Economia
September 11 2018
Altro che 780euro al mese a testa. Al massimo potrebbero arrivarne circa 300. E’ l’ipotesi che si fa strada riguardo al Reddito di Cittadinanza, il sussidio universale contro la povertà voluto dal Movimento 5Stelle, prima forza politica della maggioranza di governo. Il leader dei pentastellati, Luigi Di Maio, ha assicurato che questa nuova indennità partirà già dal 2019 e verrà inserita nella Legge di Bilancio, la manovra economica per il prossimo anno.
Tuttavia, secondo alcune anticipazioni di Repubblica, l’importo del Reddito di Cittadinanza potrebbe essere ben più modesto del previsto,pari appunto a una media di 300 euro mensili. Il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, vuole infatti mantenere un certo rigore nei conti pubblici ed è disposto (sempre secondo le indiscrezioni che trapelano) a mettere sul piatto per i nuovi sussidi una somma di circa 5 miliardi di euro, per proteggere 1,4 milioni di famiglie povere, per un totale di 4 milioni di italiani.
Se così fosse, c’è il rischio che il tanto atteso Reddito di Cittadinanza si riveli alla fine un flop, sostanzialmente per due ragioni. Innanzitutto, la platea dei beneficiari sarebbe ben più limitata rispetto a quella prevista dal contratto di governo siglato da Lega e 5Stelle, che prevede uno stanziamento di 17 miliardi di euro per dare un sussidio a 8 milioni di italiani bisognosi.
Inoltre, come sempre avviene quando ci sono nuovi ammortizzatori sociali che nascono da zero, c’è il rischio che nella fase di rodaggio vi siano non poche difficoltà operative a farlo partire. Tanto più se si considera un fatto: il Reddito di Cittadinanza si basa su una riforma dei Centri per l’Impiego, che oggi funzionano poco e male e che, secondo chi ha ideato il sussidio, avranno il compito di curare dei programmi di reinserimento sociale delle famiglie povere.
Fatte queste premesse, proprio per evitare un fallimento, meglio sarebbe allora destinare i 5 miliardi del Reddito di Cittadinanza a un sussidio contro la povertà che già esiste: il Reddito d’inclusione (Rei), per il quale sono stanziati però pochi soldi: appena 2 miliardi di euro circa, che servono a coprire 700mila famiglie povere, per un totale di 2 milioni di persone.
Nonostante le risorse scarse di cui dispone, il Rei ha il pregio di essere uno strumento già ben rodato che, tra l’altro, si basa su una carta di pagamento elettronica che obbliga i beneficiari delle indennità a spendere i soldi ricevuti solo per beni e servizi di prima necessità (per esempio per fare la spesa alimentare o per pagare le bollette) evitando così i consumi superflui.