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August 11 2014
L’argomento fa capolino spesso nei ragionamenti di Silvio Berlusconi. Ma sempre in forma di domanda retorica, amletica, di scuola: «Entriamo in maggioranza? Nel governo? Diamo un appoggio esterno?». Un atteggiamento che il Cavaliere usa spesso per sondare gli interlocutori o per sfatare un tabù. Poi, naturalmente, Berlusconi è il primo ad ammettere che «l’appoggio esterno sarebbe una catastrofe, un lusso che Forza Italia non si può permettere». Ma intanto la questione è posta per accontentare l’ala filogovernativa del suo mondo da Gianni Letta a Denis Verdini, da Paolo Romani a Fedele Confalonieri e, per altro verso, per tenere in piedi un’opzione: nella strategia berlusconiana la ricchezza di alternative è una costante. Solo che questa idea rischia di trasformarsi nella tradizionale chimera: un sogno che non ha legami con la realtà.
In questo caso l’opzione strategica può trasformarsi in un handicap: un’ambizione mal riposta, infatti, diventa un boomerang. E nel Pd renziano la variabile di un governo con il Cav non è presa in considerazione. «Non ci penso proprio» è il leitmotiv di Renzi. «Un conto sono le riforme, un altro è il governo, e lì abbiamo dimostrato che siamo autosufficienti». «Noi» gli fa eco il viceministro del Pd Enrico Morando «stiamo dando la possibilità a Berlusconi di rimettere in piedi il centrodestra collaborando sulle riforme, ma governare è altra cosa. Qui possiamo fare da soli. Questo è l’equilibrio che premia di più». Appunto, Renzi non vuole problemi. «Se fa il governo con il Cav» dice il dissidente Vannino Chiti «scoppia il partito. E poi è stato lui il primo a rimproverare a Letta l’esecutivo con Berlusconi». Insomma, porte chiuse. O almeno lo saranno fino a quando il governo avrà i numeri in Parlamento.
Ma fino a quando sarà così? La situazione economica parla da sola: ormai siamo quasi in recessione, il Pil è sotto lo zero. «In queste condizioni» prevede il Cav «a settembre Renzi rischia di essere travolto. E allora che farà?». Non basta. Berlusconi accarezza anche l’idea di rendere la sua presenza nel governo indispensabile, come per le riforme. «Con l’assoluzione nel processo Ruby» dice Francesco Giro, gran frequentatore di palazzo Grazioli «il Cav è tornato a esercitare il suo appeal. Anche in Ncd c’è chi medita di tornare con lui. Se ciò avverrà in certe proporzioni, Renzi anche per governare avrà bisogno del Cav». Così siamo arrivati al punto: Renzi non vuole governare col Cav, ma se Angelino Alfano perderà parlamentari sarà costretto a farlo. Sempre che non voglia andare al voto.
E, a pensarci bene, questa resta l’ipotesi più probabile.