Politica
April 04 2023
È stato un weekend ad alto tasso di emozioni per Matteo Renzi, un fine settimana cominciato a San Siro dove ha assistito al successo della sua Fiorentina contro l’Inter e proseguito con il personal best nella maratona di Milano, corsa sotto le 4 ore (e sulla cosa non scherziamo. Un finisher merita massima considerazione data l’enorme fatica fatta per ottenere un simile risultato). Poi però ecco le note meno liete.
Nelle regionali del Friuli il Terzo Polo ha ottenuto poco più del 2% finendo addirittura dietro la candidata del movimento No-Vax. Uno sberlone elettorale arrivato tale e quale nelle regionali di due mesi fa dalla Lombardia, dove Letizia Moratti sognava una clamorosa vittoria e si è ritrovata con un pugno di mosche in mano.
Poi, le frasi, le dichiarazioni che valgono più di mille elezioni: «Adesso mi sono preso del tempo per me, per studiare, per leggere, per ritrovarmi. Un periodo di decantazione. Nella politica di oggi con questo governo che non ha tentennamenti bisogna prepararsi ad una battaglia diversa, di logoramento, di piccoli passi a lungo termine, come una maratona…». Queste dichiarazioni, mai smentite, sarebbero state rubacchiate al termine appunto della 42 km di Milano e danno perfettamente il senso della situazione politica attuale dell’ex sindaco di Firenze.
L’uomo che per un decennio ha vissuto il ruolo di protagonista assoluto, l’uomo che ha portato il Pd al 40% (ed oggi al Nazarena festeggiano di essere tornai al 20%, la metà…), il responsabile della fine del governo giallo-verde e della nascita del Conte Bis, giallo-rosso che poi, sempre lui ha fatto cadere per far salire Mario Draghi (roba da veri campioni della politica dato che tutto ciò è stato realizzato con pochi voti ed ancora meno parlamentari) oggi annuncia il suo passo indietro.
Conoscendo di cosa sia capace il soggetto che anni fa annunciò il suo addio alla politica dopo il fallimento del referendum sulla riforma dello Stato su cui aveva fatto all-in, dovendo poi dimettersi da Palazzo Chigi, addio ovviamente durato poche ore, viene da essere sospettosi.
Ma se aggiungiamo il suo silenzio degli ultimi mesi viene davvero da credersi che anche lui ha capito la gravità della situazione del suo progetto politico, o quantomeno le sue enormi difficoltà.
L’idea del nuovo Centro in Italia non paga; sono decenni che qualcuno ci prova ma ormai gli elettori hanno superato questa concezione della politica e cercano una figura forte o un’idea forte più che una posizione sullo scacchiere politico. L’apporto del trio Gelmini-Carfagna-Brunetta hanno portato poche decine di voti e sono già finiti nel dimenticatoio assoluto. E anche il rapporto con Calenda, abilmente mandato in prima linea nella campagna elettorale delle politiche 2022, non è più così stabile.
L’unica carta che, paradossalmente, oggi Renzi ha ancora in mano è sul Partito Democratico. Con Bonaccini sarebbe stato tutto diverso e forse una alleanza stabile per non dire un ritorno a casa, sarebbe stato più di una ipotesi. Oggi con la Schlein che ha virato a sinistra, strizzando l’occhiolino al Movimento 5 Stelle (anche se in Friuli la grande alleanza della sinistra ha perso voti invece che guadagnarli), Renzi è di fatto la garanzia di successo per il centrodestra. Il Campo largo, dai Verdi appunto all’ex sindaco di Firenze, non si farà mai e senza il Terzo Polo, pur piccolo che sia, con il suo 7% stando ai sondaggi, è decisivo, soprattutto con l’attuale legge elettorale maggioritaria.
Matteo Renzi quindi fa un passo indietro. Continuerà con le consulenza all’estero perché c’è un mutuo da pagare ma ha capito che per ora la politica italiana non ha spazio per lui e le sue manovre. Soprattutto fa specie la sua considerazione sul governo («questi governeranno per i prossimi 5 anni»). Se lo dice lui…