Politica
July 29 2021
Rottura, astensione, infine l'accordo. Al termine di una giornata ad altissima tensione sulla Giustizia il Cdm trova l'unanimità dopo sospensioni e rinvii, riunioni e minacce di astensione se non di uscite dal governo della delegazione del M5S.
L'accordo prevede come avevano richiesto i grillini per i processi di appello che comprendono reati con l'aggravante mafiosa ci saranno 6 anni di tempo. I processi invece per 416 bis e ter (associazione a delinquere di stampo mafioso) non è previsto alcun limite di tempo. Analogo trattamento avranno i processi per altri reati di allarme sociale come terrorismo, violenza sessuale, traffico internazionale di stupefacenti come richiesto dalla Lega.
La cronaca ci racconta di un susseguirsi di riunioni, trattative serrate ai livelli più alti possibili; da una parte Draghi ha dimostrato di voler proseguire dritto e spedito come annunciato. e così ecco la convocazione del Consiglio dei Ministri per le 11.30.
All'appuntamento però i ministri grillini non si presentano. Nella notte infatti dal Ministro Cartabia non era arrivata alcuna apertura sulle richieste di Conte che continua a non voler transigere sulla riduzione dei tempi della prescrizione per i reati di mafia e sui processi legati al 416 bis ed alle attività della malavita organizzata (tentato omicidio, corruzione, tentata strage, estorsione, riciclaggio ed altro).
Il CdM slitta prima di due ore. Nei corridoi della politica è un susseguirsi di voci e smentite. Si comincia a parlare di astensione sul voto di fiducia dei pentastellati.
«Astensione sicura - ci scrive su wapp un parlamentare penta stellato - mi dicono che in sostanza Draghi sta respingendo quasi tutto. L'astensione è sicura, per l'uscita dal Governo ci vorrà un'ulteriore riunione… Ci sono infatti resistenze interne… Al Senato siamo più compatti con Conte ma alla Camera sono molto divisi…»
Un leghista commenta ironico: «Conte non sta parlando con Draghi ma con Travaglio per capire cosa fare…». Passano le ore e la situazione non si sblocca, anzi, sembra sempre più complicata.
Alle 15.30 il Cdm comincia ma presto viene di nuovo sospeso. I grillini sono ancora in riunione; Conte parla con Draghi e forse con Grillo. Passano altre due ore ed il governo continua a tenere la barra dritta: si chiude oggi e si va in aula martedì per il voto finale prima della pausa estiva del Parlamento. I grillini sperano ancora nello slittamento a settembre.
Alle 17.30 il CdM riprende ed è il segnale che forse le cose sono cambiate. Dopo 50 minuti ecco l'accordo.
La corsa contro il tempo per il voto entro il 2 agosto è cominciata ma è tutta in discesa. Draghi ha vinto. Avrà la sua riforma entro il 2 agosto. Soddisfatta la Lega, esulta Italia Viva. Conte prova a cantare vittoria, poi è costretto ad ammettere che «non è la nostra riforma ma abbiamo dato un contributo». Poi lancia un messaggio al partito, che ha vissuto un'altra giornata sull'orlo del precipizio: «Il M5S è una grande famiglia. Dobbiamo restare compatti».
La realtà è che il Movimento, o quello che ne resta, è senza armi e sempre più diviso tra duri-e-puri e governisti e nemmeno l'avvocato del popolo ha la forza e le capacità per farlo risorgere. Oggi sono semplicemente sopravvissuti all'ennesima tempesta...