Sul teschio della vittima rinvenuto nella fossa comune, il foro di proiettile alla nuca (courtesy Flavio Asta)
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December 29 2020
Il teschio con il foro del proiettile, che non lascia dubbi sull'esecuzione. Ossa ingiallite dal tempo e pochi oggetti perché i prigionieri erano stati portati seminudi sull'orlo della fossa comune. Sicuramente un bottone nero di un'uniforme italiana e un altro con l'ancora della Marina tedesca.
I resti umani riesumati nel maggio dello scorso anno a Ossero, oggi Croazia, appartengono a prigionieri di guerra passati per le armi a fine aprile 1945, in spregio alle convenzioni di Ginevra. E' il luogo dell'eccidio, dove secondo precise testimonianze dell'epoca, sono stati passati per le armi 22marò della X Mas e 6 militi italiani del battaglione Tramontana di Cherso, che avevano combattuto senza speranze contro l'avanzata dei partigiani di Tito nelle isole del Quarnero. Assieme ai nostri soldati potrebbero essere stati trucidati anche dei militari tedeschi.
Panorama.it pubblica le foto della riesumazione dei resti, dal 7 al10 maggio 2019, fornite da Flavio Asta responsabile della Comunità di Neresine costituita dagli esuli, ma oramai rappresentata dai loro discendenti, dell'antico comune italiano nell'isola di Lussino. L'operazione è stata condotta da Onor Caduti, del ministro della Difesa in collaborazione con le autorità croate e una squadra di ricercatori giunta da Zagabria. Sul posto era presente anche il console italiano a Fiume.
«Quando hanno tirato fuori il teschio con il foro alla nuca, il medico legale ipotizzava che il proiettile fosse stato sparato a un corpo disteso a terra a pancia in giù. Si tratta del classico colpo di grazia dopo la fucilazione» spiega Asta. Un'altra comunità degli esuli di Lussino ha lanciato, attraverso Panorama, la raccolta fondi per l'identificazione dei resti dei marò, attraverso l'esame del Dna di una decina di parenti.
I 27 sopravvissuti, dopo la resa, sono stati torturati e condotti a Ossero scalzi e seminudi. Il 21 aprile hanno dovuto scavarsi la tomba dietro il muro nord del cimitero. Poi sono sono stati fucilati, nonostante fossero prigionieri di guerra, e sepolti in due fosse comuni adiacenti. Dalla terra, che avrebbe dovuto nascondere per sempre le "prove" dell'eliminazione dei prigionieri è venuto alla luce anche un anello in acciaio con incise delle croci cristiane.
Le vittime erano seminude e per questo motivo «il materiale collaterale trovato è scarso: due, tre, bottoni di giacche militari, due portasigarette in acciaio, un paio di fibbie, alcuni proiettili di pistola e di fucile, una tomaia di scarpa militare e un anello in acciaio» racconta Asta. Le testimonianze dell'epoca sulle due fosse comuni sono state raccolte soprattutto da Federico Scopinich della Comunità italiana degli esuli di Lussino.
Anche Giuseppe Rocchi, fratello di Flaminio, il famoso sacerdote degli esuli, aveva segnalato nel 2006 ad Onor Caduti il luogo dell'eccidio di Ossero. Un'altra testimonianza, non avallata dagli esuli, saltata fuori negli anni cinquanta durante una riunione politica a Neresine, fornisce una versione diversa. Una parte dei marò sarebbe stata imbarcata su uno zatterone "e poi annegati in mezzo del canal, opportunamente legati e zavorrati." Però almeno uno dei bottoni riemersi dalle fosse comuni di Ossero apparteneva, secondo gli esperti di Onor Caduti, ad una divisa italiana.
Le ossa riesumate sono state custodite in 27 cassette di legno avvolte dalTricolore, rientrate in patria lo scorso novembre con tutti gli onori nel sacrario dei caduti d'oltremare di Bari. Su ogni cassettina c'era scritto "caduto ignoto". Un motivo in più per cercare di identificare i resti. E permettere ai familiari di avere una tomba vera dopo deporre un fiore per piangere i loro cari riemersi dall'oblio ideologico del passato, giusto o sbagliata che fosse la loro scelta.
Raccolta fondi: "Per l'identifcazione dei marò di Ossero"Comunità di Lussinpiccolo - Trieste Fondo Ossero IT45P0103002230000003586982Monte dei Paschi di Siena - Ossero".