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December 02 2016
di Anna Falcone, avvocato cassazionista
La Ragioneria generale dello Stato, non analisti privati dunque, ci dice che i risparmi portati dalla riforma ammontano a poco meno di 50 milioni di euro, non i 500 di cui parla il premier. È evidente, non c'è bisogno di essere giuristi per capire che non si modificano 47 articoli della Costituzione per risparmiare l'equivalente di 80 centesimi a testa per ogni italiano.
Il discorso della riduzione dei costi è uno degli specchietti per le allodole per convincere i cittadini a votare sì a una riforma che ha come vero obiettivo, non tanto la riduzione dei costi, né la semplificazione del quadro istituzionale, ma la modifica degli equilibri democratici all'interno della Costituzione. E in particolare l'affermazione di una nuova forma di governo, un premierato assoluto, grazie al rafforzamento dell'esecutivo, che di fatto avrà il controllo su molti contropoteri, e la riduzione degli spazi di democrazia e di partecipazione dei cittadini.
La domanda che dobbiamo farci è: per ridurre i costi della politica c'era bisogno di stravolgere la Costituzione? Assolutamente no. Si poteva intervenire su moltissime voci di bilancio che sono, probabilmente, quelle da cui dipende la maggior parte degli sprechi o della cattiva allocazione delle risorse. Non voglio ricorrere all'esempio delle spese per il nuovo aereo presidenziale, ma anche solo ridurre gli emolumenti di tutti i parlamentari, cosa a cui il Partito democratico è stato chiamato di recente, votando la proposta dei 5 Stelle, sostenuta anche da Sinistra italiana, avrebbe comportato dei risparmi molto maggiori.
Ci chiediamo come mai, se stava tanto a cuore al governo ridurre i costi della politica, non si sia cercato di appoggiare una modifica che poteva ridurli più efficacemente, senza intaccare l'equilibrio democratico delle istituzioni. Oltre a questo, occorrerebbe chiedersi come mai questo governo non fa una seria politica di contrasto all'evasione fiscale. Come mai continua con bonus e prebende, inserendo una serie di emolumenti nella legge di Bilancio, quasi per convincere, con qualche elemosina, i cittadini italiani a votare Sì.
L'aumento delle spese di Palazzo Chigi, poi, è un altro dato che dimostra l'incoerenza tra le politiche concretamente perseguite da questo governo e la propaganda per il Sì, a sostegno della riforma costituzionale. Una Costituzione non si riforma per ridurre i costi della politica, ma per migliorare la qualità democratica di un Paese, per migliorare il rapporto tra le istituzioni e renderle effettivamente più moderne. Il testo Renzi-Boschi, invece, ci porta indietro di 30 anni e forse anche di più, perché l'ideologia dell'uomo solo al comando e l'idea che l'efficienza dell'istituzioni passi dalla concentrazione dei poteri non solo è vecchia, ma abbiamo già visto che non funziona.
L'efficientamento delle istituzioni e l'evoluzione in senso moderno della democrazia italiana passa dalla valorizzazione della partecipazione dei cittadini alle decisioni pubbliche, cosa che questa riforma si guarda bene dal fare. (testo raccolto da Dario Borriello)
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