Musica
November 14 2021
«In questi 30 anni sono cambiate tante cose: nuovi generi musicali sono nati e altrettante mode sono passate. Ma per i Ridillo fondamentalmente non è cambiato nulla. Il nostro obiettivo rimane portare in giro buone cose dentro a buoni suoni, usando la leggerezza come chiave di lettura e uno spirito naif che da sempre è il nostro marchio di fabbrica». Parola di Daniele "Bengi" Benati, frontman dei Ridillo, la più longeva band italiana di musica funky, fondata nel lontano 1991. Oltre 1000 concerti, 118 canzoni registrate, 44 singoli, 8 album e 5 greatest hits, collaborazioni prestigiose e ancora tanta voglia di comunicare vibrazioni positive al pubblico, i Ridillo hanno celebrato il loro trentennale per tutto il 2021 pubblicando ogni mese un nuovo singolo digitale, oltre a esibirsi in alcuni concerti greatest hits, tra cui quello del 14 novembre al Blue Note di Milano.
Bengi, com'è nata l'idea di pubblicare un singolo in digitale ogni mese, tra riedizioni di brani particolarmente significativi, inediti o collaborazioni artistiche? Tutti questi singoli diventeranno poi anche un album fisico?
«Negli ultimi anni è cambiato completamente il modo di produrre musica: prima si faceva un album e poi si promuovevano i brani, mentre adesso la tendenza è quella di iniziare a pubblicare in digitale i singoli, prima di aver finito l'intero disco. Non avendo una data precisa del compleanno, abbiamo pensato di celebrare l'anniversario dei 30 anni dei Ridillo per tutto l'anno, anche se è molto impegnativo dal punto di vista produttivo. Il prossimo ospite del singolo di dicembre sarà Johnson Righeira, con il quale duetterò in un brano inedito a tema natalizio, anche se abbiamo evitato di utilizzare il Natale nel titolo per evitare l' "effetto panettone". Dopo questo ultimo singolo, pubblicheremo a breve un album che, come una volta, sarà una raccolta dei 45 giri già pubblicati: forse si chiamerà proprio raccolta»
Come siete riusciti a durare per 30 anni in un mondo musicale così volubile e soggetto alle mode del momento, soprattutto suonando un genere che, in Italia, non è mai stato mainstream?
«A me piace lasciare la massima libertà a tutti i collaboratori dei Ridillo nel provare altre esperienze musicali e di tentare altre strade: io per primo ho fatto album solisti e ho prodotto una quarantina di album. In questo modo manteniamo una meta precisa: raccontare il soul, il funky e il rhythm and blues all'italiana. I nostri testi hanno quasi sempre un doppio livello di lettura, con un approccio iniziale facile, ma in grado di arrivare nel tempo in una maniera "profondamente superficiale", come diceva Andy Warhol, scoprendo che, dietro quelle parole, si nasconde un significato più profondo»
Nessuno ha descritto meglio il funk del giornalista Barry Walters, il quale ha affermato: "Cercare di descrivere a parole il funk è come cercare di spiegare con una relazione scritta cosa sia l'orgasmo: entrambe le cose risiedono in quel gap temporale in cui le parole svaniscono e non restano altro che le sensazioni". Che ne pensi?
«La trovo una definizione molto giusta. Ogni volta che ci esibiamo è un'esperienza completamente nuova: anche se la scaletta magari è simile, un brano può durare molto più a lungo o la reazione del pubblico può essere assai diversa. É come un rapporto d'amore, non puoi mai sapere come andrà la prossima volta. Col fatto che ormai siamo un po' vecchietti, io e Claudio "Schiffer" Zanoni (lo storico trombettista del gruppo n.d.r.) abbiamo preso l'abitudine di fare le spiegazioni delle canzoni, che servono principalmente a noi per prendere fiato, ma anche per lasciare sempre un po' di improvvisazione nei nostri concerti. Anche se ci chiamiamo Ridillo, so già che Claudio non farà mai per due volte la stessa battuta»
Il 14 novembre suonerete al prestigioso Blue Note di Milano con Danny Losito, altra voce storica del funk italiano. Un locale a cui sono legati dei ricordi importanti per voi e anche il doppio album Live at Blue Note...
