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February 07 2022
Era la notte del 6 febbraio 1952 quando sulla Regina Elisabetta, allora venticinquenne, piombò il peso della corona. Suo padre Giorgio VI moriva prematuramente per un infarto, a 56 anni. «Troppo giovane», ha detto più volte lei ricordandolo. Elisabetta si trovava in Kenya in visita ufficiale con l’amato Filippo quando la raggiunse la triste notizia.
Ora quell'anniversario risuona per la settantesima volta. Scocca lo straordinario Giubileo di Platino: 70 anni da monarca per l’inscalfibile Elisabetta II, oggi 95enne, la sovrana regnante più longeva della storia britannica (e non solo). Inossidabile e iconica, «la roccia che sovverte la leggenda di Excalibur, capace di una endurance dai tratti sovrumani», come scrive la critica cinematografica Anna Maria Pasetti nel libro appena uscito per Edizioni Bietti Dio salvi la Regina! Elisabetta II sovrana di iconologia tra realtà e fiction. Presenza autoritaria, di timidezza austera e umorismo sottile, Elisabetta è stata definita dal poeta Philip Larkin «l’icona più tradizionalista e contemporaneamente sovversiva della modernità».
La avvolge uno scudo invisibile di fascino, rispetto e, al contempo, famigliarità. Che l’ha resa materia mitologica da raccontare. Scorrendo anche le pagine del croccante libro di Pasetti, che spiega con verve e sostanza l’iconografia che ha contribuito a rafforzare su sua maestà un immaginario collettivo già straordinario, qui ripercorriamo come è stata racconta la regina Elisabetta al cinema e in tv.
Dopo il passaggio in concorso alla Mostra del cinema 2021 di Venezia, Spencer del regista cileno Pablo Larraín doveva arrivare in sala a gennaio ma la recrudescenza della pandemia ha fatto rinviare l’uscita.
Spencer è il film più recente in cui viene raccontata la Regina, anche se non come figura centrale. Tra le sofferenze e insofferenze della Diana interpretata da Kristen Stewart, occasionalmente ecco Elisabetta II, ligia al protocollo e inflessibile (la interpreta l’attrice scozzese Stella Gonet). Ma non senza un po’ di umorismo: è lei a pretendere che tutti gli invitati al Natale 1992 vengano pesati all’entrata e all’uscita di Sandringham House, per certificare che abbiano ben mangiato e si siano divertiti, rinnovando così un’antica tradizione di casa Windsor.
Forse per il rispetto supremo che infonde Her Majesty, forse per la difficoltà a reggere il confronto con la realtà, la finzione ha proposto soltanto tre opere con Elisabetta II al centro della narrazione: il memorabile film The Queen - La regina (2006) di Stephen Frears, la commedia gradevole ma poco di peso Una notte con la regina (2015) Julian Jarrold e la serie tv di Netflix che ha contribuito a consolidare il mito The Crown.
The Queenè il vertice: Helen Mirren per prima, favolosa, ha osato mettersi la corona addosso e confrontarsi con la leggenda vivente: Oscar alla migliore attrice. C’è stato un prima e un dopo la morte della principessa Diana, e Frears (inglese profondamente repubblicano) affronta con pathos e un po’ di umorismo il dopo, cosa accadde nella famiglia reale subito dopo il terribile incidente automobilistico del 31 agosto 1997. Mirren si staglia con energia solenne ma umana, donna che crede fortemente che le sue motivazioni siano irreprensibili perché il protocollo reale giustifica tutto. Ed eccola, però, anche irrimediabilmente in difficoltà a gestire la portata emozionale della morte di Lady D.
Una notte con la regina invece lavora più di fantasia, pur partendo da un fatto vero: la sera dell'8 maggio 1945, giorno della vittoria degli Alleati contro la Germania nazista, le principesse Elizabeth (futura regina) e Margaret, allora di 19 e 14 anni, escono da Buckingham Palace a festeggiare. Gli sceneggiatori Trevor de Silva e Kevin Hood si divertono a immaginare cosa sia successo quella notte. Ne esce una commedia romantica senz’altro bizzarra, che ci mostra Elisabetta prima del trono, ancora principessa, interpretata con fresca ingenuità da Sarah Gadon.
