Pancreas
(ANSA)
Salute

Tumore al pancreas: a che punto è la ricerca

Il tumore al pancreas: terza causa di morte per cancro al mondo, meno del 10% dei malati sono ancora vivi a distanza di 5 anni dalla diagnosi, anche se le cose stanno per fortuna lentamente cambiando. Un nemico che ancora troppo spesso non perdona, nonostante i grandi passi avanti fatti dalla ricerca, soprattutto negli ultimi anni. E’ il tumore che ha ucciso Steve Jobs nel 2011, che si è portato via Gianluca Vialli nel gennaio del 2023 e Sven Goran Eriksson solo pochi mesi fa. All’inizio del 2024 ha colpito anche Eleonora Giorgi, che sta raccontando la sua malattia su giornali e tv proprio nelle ultime settimane, mostrandosi senza capelli, preoccupata per le metastasi che si stanno allargando. Personaggi famosi a parte, colpisce ogni anno quasi15mila persone solo in Italia: è una malattia silente che spesso si manifesta quando è già troppo tardi. I fattori di rischio sono innanzitutto il fumo di sigaretta, l’obesità, l’elevato consumo di alcol, il diabete e la pancreatite cronica.Il 21 Novembre di ogni anno ricorre la “Giornata mondiale del tumore al pancreas”: in tutta Italia si sono tenute numerose manifestazioni e molte città hanno illuminato i propri monumenti di viola. A Milano, Fondazione Humanitas per la Ricerca ETS, da sempre in prima fila nella lotta a questo tipo di carcinoma, ha invitato pazienti, ricercatori, associazioni di malati, donatori e ambasciatori della ricerca per un momento di condivisione e confronto. In occasione di questo giorno, così importante per i malati, abbiamo intervistato il professor Alessandro Zerbi, responsabile della Chirurgia Pancreatica all’IRCCS Istituto Clinico Humanitas e docente di Humanitas University.

Professor Zerbi, a che punto è la ricerca contro il tumore del pancreas?

La ricerca contro il tumore del pancreas è molto vivace ed impegnata su più fronti. L’obiettivo principale é quello di riuscire a caratterizzare meglio da un punto di vista biologico il tumore, si sta comprendendo che esistono diversi sottotipi di carcinoma pancreatico, con comportamenti e risposte ai trattamenti differenti: capire queste differenze e questi aspetti biologici può consentire di sviluppare nuovi e più specifici trattamenti e di personalizzare maggiormente le cure. Molto si sta facendo anche per cercare di avere a disposizione elementi in grado di predire la risposta a diversi tipi di cura e poter quindi meglio scegliere tra questi.

Per molti anni la diagnosi è stata una sentenza negativa. Oggi quali sono i dati, e quali le speranze per i malati?

Ancora oggi nell’immaginario collettivo il tumore al pancreas è sinonimo di esito sempre infausto, ma in realtà non è così. Innanzitutto esistono tipi diversi di tumori, ma anche nell’ambito del carcinoma pancreatico il comportamento biologico può essere differente, così come la risposta ai trattamenti. Sempre più spesso il tumore del pancreas viene diagnosticato precocemente, grazie anche alla crescente consapevolezza nei confronti di questa malattia ed alla maggior efficienza delle indagini diagnostiche, e questo si traduce naturalmente in una prognosi migliore. Una quota non trascurabile di pazienti è viva diversi anni dopo la diagnosi, cosa che in passato si verificava molto più di rado: anche se la sopravvivenza media globale di questo tumore resta bassa, non sappiamo mai come si comporterà il tumore nel singolo paziente e quali saranno pazienti lungo sopravviventi

Quali sono oggi i protocolli di cura?

