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March 09 2018
"Un progetto politico che nel Lazio ha unito tutta la sinistra. Abbiamo fatto l'accordo con Liberi e Uguali, avevamo con noi i sindaci, le liste civiche e, soprattutto, i giovani. È un modello che rilancia lo spirito dell'Ulivo. Ed è il modello che vorrei proporre a livello nazionale. Non quell'Ulivo, che è il passato, ma la sua ambizione si, lo spirito innovativo, la voglia di stare insieme e di vincere insieme". Questo è il modello Zingaretti spiegato da Nicola Zingaretti.
Che le elezioni regionali fossero il trampolino di lancio per la scalata al Pd era chiaro da tempo e a meno di una settimana dalle dimissioni di Matteo Renzi, Zingaretti non esclude una sua partecipazione alle primarie. Il governatore della regione Lazio si mantiene cauto e questa apertura ad un impegno diretto serve soprattutto a misurare i consensi dentro e fuori il partito. L’ex presidente della regione Piemonte, Chiamparino ma anche pezzi della sinistra extra Pd, hanno accolto in maniera positiva la notizia. D’altronde per storia ed esperienza, Zingaretti oggi sembra davvero l’uomo adatto per ricucire la sinistra sotto un unico soggetto.
Tant’è che la rivoluzione parte dal linguaggio. Non si parla più di rottamazione, ma di “rigenerazione”. Ovvero l’intento non è quello di buttare via come fossero arnesi vecchi chi è stato finora nel partito, ma di ricostruire le parti di un organismo leso, anche nella dignità. Un lavoro da artigiani che si discosta anche da chi, come Sposetti, propone il processo al renzismo.
Dal referendum sulle persone che a lungo ha giocato a favore di Renzi, salvo poi rimanerne vittima, Zingaretti si dissocia proponendo un confronto sulle idee, utile a ricostruire un’anima in cui riconoscersi. Meno leader e più comunità sembrerebbe essere il motto.
D’altronde chi oggi nella minoranza difende la posizione di un Pd che in questa legislatura faccia opposizione, lo fa sapendo che il lavoro che spetterà al partito nei prossimi mesi sarà faticoso. La stagione del Giglio Magico lascia un Pd in frantumi, non solo dal punto di vista meramente elettorale. Le casse sono vuote, i dipendenti in cassa integrazione sul piede di guerra, molti dei segretari regionali all’indomani della sconfitta elettorale hanno rassegnato le dimissioni e in generale sarà necessario avviare una nuova semina sui territori dove, a forza di prove muscolari tra le varie correnti, non si contano più le macerie.
“Buona amministrazione e rilancio dello spirito dell’Ulivo” sono i punti dai quali intende ripartire Zingaretti per superare la stagione infausta di Matteo Renzi. Un programma che potrebbe riportare ad un ruolo di primo piano anche chi fino ad oggi era rimasto all’angolo ad osservare come Walter Veltroni, Francesco Rutelli, Romano Prodi e anche Enrico Letta. Gli ultimi federatori del centrosinistra di cui c'è bisogno adesso.