«Quello è stato un grande colpo: avevamo iniziato da poco una collaborazione con Ronnie Jones al festival Disco Diva di Gabicce e averlo nell'album live per alcuni brani, oltre che in copertina, è stato davvero un onore. Un album dal titolo Live at Blue Note certifica le tue qualità ed è un grande piacere suonare là una volta all'anno, non solo perché è uno dei pochi locali Blue Note in Europa, ma anche perché si sente bene la musica da ogni angolo. Mi piace tornare questa volta con Danny Losito, con il quale ci sentiamo spesso e con il quale abbiamo realizzato quest'anno Calma, Calma, Calma, una cover del classico della Average White Band, Pick up the pieces, con il testo in italiano di Vic Badini. Mi ha colpito il fatto che gli Average White Band fossero scozzesi, quindi con un approccio più 'provinciale' al funky, tipicamente americano, ma che, ciononostante, abbiano avuto successo in tutto il mondo. Suoneremo anche alcuni brani di Danny, tra cui non potrà mancare la hit Found Love, che anche interamente suonata, senza la sua tipica base da discoteca, è molto accattivante»
Due delle vostre canzoni più amate, soprattutto dal vivo, sono Mangio amore e Figli di una buona stella. Come sono nati questi brani così fortunati e longevi?
«Ancora oggi ricevo mail di alcuni musicisti italiani che hanno iniziato a suonare il funk con Mangio amore: questa, per me, è davvero una bella medaglia. La canzone è nata in una fase embrionale nella mia cameretta di Pegognaga, ma soprattutto da una frase ritmica, in stile The JB's (il leggendario gruppo di supporto di James Brown n.d.r.), che ci ha suggerito il nostro batterista Kaimano. Dopo una lunga notte d'amore, lui disse alla sua ragazza: "Più ti guardo e più mi viene voglia di"...non diceva mangiare, però! Il nostro produttore Franco Godi ha insistito affinché cambiassimo una parte del ritornello, così, poco prima di registrare il brano in studio al Best Sound, mi è venuta la frase "mangio amore/io sono l'ape e tu il fiore". Figli di una buona stella era il nostro modo di celebrare, nel 1997, i 20 anni dall'uscita di Figli delle stelle di Alan Sorrenti: per un po' avevamo cercato di chiedere addirittura il sample originale del brano alla sua casa discografica. Con quella canzone volevamo raccontare, nel nostro stile, questo mondo sonoro, che ha un sound straordinario, come alcuni album di Battisti, collegandosi al passato per proiettarlo al futuro nei panni di "figli dei figli delle stelle"»
Nell'ultimo anno abbiamo assistito a un ritorno trionfale della disco music nel pop mainstream, pensiamo agli album di Dua Lipa, Kylie Minogue, Jessie Ware e Roisin Murphy. Qual è il segreto della longevità della disco music, che sembra non passare mai di moda?
«Non ti so dire, a livello di major, se è stato più merito degli artisti o dei loro produttori, ma, al di là della disco music, se guardi al progetto Silk Sonic di Bruno Mars e Anderson.Paak, è chiaro che sta tornando di moda quel tipo di suono funk anni Settanta, tutto groove e archi, realizzato solo con strumenti veri. Il progetto Silk Sonic è nato durante il tour grazie alle jam session tra Paak e Mars: secondo me oggi le persone hanno voglia di ascoltare più strumenti e meno sequenze digitali»
Avete aperto i concerti di leggende come Earth,Wind & Fire e James Brown e avete suonato insieme a Eumir Dodato. Che ricordi hai di quelle serate?
«Nel 2003 abbiamo aperto un concerto di James Brown, dove c'era un'energia pazzesca. Il brano Funkora, contenuto nel nostro ultimo album Pronti, Funky, Via!, è stato ispirato proprio da James Brown. Deodato è venuto a vedere un nostro concerto nell'inverno del 2003, dove abbiamo suonato la sua Superstrut, e poi abbiamo fatto tre concerti insieme nell'estate del 2004, tra cui il Porretta Soul Festival. Con lui abbiamo inciso insieme anche una canzone, Euimir in Subir (bossanova con Eumir Deodato), contenuta nel nostro album Weekend al Funkafè. Un personaggio pazzesco, brasiliano, un vulcano di idee che ha prodotto Celebration di Kool & The Gang e che ha arrangiato gli archi per Bjork. Mi ricordo ancora quando, nel 1997, ci hanno avvisato delle aperture dei concerti degli Earth, Wind & Fire in Italia: arrivò il fax da Los Angeles, nel quale la Polygram americana aveva dato l'ok. Non dimenticherò mai quando, a un certo punto della nostra esibizione romana al Foro Italico, il nostro manager ci ha fatto un segno, facendoci notare che Verdine White e alcuni musicisti della band stavano ballando di lato al palco durante la nostra Festa in due: riuscire a far ballare con la nostra musica quelli che ancora oggi fanno ballare in tutto il mondo milioni di persone con le loro canzoni, è stato davvero un grande riconoscimento»