misure.
Dovranno, inoltre, essere delineati efficaci meccanismi per prevenire, individuare e correggere la corruzione la frode e i conflitti di interesse nell'utilizzo dei fondi.
È necessario, quindi che il PNRR preveda modalità di monitoraggio per l'attuazione del piano di ripresa nel rispetto dei traguardi e del calendario previsto per la realizzazione degli obiettivi.
La governance
Fondamentale, poi, la governance dell'impianto logistico di gestione del pacchetto Recovery. Draghi non ha intenzione di riproporre quelle cabine di regia che tanto piacevano a Conte, ma piuttosto pare intenzionato ad accentrare sul ministro Franco e quindi sul Mef la disciplina della governace in strettissima collaborazione con gli altri dicasteri competenti.
I sei paletti
Di conseguenza il ghota dell'economia italiana dovrà, in tempi record, mettere a punto un Pnrr che rispetti i sei paletti di gestione del capitale imposti dall'UE ovvero la digitalizzazione, la transazione ecologica, le infrastrutture, la ricerca e istruzione l'inclusione sociale e la salute. Questi sono gli ambiti di pertinenza verso i quali va indirizzato il denaro che dovrebbe servire a lanciare il rinascimento economico dell'Italia verso quell'obiettivo finale di trasformazione dell'Europa verso un futuro digital e sostenibile fondamentale per la rinascita.
La distribuzione dei fondi
Il piano nazionale, pertanto, deve prevedere la distribuzione organica, trasparente, coerente e sostenibile del denaro. Bruxelles ha da poco reso noto i parametri che i vari Pnrr dovranno seguire per accedere ai fondi e con la pubblicazione in gazzetta ufficiale dell'UE del regolamento comunitario si può definire aperta la fase operativa del Recovery.
I fondi, in più tranche, verranno erogati tra il 2022 (il 70%) e il 2023 (il 30%). Gli stati membri potranno anche chiedere un anticipo del 13% per la messa in atto dei primi progetti. Tutti i programmi dovranno realizzarsi in maniera improrogabile entro il dicembre 2026.
Quattro sono i punti imprescindibili perché le tranche vengano erogate ovvero il rispetto delle raccomandazioni fatte al Paese da parte dell'Unione, la garanzia delle crescita occupazionale nazionale, l'allocazione di almeno un quinto dei fondi alla transazione digitale e quella di almeno il 37% del capitale alla transazione ecologica.
Il pacchetto Italia della Next Generation UE si compone di 80 miliardi a fondo perduto e il resto del denaro concesso sotto forma di prestito dall'Europa.
L'ambizioso progetto di Draghi sarebbe quello di utilizzare al momento solo gli 80 miliardi di euro a fondo perduto e fare a meno degli altri 127 miliardi garantendo la ricostruzione del Paese solo attraverso i bilanci nazionali standard e la forza di far quadrare i conti interni allo Stato.