Solo la riforma della giustizia può salvare la giustizia

Il 15 giugno scorso il governo ha licenziato il disegno di legge che avvia l’iter di approvazione della riforma della giustizia del ministro Nordio, un riforma liberale e garantista che vuol ridurre il corto circuito tra politica, magistratura e informazione, semplifica e riduce reati contro la pubblica amministrazione, aumenta le garanzie per gli imputati. Dopo poche settimane dalla sua presentazione il governo si ritrova assediato da inchieste che lambiscono i suoi esponenti o li indagano direttamente.

Coincidenze o metodo politico della magistratura?

I tre casi - l’importazione di Dal Mastro e Santanchè e quella contro il figlio del Presidente del Senato La Russa - sono molto diverse tra loro sia come fattispecie che per rilevanza, ma tutte cadono in un modo o nell’altro sul partito principale della maggioranza. Si potrebbe pensare dunque ad un caso fortuito, tre fatti che semplicemente devono essere vagliati dai giudici, eppure la storia recente del nostro paese induce a porsi qualche domanda.

Bisogna tenere in considerazione lo stato della magistratura, raramente scaduto così in basso nella sua storia dopo gli scandali degli ultimi anni che hanno mostrato quanta politicizzazione c’è nel potere giudiziario italiano. Correnti, nomine politiche, scambi di favori, guerre intestine sono ciò che emerge dal caso Palamara e dalle sue diramazioni. Dunque, difficile considerare la magistratura inquirente come un potere imparziale.

Sappiamo, inoltre, che ci sono frange della magistratura legate esplicitamente alla sinistra e che sono in polemica con il Ministro Nordio perché la riforma in corso depotenzia il rapporto tra pm, media e politica. Il sospetto che ci sia una certa organizzazione nella magistratura inquirente per mettere in difficoltà la maggioranza e magari pressare quelle componenti più inclini al giustizialismo, e con qualche dubbio sulla riforma, è legittimo. D’altronde sappiamo che pochi pm politicizzati possono sia tenere in scacco un paese sia rovinare la vita di molti che alla fine del processo si rivelano innocenti.

Ciò che bisogna chiedersi dunque è: come mai ogni volta che la sinistra non è al governo, o al governo c’è una sinistra anomala come quella di Renzi, l’attività della magistratura inquirente diviene all’improvviso frenetica? Perché le inchieste si concentrano tutte in precisi lassi di tempo? Siamo di fronte ad un incredibile tiro mancino del caso ai danni di Fratelli d’Italia oppure c’è una inquietante regolarità che fa partire inchieste verso esponenti di governo all’avvio di ogni riforma della giustizia? C’è da sperare, per fugare questi dubbi, che i pm ogni tanto vedano giusto e che tra qualche anno questi tre casi non si concludano con le molto frequenti assoluzioni, con processi che nel frattempo però hanno mietuto vittime politiche e umane. Nell’attesa nella maggioranza c’è da restare garantisti, senza cedimenti, e approvare in parlamento la riforma Nordio senza depotenziamenti.

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