Anche in un altro film, il bellissimo Il discorso del re (2010) di Tom Hooper, Elisabetta è mostrata – in poche sequenze - prima di essere regina: lì è una semplice bambina imbellettata, figlia del balbuziente re Giorgio di Colin Firth, interpretata da Freya Wilson.
Se ce ne fosse stato bisogno, dal 2016 la serie tv The Crown ha riacceso l’immaginario collettivo di Elisabetta II. Ispirato all'opera teatrale The Audience dello showrunner Peter Morgan, di stagione in stagione si muove un dramma sontuoso di prim’ordine, in linea con l’aura del suo regale soggetto. La regina Elisabetta è raccontata dagli anni '40 ai tempi moderni, e intanto vengono rivelati intrighi personali, storie d'amore e rivalità politiche. Inevitabilmente, il racconto coincide con quello di un secolo della nostra Storia. Prima lei ha il volto giovane di Claire Foy, poi quello di Olivia Colman. In attesa che Imelda Staunton ci regali la versione più anziana nella quinta e nella sesta stagione.
Ma chi meglio della regina può interpretare la regina? Ecco così che The Queen, intelligente e ironica gestrice della sua immagine, ha deciso di interpretare se stessa nel cortometraggio Happy and Glorious di Danny Boyle, mostrato in apertura dei Giochi Olimpici di Londra 2012. Lasciò tutti a bocca aperta. Entusiasti e innamorati.
Vestita di rosa, indaffarata nel suo scrittoio, la regina Elisabetta accoglie Daniel Craig in versione 007 con «Good evening, Mr Bond»: mandò in visibilio i 900 milioni di telespettatori che seguivano l’evento in diretta.
Altre volte, invece, Elisabetta è stata oggetto di camei. Spesso con intento comico, ma mai con quello di ridicolizzare. Sommo rispetto, sempre.
Nel cult demenziale Una pallottola spuntata (1998) è in visita negli Stati Uniti e protetta, povera lei, dal disastroso tenente Frank Drebin di Leslie Nielsen (è interpretata da Jeannette Charles, nota per la sua incredibile somiglianza con la regina).
Nel cartoon Minions (2015), spin-off di Cattivissimo me, le goffe creaturine gialle hanno la missione di rubare la corona della Regina d'Inghilterra (che ha la voce di Jennifer Saunders).
Anche Paolo Sorrentino dedica sequenze memorabili alla regina: all’interno dell'esperimento casalingo di Netflix Homemade, la serie di cortometraggi ideati e realizzati durante il lockdown da registi di fama internazionale, il nostro compone Voyage Au Bout De La Nuit. Ecco, sotto forma di statuine, due simboli del potere per eccellenza, la regina Elisabetta e papa Francesco, che il potere esercitano e subiscono: si incontrano a Roma e passano il lockdown insieme. Sul filo di dialoghi stentorei: «Io e te siamo solo dei simboli. Per questo non sappiamo fare niente».
Non sono mancati documentari che si sono insinuati nelle regali stanze.
Il primo è stato Royal Family di Richard Cawston, del 1969, doc televisivo della BBC prima voluto poi bandito dalla regina Elisabetta, in seguito alle forte critiche ricevute dopo la sua messa in onda: davanti alla telecamera, intenti a mostrarsi «normali», i reali sembravano impreparati e inadeguati.
È del 1992 il doc televisivo, abbastanza didascalico e sempre targato BBC, Elizabeth R: A Year in the Life of the Queen, il primo documentario ufficialmente approvato sulla monarchia britannica dopo Royal Family.
Ma deve ancora arrivare il documentario «che, forse, potrebbe essere il definitivo sulla sovrana d’Inghilterra», come scrive Pasetti nel suo libro. È Elizabeth- A Portrait in part(s)di Roger Michell (di cui, tra l’altro, il 3 marzo esce in sala il divertente Il ritratto del duca con Helen Mirren e Jim Broadbent). Michell, regista sudafricano molto british morto il settembre scorso, non ha potuto vedere il suo lavoro al cinema. Noi lo aspettiamo in uscita imminente nelle sale mondiali.