Economia
April 24 2023
Un cantiere da oltre 400 miliardi di dollari dice la Banca Mondiale, oltre 700miliardi stima il governo di Kiev. La ricostruzione ucraina è partita, a guerra in corso. Le diplomazie europee si stanno muovendo, Parigi e Berlino in prima linea e questa settimana si “introduce” Roma. Mercoledì c’è la Conferenza bilaterale sulla ricostruzione in Ucraina nella capitale italiana. Presenti e a confronto su bisogni e offerte le autorità ucraine e il governo, enti e imprese italiani e rappresentanti delle istituzioni finanziarie internazionali.
Cosa serve a Kiev? La Banca Mondiale ha calcolatoche per la ripresa e la ricostruzione sono necessari 411 miliardi di dollari(750 miliardi di dollari stima il governo ucraino), 14 miliardi servono già quest’anno, per "investimenti critici e prioritari" per avviare la ricostruzione. Le attuali cinque emergenze da affrontare riguardano la ricostruzione di infrastrutture energetiche, alloggi, infrastrutture critiche, economia e sminamento umanitario.Sono tanti i settori interessati e la Banca Mondiale ha stimato il fabbisogno per ognuno: trasporti (92 miliardi), edilizia residenziale (69), energia e industria estrattiva (47), protezione sociale e mezzi di sussistenza (42), gestione pericoli esplosivi (38), agricoltura (30), commercio e industria (23), sanità (16), educazione (11), irrigazione e risorse idriche (9), cultura e turismo (7), approvvigionamento idrico e servizi igienico-sanitari (7), finanza e servizi bancari (7), servizi municipali (6), telecomunicazioni (5).
Si prevede un impegno in due fasi. Prima il fast recovery, cioè investimenti per ricostruire le infrastrutture civili ed energetiche nelle zone dove è finita l’occupazione russa (qui servono i 14 miliardi subito). A seguire un piano a medio lungo termine che in dieci anni (2023-2033) lavori sulle grandi infrastrutture e sul sistema economico e sociale. I 411 miliardi di dollari necessari sono 2,6 volte il prodotto interno lordo del Paese. E sono 411 miliardi di dollari ad oggi, ma la guerra è in corso e danni e distruzione anche. Quindi la cifra è destinata ad aumentare.
La macchina è partita per rispondere alle necessità di Kiev. Berlino e Parigi sono state le prime, con le loro conferenze bilaterali a ottobre e dicembre. La Francia ha mobilitato 700 imprese e promesso un pacchetto ingente di garanzie statali.Anche Polonia e Danimarca si sono mosse e il G7 ha creato e lanciato la Piattaforma di coordinamento dei donatori. A Lugano lo scorso luglio c’è stata la prima Ukraine Recovery Conference e a giugno 2023 a Londra ce ne sarà un’altra.
L’Italia arriva con la Conferenza del 26 aprile a Roma. Chiaro il ministro degli esteri Tajani: “L’Ucraina è un Paese che farà parte dell’Unione europea, del mercato interno …Vogliamo essere protagonisti, assieme a tanti interlocutori ucraini, anche della fase della ricostruzione per disegnare un futuro nuovo”. Confindustria, che sarà presente a Roma mercoledì, ha aperto già un suo ufficio nell’ambasciata italiana a Kiev ed è al lavoro da tempo nella ricerca di imprese da coinvolgere. Partire con la ricostruzione a guerra in corso ovviamente vuol dire accettare alcuni rischi, anche perché le incertezze e le “regole del gioco” non sono ancora definite. Innanzitutto, non è stato deciso se la Piattaforma dei donatori semplicemente coordinerà gli aiuti o se gestirà anche la divisione degli appalti. E con quali regole saranno bandite le gare? E come sarà suddivisa l’Ucraina da aiutare? All’Italia sembra spetterà il Donetsk, stando a quanto ipotizzato a Lugano a luglio. Lì si sta combattendo. Quindi anche i tempi sono incerti e diversi per tutti i Paesi seduti al tavolo degli aiuti.