I protocolli di cura prevedono la combinazione di più trattamenti, in particolare chirurgia e chemioterapia, e talora radioterapia. Rispetto al passato sempre più spesso le cure iniziano con la chemioterapia, anche in caso di tumori tecnicamente asportabili chirurgicamente: questo perché si è visto che in molti casi i risultati sono migliori con questo approccio. I protocolli di chemioterapia sono evoluti negli ultimi anni ed attualmente sono piuttosto standard, ne esistono di 2-3 tipi principali, e la scelta viene effettuata dall’oncologo in base alle caratteristiche del singolo paziente. Gli interventi chirurgici sono assai complessi, anche qui le tecniche sono evolute ed ora in alcuni casi si possono eseguire in modo mini-invasivo, con approccio laparoscopico o robotico; proprio per la sua complessità questa è una chirurgia che è preferibile eseguire in centri con elevata esperienza. E’ importante sottolineare come sia fondamentale che il percorso terapeutico venga deciso in modo collegiale, all’interno cioè di riunioni multidisciplinari in cui i vari specialisti convolti , a vario titolo, nella diagnosi e nella cura del tumore del pancreas discutono e si confrontano per identificare il percorso migliore pe il singolo paziente

Cosa sono e quale ruolo hanno i phantom?

Per phantom si intende la riproduzione del tessuto pancreatico umano normale con materiali di sintesi, stampati con tecniche 3D, che ne riproducono le medesime caratteristiche meccaniche e fisiche: questo consente di avere a disposizione molti campioni su cui testare differenti materiali chirurgici per sezionare e suturare il tessuto pancreatico, cercando così di identificare quelli più idonei allo scopo. Inoltre i phantom consentono di avere campioni su cui fare esercitare, senza rischi, specializzandi e giovani chirurghi, per far apprendere loro le tecniche chirurgiche necessarie per affrontare la chirurgia del pancreas

In cosa sono diversi dagli organoidi? E a cosa servono questi ultimi?

Gli organoidi sono la riproduzione del tessuto tumorale (mentre il phantom fa sostanzialmente riferimento al pancreas normale): sono modelli tridimensionali coltivati a partire dalle cellule tumorali del paziente che, a differenza delle colture cellulari, riproducono la architettura tumorale. Ciò consente di avere a disposizione materiale biologico più fedele alle caratteristiche del tumore in vivo, su cui poter eseguire studi per meglio caratterizzare il tumore da un punto di vista biologico, sviluppare biomarcatori per la diagnosi, testare nuovi farmaci e nuove molecole per la terapia

Quale ruolo può giocare l’utilizzo dell’IA per prevenire e curare il tumore del pancreas?

L’applicazione della IA nei confronti del tumore del pancreas è solo agli inizi, ma già si stanno intuendo ottime potenzialità. Il poter metter insieme un gran numero di dati potrà consentire di identificare parametri in grado di predire la prognosi del singolo paziente e la scelta della miglior sequenza terapeutica (se, ad esempio, iniziare le cure con un trattamento chemioterapico o con l’intervento chirurgico); inoltre potremo avere elementi per predire la risposta alle cure, la probabilità di recidiva dopo intervento chirurgico, il rischio di sviluppare complicanze gravi in seguito all’intervento chirurgico

Cosa si può fare a livello di prevenzione e controlli?

La prevenzione si base soprattutto sull’adottare un stile di vita sano, secondo criteri che oramai tutta la popolazione dovrebbe conoscere (anche se non si sottolineano mai abbastanza): astensione dal fumo, attività fisica, controllo del peso, alimentazione corretta povera in grassi animali. Una forma particolare di prevenzione (o meglio, di diagnosi precoce) può essere adottata dalle persone che hanno più familiari affetti da tumore del pancreas, e che presentano quindi un aumentato rischio di sviluppare questo tumore, o che sono portatrici di mutazioni coinvolte nello sviluppo del tumore: in questi casi l’inserimento in programmi di sorveglianza, con l’esecuzione periodica di indagini strumentali quali la risonanza magnetica, può consentire di giungere a diagnosticare molto precocemente un eventuale tumore del pancreas, qualora dovesse insorgere

Il tumore al pancreas è in crescita in tutti i Paesi industrializzati e lo è anche in Italia. Per fortuna, anche la ricerca sta facendo progressi, piccoli passi in avanti, che per diventare sempre più veloci e mirati hanno bisogno del supporto di tutti.

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